
“Come Associazione svizzera degli impiegati di banca non commentiamo le voci di corridoio né le rincorriamo, ma sono gli impiegati dell’uno e dell’altro istituto che vengono da noi: c’è grandissima preoccupazione”. Esordisce così Natalia Ferrara, responsabile dell’ASIB per la regione Ticino, intervistata da Teleticino riguardo alla notizia di una possibile, gigantesca fusione tra la prima e la seconda banca svizzera, ovvero UBS e Credit-Suisse. “Va considerato”, aggiunge, “che l’aspetto dei posti di lavoro non è affatto secondario. Anzi, è quello più importante”.
Quali conseguenze?
“Noi dobbiamo pensare a qual è la situazione di partenza”, dice Natalia Ferrara, “i posti di lavoro in Svizzera nel bancario sono già drasticamente calati, da circa 110’000 a meno di 90’000 (fonte Banca Nazionale). Che cosa vuol dire? Che le grandi banche negli ultimi anni hanno già tagliato sui posti di lavoro tagliando le proprie spese alla voce ‘personale’. L’abbiamo visto in particolare in questo periodo di crisi. Se dovesse esserci una fusione di queste dimensioni bisogna chiedersi che ne sarà dell’intero sistema e se si riuscirà a far fronte agli impegni per avere una piazza finanziaria che sia composta da più istituti, viva, ricca e funzionante”.
“Ristrutturazioni continue malgrado i risultati”
Non vede vantaggi nell’avere un colosso del genere sul nostro territorio? “Quello che vedo è che un mese dopo l’altro, un anno dopo l’altro arrivano comunque delle ristrutturazioni, nonostante ci siano buoni risultati e utili. Ora siamo in odore di fusione. In ogni caso dobbiamo pensare che due settimane fa il Credit-Suisse ha annunciato una ristrutturazione importante nel Canton Argovia. Dieci anni fa questa banca, che è la seconda in Svizzera, ha comprato il pacchetto azionario della Neue Argauer Bank e nessuno si immaginava potesse arrivare a chiuderla. Sono passati dieci anni, questo istituto funziona molto bene e fa degli utili in tutte le sedi e nonostante questo saranno soppressi 500 posti di lavoro e chiuse delle filiali”.
Le ricadute sull’economia
“Quello che voglio dire”, continua Ferrara, “è che queste decisioni hanno un impatto enorme su un personale e a un certo punto dobbiamo chiederci cosa è sopportabile, cosa possiamo fare per la piazza finanziaria ma anche per l’intera economia: lo vedete bene voi come stiamo a disoccupazione e a potere d’acquisto. Perdere posti in banca vuol dire perdere per tutto il sistema”
“Le banche devono fare la loro parte”
Stamattina a Berna lei ha partecipato alla conferenza stampa di diverse sigle sindacali in cui ci si è espressi sulle nuove richieste salariali. Quali sono? “L’ASIB chiede un aumento salariale dell’1,8% per tutti gli impiegati e le impiegate che guadagnano fino a 148’000 franchi all’anno e un premio una tantum, un premio Covid, di 900 franchi per tutti i dipendenti. Perché se guardiamo ai risultati, pubblicati la settimana scorsa, le banche sono andate bene e stanno andando bene, e per fortuna! Però chi fa questo lavoro? I dipendenti. Negli scorsi anni ci sono stati molti licenziamenti e importanti riduzioni di salario, è importante ora aumentarli anche per potenziare il potere d’acquisto. Le banche devono fare la loro parte”.
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