
Dopo Fabio Regazzi, Bruno Storni, Werner Nussbaumer e Alex Farinelli, il quinto candidato al Consiglio degli Stati a passare dalle interviste pre-elettorali di Ticinonews è Simone Conti di Costituzione radicale. Classe 1999, Conti vive a Bellinzona ed è studente di economia e analista finanziario.
Partiamo da Costituzione radicale e dalle parole dell'altro candidato agli Stati - il già procuratore pubblico e deputato Jacques Ducry - che disse: "Non siamo né un partito né un movimento, siamo una semplice lista nata nello spazio di una notte". In che senso?
Era la sera del 6 agosto di quest’anno quando, dopo esserci incontrati in precedenza per la prima volta, io e Jacques ci siamo ritrovati e abbiamo pensato che ci sono dei temi tuttora trascurati dalla politica. A mezzanotte di quella sera abbiamo quindi deciso di presentare una lista e il giorno dopo alle 18 (il 7 agosto) bisognava consegnare le liste ufficiali per proporre una candidatura, sia al Consiglio nazionale che degli Stati. La mattina del 7 agosto ci siamo quindi mobilitati chiedendo fiducia anche alle nostre conoscenze per raccogliere quella che è la lista dei proponenti: minimo 50 per gli Stati e 100 per quello che riguarda il Nazionale. Purtroppo, siamo riusciti ad arrivare fino a 72, ma era un obiettivo che ci eravamo già dati la sera prima, quindi di tralasciare il Nazionale per questa candidatura e di portare i nostri 72 proponenti agli Stati.
Lei è alla sua prima esperienza politica e si candida per gli Stati. È un po' come un neo patentato che va a correre in Formula1.
Io mi sono candidato anche con l'idea di abbassare l'età media dei candidati per il Consiglio degli Stati. Scherzi a parte, sicuramente qualcuno doveva assumersi il ruolo di arrivare ultimo nella lista. Poi non c'è alcun ambizione di posizionamento elettorale per quanto mi riguarda. Quindi io mi sono candidato, ritengo che non ci sia nulla di vergognoso nel candidarsi.
Quindi lei, molto onestamente, ha detto "so che non sarò eletto". Però vuole contribuire portano delle idee, e allora partiamo dal primo tema: i premi di cassa malati. Io ho pescato uno degli ultimi articoli che riguardano questa tematica con Berset che dice: “Un altro partito al DFI non farebbe di meglio". Lei ha una sua soluzione?
È complicato, una ricetta potrebbe essere intravista come un ulteriore innalzamento dei premi di cassa e forse bisogna proprio partire da quello che ha detto Berset anche in un'altra intervista: il 20% delle prestazioni che vengono operate sono al momento inutili e in alcuni casi addirittura dannose. Io ho proposto due soluzioni, che anche Jacques condivide, ovvero il congelamento dei premi per il 2024, anno in cui si insedierà il nuovo Parlamento, e di togliere ai minorenni l'onere di dover pagare la cassa malati. Inoltre, sarebbe opportuno farla passare sotto una competenza federale piuttosto che cantonale. Ci sono poi alcune questioni che è necessario sottolineare: negli ultimi 10 anni non c’è stata una sola grande industria farmaceutica, in Svizzera e all’estero, che non abbia registrato fatturati e percentuali sugli utili faraonici. Una misura ulteriore sarebbe poi quella di porre un limite agli stipendi dei medici, anche perché da quanto ho potuto imparare, i premi cassa malati servono, altrimenti risulterebbe davvero complicato potersi permettere un’operazione. I medici, in fin dei conti, sono dipendenti pubblici e io non comprendo questa grande differenza salariale tra un dottore e un docente di scuola media, secondo me importantissimo per il futuro dei giovani.
Ho curiosato il suo Smart spider, ovvero le risposte che ha dato in questa serie di domande e mi ha incuriosito un tema che riguarda le pensioni. Attualmente l'età di riferimento degli uomini è fissata a 65 anni con il via libera del popolo svizzero alla riforma AVS l'età di riferimento delle donne si alzerà gradualmente fino a 65 anni. Quando le hanno chiesto se è favorevole all'innalzamento dell'età pensionabile fino a 67 anni lei ha risposto di sì.
Io ritengo che si debba essere più concreti, quindi non si può semplicemente chiedere dei servizi allo Stato, ma bisogna purtroppo anche essere disposti a voler pagare per questi servizi. Io sono un grande sostenitore di quello che è la solidarietà del nostro sistema. Però bisogna pensare che quando si vuole andare ad ottenere, per esempio, per le pensioni un certo tipo di ricavo dopo gli anni lavorativi, allora quando questo sistema fu pensato c'era un pensionato per ogni 16 lavoratori, mentre oggi è al contrario. Adesso siamo 4 volte più in difficoltà rispetto al passato.
Quindi lei è disposto a lavorare fino ad oltranza?
Non vedo altra soluzione e sono concreto sui fatti.
In Svizzera il Canton Glarona è l’unico che permette di votare a partire dai 16 anni. È d’accordo?
Io sarei favorevole, anche in vista di quello che è stato introdotto nel sistema di istruzione, ma mi chiedo se questa introduzione della civica abbia realmente portato dei benefici, quindi prima di discutere dell'età bisogna discutere di chi va oggi a votare.
Come si fa a far tornare i giovani a votare visto che lei è del 1999, quindi fa parte di quella categoria?
Una domanda che mi sono posto è se oggi la via partitica è ancora capace di generare questo interesse verso la politica, infatti io in questo caso ho deciso di presentarmi per portare l'attenzione su alcuni temi in una lista, che non era un partito quando è stata presentata, e ritengo che bisogna rimettere la politica al centro della vita delle persone e mostrare che sia in grado di prendere decisioni a medio e lungo termine per il nostro futuro, infatti secondo me il centro di competenza non è più la politica ma in alcuni casi si è spostato verso le aziende.
Lo striscione piazzato sulla Torre del Castelgrande a Bellinzona sta facendo discutere parecchio. Sul tema della crisi della situazione migratoria che posizione ha?
Prima di tutto ci tengo a dire che ha generato tristezza vedere questo atto nella città in cui vivo, ma anche perché basta mostrare una piccola contraddizione, se questa fosse una misura che va a favore di quello che è un patriottismo allora non si scriveva in inglese "go home" ma sarebbe stato scritto in italiano visto che siamo in Ticino e la lingua italiana è riconosciuta. Infatti queste persone non conoscevano l'italiano, anche perché il video è stato caricato in tedesco. Quindi mi faccio un'ulteriore domanda su quello che è la migrazione. Penso alle parole di Massimo Caciari: in Italia l'anno scorso sono arrivati 180mila profughi ucraini e 130mila profughi proveniente dal continente africano. Per i profughi ucraini, giustamente, si è trovato subito un tetto; per i profughi africani, purtroppo, c’è ancora invece la fila a Lampedusa e c'è un'emergenza di Stato. Cacciari chiedeva “sarà questo forse un problema del colore della pelle? Piuttosto che quella che è la capacità di integrarli in un sistema?”. Quello a cui io sono favorevole. Anche perché abbiamo visto il problema sulle pensioni quindi integrare queste persone e metterle in condizione di poter lavorare. Come abbiamo fatto, tra l'altro, con il permesso S ucraino.