Federali 2023
"Non ci sono logiche di destra o sinistra, ma soluzioni ai problemi"
Redazione
2 anni fa
L'intervista pre-elettorale ad Amalia Mirante, candidata sia al Consiglio degli Stati, sia al Nazionale per la lista Avanti con Ticino&Lavoro

Dopo Fabio RegazziBruno Storni e Werner NussbaumerAlex FarinelliSimone ContiEvelyne Battaglia-RichiGreta Gysin e Massimiliano Ay, la nona candidata a passare dalle interviste pre-elettorali di Ticinonews è Amalia Mirante, candidata sia al Consiglio degli Stati, sia al Nazionale per la lista Avanti con Ticino&Lavoro. Classe 1978, abita a Torricella-Taverne ed è economista e docente universitaria.

Quali sono i suoi obiettivi personali per queste elezioni federali? E quelli della lista?

"Per quanto riguarda la Camera dei Cantoni, l'obiettivo è quello di arrivare al ballottaggio, quindi ottenere il 5% dei voti. Se parliamo della Camera del popolo, invece, l'ambizione è quella di riuscire a confermare il risultato conseguito ad aprile alle elezioni cantonali. Questa campagna elettorale ci ha consentito di parlare di temi a noi cari, argomenti che toccano i ticinesi".

Il vostro Movimento non ha un riferimento nazionale, ma sappiamo quanto sia importante entrare in un gruppo parlamentare. Come fare per non rendere inutile l'eventuale elezione alla Camera bassa?

"A livello parlamentare bisogna entrare in un gruppo con regole chiare. Noi rappresentiamo la voce del Ticino, senza se e senza ma. Se dovessimo trovare qualcuno con questa idea, potremmo riflettere su un'eventuale unione".

Ha già un'idea?

 "Assolutamente no, facciamo un passo alla votla".

Con il sistema maggioritario, per quanto riguarda l'elezione al Consiglio degli stati si innesca automaticamente una dinamica centro-destra o centro-sinistra, lei da che parte sta?

"Con il nostro Movimento superiamo queste logiche, infatti vogliamo portare avanti l'idea che non ci siano logiche di destra o di sinistra, ma soluzioni per ogni problema. Soluzione che vanno condivise, discusse e affrontate. Non importa se queste arrivino da destra o sinistra".

È per questo che non ha partecipato al sondaggio di smartvote?

"Non ho partecipato a questo sondaggio perché le risposte, tendenzialmente, non rappresentano l'opinione dei candidati. Sono sempre a disposizione dei cittadini che hanno voluto contattarmi sanno come fare".

Il gioco della torre. Sulla torre ci sono Farinelli, Gysin e Storni, chi salva?

"Difficile dirlo. Al momento cerco di salvare me stessa".

 Tensioni in Medio Oriente, cosa ne pensa?

"È una situazione drammatica, nata da un evento di un'aggressività inaudita. Va condannato quanto fatto da Hamas. Israele sta cercando di difendere le sue idee, la sua nazione, quindi i rimproveri che vengono mossi sono difficilmente condivisibili in questo momento".

Guerra in Ucraina, come giudica gli effetti economici delle sanzioni decise e adottate nei confronti della Russia?

"Gli effetti sperati non ci sono stati perché Russia ha trovato altri alleati. Se bisognava o meno accettare queste sanzioni e metterle in atto? Non c'erano dubbi, era necessario farlo, ma i risultati sperati non sono arrivati".

Premi di cassa malati, come frenare l'aumento dei costi?

"Da settimane seguiamo questo dibattito che ogni volta arriva nel periodo pre-elettorale, perché in seguito sembra che gli eletti si dimentichino di questo tema. Abbiamo capito che non ci sono soluzioni semplici, abbiamo capito che gli slogan come 'serve una cassa malati unica' non funzionano se non supportati da un'analisi che dica quali saranno i costi dopo l'introduzione di una misura simile. È il momento di ripensare totalmente il modello, si potrebbe pensare di un'assicurazione sociale nuova, in linea con i tempi attuali. Abbiamo una popolazione sempre più anziana, l'AVS soffre, così come la Cassa pensioni, e le spese sanitarie sono legate all'invecchiamento. Se dobbiamo mettere in discussione il sistema, facciamolo in maniera seria e totalmente. Questo non significa lasciare indietro le persone o non riconoscere le prestazioni, anzi, vuol dire trovare degli strumenti efficaci e idonei per dare una risposta a queste domande".

Povertà, le associazione che in Ticino si occupano del tema parlano di un aumento delle richieste di aiuto. Lei ha detto che "è tempo di adottare politiche mirate che elevino gli standard di vita nel nostro Cantone". Qual è la ricetta?

"Innanzitutto il reddito e il salario. Questa è la fonte su cui, in futuro, si baseranno le pensioni. In questo modo si previene la povertà anche successivamente all'età lavorativa. In seguito bisogna distinguere le misure che possiamo mettere in pratica chiedendo a Berna dei cambiamenti forti, come il riconoscimento della differenza nel Canton Ticino e del nostro stato di bisogno, che dipende dalla nostra collocazione geografica e dalle decisioni -come gli accordi bilaterali- che non abbiamo deciso da soli e portano beneficio a tutto il Paese. Questo significa rivedere gli aiuti che riceviamo dalla Confederazione: il Canton Berna prende un miliardo di franchi, il Ticino pochi milioni. Non si giustifica più questa differenza. Bisogna anche chiedere a Berna di portare in Ticino più posti di lavoro dell'amministrazione federale, ciò significa impieghi qualificati e con salari svizzeri. A livello cantonale possiamo invece agire direttamente. Con Avanti con Ticino&Lavoro abbiamo degli atti che presenteremo tra qualche settimana che chiedono, ad esempio, la formazione di un fondo costituto da Cantone, sindacati e aziende per la qualifica di questa manodopera competente che potrebbe mancare, ma che realmente esiste nel nostro Cantone".

 

I tag di questo articolo