
Dopo Fabio Regazzi, Bruno Storni e Werner Nussbaumer, Alex Farinelli, Simone Conti e Evelyne Battaglia-Richi, la settima candidata a passare dalle interviste pre-elettorali di Ticinonews è Greta Gysin, candidata dei Verdi sia al Consiglio degli Stati, sia al Nazionale. Classe 1983, vive a Rovio ed è presidente dell'Associazione del personale Transfair.
"Hamas è un'organizzazione terroristica e va vietata". Questo il contenuto di una mozione accolta ieri dalla Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale. Sempre ieri il consigliere nazionale socialista Molina ha affermato che "la Svizzera non dovrebbe interrompere il sostegno ai palestinesi. Un taglio degli aiuti potrebbe portare a un'ulteriore radicalizzazione". Qual è il suo punto di vista?
"Il sostegno ai palestinesi è una cosa, Hamas un'altra. Non dimentichiamoci che questo gruppo si è rivelato per quello che è: un'organizzazione terroristica. Questi massacri non dovrebbero accadere da nessuna parte nel mondo, ed è chiaro che queste azioni debbano avere delle conseguenze a livello internazionale. Anche la Svizzera deve fare la propria parte, tenendo conto di quelle che sono le nostre leggi e le nostre prassi. Noi non abbiamo una lista di organizzazioni terroristiche, ma seguiamo le raccomandazioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu. È da vedere se lo potremo fare anche in questo caso. Dall'altra parte non bisogna dimenticare che anche il popolo palestinese sta soffrendo di questa escalation di violenza. A Gaza la situazione umanitaria è ancora più grave di prima. Togliere gli aiuti umanitari non sarebbe la cosa giusta da fare".
Quanto è preoccupata per questa situazione? E per le ripercussioni che ha in Europa e nel mondo?
"Molto. Penso che chiunque non lo sia, non abbia compreso la portata di quanto sta accadendo in Israele e Palestina. Sono decenni che queste tensioni vanno avanti e non si trova una soluzione. Regolarmente ci sono escalation e a soffrirne sono i civili. Sarebbe veramente bello che i vertici di entrambe le parti potessero veramente avere la maturità di trovare una soluzione al conflitto".
La presunta violenza sessuale sul treno Lugano-Chiasso ai danni di una minorenne è diventata un caso politico. La magistratura sta vagliando la posizione dei due richiedenti l'asilo, che sarebbero minorenni, autori dei fatti. L'Udc esige l'immediato blocco di tutte le procedure d'asilo in Svizzera. Per la Lega dei Ticinesi "i fautori della politica immigrazionista attualmente in essere ne portano la piena responsabilità. Il gravissimo reato commesso non è che la prevedibile conseguenza di una politica migratoria improntata all'accoglienza scriteriata". Qual è il suo punto di vista?
"Non vorrei prendere posizione su questo fatto perché, come ha giustamente detto, non si sa ancora abbastanza e non spetto a chi fa politica dettare sentenze o fare le indagini. Non abbiamo gli elementi per sapere cosa è successo, per capire se c'è stata violenza carnale. È chiaro che questo atto deve avere delle conseguenze, indipendentemente dall'identità dell'autore. Fare di tutta l'erba un fascio, come sta facendo l'Udc, è pericoloso. Potrei dire che negli scorsi giorni, nel Canton Vaud, un deputato democentrista è stato citato dalla stampa per un'ipotetica violenza domestica, ma questo significa che ogni esponente di questo partito commette questi atti? No. Sono conclusioni pericolose. Prendiamo ogni caso singolarmente. Chi commette violenze deve pagarne le conseguenze".
Accoglienza dei migranti, cosa si può fare?
"Se avessi una ricetta il problema sarebbe semplice, ma in realtà non è così. Queste persone partono da situazioni di disagio, che queste siano guerre, povertà, mancanza di speranza o di un futuro. Arrivano dall'Africa, ma non solo. Se vogliamo combattere il problema alla radice, dobbiamo cercare di diminuire queste grandi disparità, perché finché queste ci saranno le persone partiranno. Dal momento che queste persone sono qui, bisogna gestire la situazione in maniera matura e solidale tra tutti gli attori in gioco. Purtroppo questo non sta accadendo. I cantoni della Svizzera interna non stanno facendo i propri compiti e non mettono a disposizione gli spazi di accoglienza. Per questo a Chiasso ci ritroviamo con strutture sovraffollate. È inevitabile che ci siano dei problemi che toccano tutti, a partire dalla popolazione, alla persone che vivono e lavorano in questi centri. A livello europeo è la stessa cosa: Italia, Grecia e Spagna soffrono di questo massiccio afflusso di migranti e dalla mancanza di solidarietà europea. Sarebbe veramente l'ora di arrivare a una soluzione".
