
L'avvocato Enea Petrini non solleciterà un nuovo mandato come membro del Consiglio di Amministrazione di BancaStato alla scadenza naturale del suo incarico triennale, prevista per fine luglio 2026. Una decisione condivisa con il Cda dell'istituto. Stando a quanto si legge in un comunicato, una delegazione del Consiglio di Stato ha incontrato oggi, a Palazzo delle Orsoline, i vertici della banca - rappresentati dalla Presidente del Consiglio di Amministrazione avv. Michela Ferrari-Testa e dal Presidente della Direzione generale Fabrizio Cieslakiewicz -, e la Commissione del controllo del mandato pubblico di Banca dello Stato. L’incontro ha permesso di fare il punto sulle conclusioni, sulla base degli elementi oggi a disposizione, relative alla posizione dell’avvocato Petrini in relazione al "caso Hospita".
I temi affrontati
Il Consiglio di Amministrazione ha assicurato al Governo che le verifiche hanno confermato che la buona "governance" della banca "è ed è sempre stata garantita, e che il Consiglio ha adottato delle misure riorganizzative relative alle responsabilità dei propri membri"; Petrini non fa più parte della Commissione di Sorveglianza e dei rischi (di cui era Presidente dal mese di aprile 2025) fino alla scadenza del suo mandato. In questo modo, la Commissione sarà composta da membri che assicurano la presenza per tutto il 2026. La Banca - si legge ancora - "ha svolto le proprie verifiche aggiornando regolarmente l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA), che ha preso atto della conclusione delle verifiche sulla base delle informazioni oggi a sua disposizione". In questi mesi, il Cda "ha informato puntualmente l'Esecutivo e la Commissione del controllo del mandato pubblico di BancaStato". Il Governo avvierà ora le procedure per la sostituzione di Petrini.
Il ruolo di Petrini
Ricordiamo che Petrini, già legale di Eolo Alberti ed ex deputato della Lega dei Ticinesi, è l'autore del cosiddetto "rapporto segreto" commissionato dai vertici del movimento di Via Monte Boglia. "Una scelta fatta 'così'", aveva commentato in proposito a "Detto tra noi" il consigliere di Stato leghista Norman Gobbi, spiegano che l'obiettivo era "garantire una verifica su una società anonima esterna al mondo politico, svolta da una persona di fiducia".
