
Ridurre da 60 a 45 i consiglieri comunali di Mendrisio: è la proposta contenuta in una mozione firmata da tre consiglieri comunali per rendere il legislativo "più dinamico, efficiente e concreto". Una proposta che non è una novità. “Il tema ricorre spesso – conferma il politologo Oscar Mazzoleni – perché i partiti, in molte località, fanno fatica a trovare sufficienti candidati per coprire le cariche. Inoltre i consigli comunali, soprattutto nei comuni più piccoli, si riuniscono poche volte all’anno e la loro funzione risulta poco riconoscibile”.
L’efficienza non è scontata
Secondo il politologo, diminuire i seggi non significa automaticamente migliorare l’efficienza di un legislativo. “Il problema non è solo il numero di membri – osserva – ma anche le competenze che vengono attribuite al Consiglio. In certi contesti ridurre i consiglieri comunali può servire a limitare discussioni considerate poco produttive, ma l’impatto varia molto da comune a comune”.
Rappresentanza a rischio
Il nodo centrale rimane quello della rappresentatività. “La democrazia vive di un equilibrio tra governabilità e pluralismo. Se si riducono i seggi, inevitabilmente diminuisce anche lo spazio per le sensibilità minori, con conseguenze per i partiti più piccoli”, sottolinea Mazzoleni.
Una tendenza più generale
Al di là del caso di Mendrisio, il dibattito riflette una dinamica più ampia: la politica cerca soluzioni semplici a una crescente frammentazione. “Negli ultimi anni – aggiunge il politologo – la crisi dei partiti storici e la moltiplicazione delle forze in campo hanno reso più difficile trovare convergenze. La risposta di molti è ridurre l’eterogeneità dei consessi, introducendo logiche più maggioritarie. Ma resta una scelta delicata: semplificare per decidere o mantenere un ampio pluralismo, con il rischio di rallentare i processi decisionali”.