Chiesa
Krienke: "Si sente aria nuova, ma è solo l'inizio"
Redazione
10 giorni fa
Il Professore di Filosofia moderna ed Etica dell'USI commenta il messaggio con cui la Diocesi ha chiesto perdono ai fedeli, sottolineando una mancanza di concretezza.

Nella Chiesa ticinese tira sicuramente un'aria nuova, sulla scia di quanto portato da Papa Francesco, sulla spinosa tematica degli abusi commessi dal clero, ma, al di là delle buone intenzioni, al momento non ci sono passi concreti. Dopo il messaggio di ieri della Diocesi di Lugano, dove, sulla scia dell'arresto di Don Rolando Leo, si chiedeva perdono ai fedeli, Ticinonews ha intervistato Markus Krienke, Professore ordinario di Filosofia moderna ed Etica sociale presso la Facoltà di Teologia di Lugano.

"Un passo dei preti verso i fedeli"

"Si potrebbe in un certo senso dire che i preti, con questa nota, scendono dal piedestallo e si ricomprendono dalla base che hanno in comune coi fedeli, ossia il battesimo e la possibilità di sbagliare e commettere peccati. In questa richiesta di perdono e di preghiera si vede lo stile di Papa Francesco e del Secondo Concilio Vaticano, con un atteggiamento che porta a una porsi in una nuova risonanza con i fedeli". Il caso Leo non è mai citato, ma per Kierke è positivo che i media abbiano visto nel messaggio un nuovo inizio, "un passo che i preti fanno verso i fedeli stessi". 

Kienke: "Non viene però indicato come dar vita a questo nuovo spirito"

Il Ticino, in merito, è però a suo avviso in ritardo rispetto ai segnali lanciati ormai da tempo dal Papa. "Ma meglio tardi che mai. Se questo messaggio viene visto come un grande passo, vuol dire che i tempi sono cambiati. Non bisogna però dimenticare che non vengono menzionati passi concreti come possibili riforme o modi in cui si vuole dar vita a questo nuovo spirito, non si parla nemmeno di temi molto sensibili come il potere della Chiesa, la situazione della donna, la morale sessuale o il celibato", smorza gli entusiasmi Kierke. Per lui, è solo un inizio, un documento però utile anche per sanare vecchie problematiche che avevano diviso la Chiesa ticinese, culminate nella lettera contro il Vescovo. "Il lavoro delle parrocchie dirà se sono solo parole", prosegue. 

Obbligo di denuncia? "Come è stato pensato potrebbe essere controproducente"

Sollecitato sulla richiesta, arrivata per esempio dall'MPS, di un obbligo di denuncia, ritiene che la differenza la farà la forma mentis della vittima. "Si parla di un obbligo di denuncia diretto che non prevede un momento di confronto con la vittima e dove la stessa viene portata alla denuncia. Per far sì che le accuse risultino credibili e portino a una condanna concreta, sarà fondamentale l'atteggiamento della vittima. Ricordo casi in cui le denunce sono state ritirate, perchè non se la sono sentita di andare sino in fondo. Ogni storia è a sè. Introdurre una modalità di denuncia dove non si fanno dei passi con chi ha subito la violenza potrebbe essere addirittura controproducente". 

Il professore: "Molto utili i gruppi di ascolto"

Cosa fare, dunque? Krienke ritiene molto positivo che "in Ticino si sta formando un gruppo di ascolto che prossimamente si presenterà al pubblico, con sportelli indipendenti dalla Chiesa dove le vittime possano raccontare cosa è accaduto senza temere che l'autorità prenda prenda subito le informazioni o possa insabbiare o distruggere nuovamente delle prove. Saranno altamente utili".