Clima. "A Zurigo marcia lenta di Renovate Switzerland. Quindici attivisti hanno bloccato la Schimmelstrasse della capitale economica svizzera, scatenando ingorghi e rallentamenti del traffico". Così titolava negli scorsi giorni il Corriere del Ticino. Secondo lei questi metodi sono utili alla causa?
"No, e preferirei che non venissero fatti. Soprattutto in periodo elettorale. Comprendo la frustrazione di questi giovani nel vedere che la politica non sta facendo abbastanza per la svolta climatica. Questa è una necessità, lo mostra la scienza. Ma non condivido i metodi. Personalmente ho scelto la via istituzionale, cerco di cambiare le cose tramite la politica. Non credo che questi gesti siano veramente utili alla causa. Servivano manifestazioni in favore del clima per portare all'attenzione dell'opinione pubblica su questo tema. Sono molto contenta che il 30 settembre a Berna 60mila persone hanno manifestato per questa causa, per chiedere alla politica una politica climatica più efficiente e coraggiosa. Significa che la popolazione è consapevole di questa problematica".
È soddisfatta di questa legislatura?
"In questa legislatura siamo riusciti a fare timidi passi avanti con la legge sul clima. Abbiamo messo le basi per una politica climatica che vada nella giusta direzione. Ora ci sono gli obiettivi, fissati nella legge, delle zero emissioni entro il 2050. Questo è un fatto importante. Nella legge è anche stato fissato il fatto che le aziende parastatali, quindi FFS e La Posta, entro il 2040 dovranno essere neutre dal punto di vista climatico, fungendo così da esempio per la società. Abbiamo fatto timidi passi in avanti, è chiaro che non è sufficiente e occorrerà dare di più".
Che cosa risponde a chi dice che queste sono gocce nell'oceano?
"Dico che ognuno, ogni Paese, ogni persona e ogni azienda deve fare la propria parte. Questa è una sfida globale. È chiaro che non la risolveremo solo noi, in Svizzera, ma chiunque deve giocare il proprio ruolo. Dico anche che se facciamo bene i compiti, avremo dei benefici indipendentemente da quella che è la questione climatica. Se riuscissimo a passare ad un altro tipo di mobilità ridurremmo anche l'inquinamento e questo andrebbe anche a beneficio della salute. Non dimentichiamoci che i costi della salute sono anche dovuto alle questioni ambientali e alla mancanza di un ambiente sano. Se riuscissimo a vedere maggiormente le cose nel loro complesso, ci renderemmo conto che la svolta climatica è nel nostro interesse anche a breve termine".
A Bruno Storni ho chiesto qual è la differenza tra lui e lei, visto che siete candidati per gli Stati. Lui mi ha risposto così: "Ho più esperienza e in questi quattro anni sono riuscito a portare in porto molti atti parlamentari e qualche iniziativa cantonale. Credo di avere una facilità nel tirar la giacca anche ad altri, sia al Consiglio nazionale sia a quello degli Stati". Mi dica una differenza tra lei e Storni.
"Storni ha sicuramente un approccio più tecnico, il mio è più politico. Ritengo di essere molto ben radicata e di avere tanti contatti anche al di fuori del mio partito alla Camera del popolo. Probabilmente anche per questo in un ranking pubblicato qualche settimana fa, risulto essere la terza persona per influenza a Berna per quanto riguarda la deputazione ticinese, prima di me ci sono Marco Romano e Fabio Regazzi. Significa che in questi quattro anni ho fatto qualcosa. Detto questo, politicamente credo che io e Storni siamo molto vicini. Penso che l'importante sia riuscire a tenere il seggio agli stati nell'area rosso-verde, evitando così che ci sia una svolta a destra. Questo non sarebbe nell'interesse del Ticino, specialmente in questo momento di grande preoccupazione per l'aumento dei premi di cassa malati, problematica alla quale la maggioranza borgese -che da sempre governa la Svizzera- non ha saputo dare delle risposte".
Quando e a che prezzo un consigliere federale de I Verdi?
"Il mio partito attualmente ha una forza tale in Parlamento da giustificare la presenza in Consiglio federale. Ci sono partiti fortemente sovrarappresentati, mentre noi non lo siamo. Già solo per questo credo che dovremmo sedere nel governo federale. Poi c'è anche la questione delle competenze che portiamo: al momento la crisi più grande da affrontare è quella climatica e noi, in questo ambito, abbiamo delle grandi competenze. Vedremo come andranno le elezioni del 22 ottobre, in seguito decideremo la strategia del 13 dicembre, quando verrà eletto il Consiglio federale".