Live Dazi
"Dai dazi 50 miliardi di entrate mensili per gli Usa"
© Shutterstock
© Shutterstock
L'entrata in vigore delle tariffe americane su molti prodotti svizzeri, scattata alle 6 di stamattina, sta generando reazioni da parte del mondo economico e non solo. Tutti gli aggiornamenti nel live di Ticinonews.
2 giorni fa
"Dai dazi 50 miliardi di entrate mensili per gli Usa"
Lo ha detto il segretario al commercio Howard Lutnick.

I dazi entrati in vigore porteranno nelle casse americane 50 miliardi di dollari al mese. Lo ha detto il segretario al commercio Howard Lutnick. "Questi sono numeri incredibili. Tutti sanno che bisogna vendere ai consumatori americani, che sono i più potenti al mondo e Donald Trump sta sfruttando questo a beneficio del popolo americano", ha spiegato Lutnick.

2 giorni fa
Dazi Usa, Regazzi: "Una mazzata, ma anche un'opportunità per trovare nuovi partner"
©Gabriele Putzu
©Gabriele Putzu
Fabio Regazzi, consigliere agli Stati del Centro e presidente dell'Unione Svizzera delle Arti e dei Mestieri commenta l'entrata in vigore dei dazi Usa. "Bisogna continuare a dialogare con gli Stati Uniti, le più colpite sono Pmi".

"Vediamola anche come un'opportunità per trovare altre soluzioni, nuovi sbocchi commerciali e nuove idee. In questo le piccole medie imprese sono insuperabili". Questo è il bicchiere mezzo pieno secondo Fabio Regazzi, consigliere agli Stati del Centro e presidente dell'Unione Svizzera delle Arti e dei Mestieri, per quanto riguarda l'entrata in vigore dei dazi Usa sui prodotti svizzeri esportati negli Stati Uniti. "Dopo la seconda mazzata che abbiamo preso resterei piuttosto cauto e prudente, riflettendo sulle misure che possiamo adottare. Il tutto privilegiando la continuazione del dialogo con gli Usa, perché è chiaro a tutti che quanto imposto da Trump non sta né in cielo, né in terra", spiega a Ticinonews.

"Colpite soprattutto le Pmi"

I dazi imposti dagli Stati Uniti "colpiranno soprattutto le piccole-medie imprese (Pmi)". Realtà che, a differenza delle multinazionali, "sono costrette a produrre in Svizzera e non hanno la possibilità di avere filiali negli Usa o al di fuori del nostro Paese". Pmi "che rappresentano il 98% delle aziende rossocrociate, il cui 40% esporta in tutto il mondo, 'States' compresi".

Un bicchiere mezzo pieno

Le stesse Pmi, continua Regazzi, "sono anche molto resilienti, come già dimostrato in altre crisi, e hanno una flessibilità che non caratterizza le grande realtà". Per questo il presidente dell'Usam si dice "convinto che ci sarà una fase di transizione difficile, con delle ripercussioni, ma che sul medio-lungo termine queste aziende sapranno trovare delle soluzioni che permetteranno di superare senza troppi danni questo momento". Quindi, aggiunge, "vediamola anche come un'opportunità per trovare altre soluzioni, nuovi sbocchi commerciali e nuove idee".

 

2 giorni fa
Dazi Usa, Vitta: "Sul lungo termine bisognerà cercare di diversificare i mercati"
©Gabriele Putzu
©Gabriele Putzu
Il direttore del Dipartimento delle finanze e dell'economia commenta i dazi al 39% sui prodotti svizzeri esportati negli Stati Uniti.

"L'aspetto negativo è che in questi giorni non è stata trovata una soluzione". Christian Vitta, direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia (Dfe), commenta così il viaggio negli Usa tenuto dalla presidente Karin Keller-Sutter e il ministro dell'economia Guy Parmelin che non ha portato ad alcuna intesa con il governo Trump. Da oggi scattano così i dazi al 39% sui prodotti svizzeri esportati negli Stati Uniti. "Continuare le negoziazioni è necessario, perché bisogna chiarirsi con un partner commerciale che in questo caso ha dimostrato di non essere affidabile e di trattarci peggio di altre nazioni a noi vicine".

"A lungo termine bisogna diversificare i mercati"

I dazi "toccano tutte le aziende svizzere, per questo lo strumento del lavoro ridotto è vincente, come dimostrato anche in altri momenti di difficoltà economica". Ed è per questo "che si sta discutendo di estenderlo da 18 a 24 mesi". Lavoro ridotto che "vale per il corto termine", ma se non dovesse esserci nessun accordo sui dazi "bisognerà anche studiare una strategia di diversificazione dei mercati, perché con queste percentuali per alcune aziende diventa proibitivo esportare i propri prodotti negli Stati Uniti".

L'effetto sulle finanze cantonali

Ma quali potrebbero essere le conseguenze dei dazi sui conti del Cantone? "Per elaborare il preventivo 2026 ci basiamo sulle stime del prodotto interno lordo (Pil), effettuate dagli istituti di ricerca su cui ci appoggiamo, ma se questa situazione dovesse persistere nel tempo, sul medio termine dobbiamo prevedere un ulteriore rallentamento dell'economia, che potrebbe peggiorare la situazione delle finanze pubbliche". In ogni caso "oggi è presto per anticipare degli scenari".

2 giorni fa
Dazi Usa, Interpharma deplora mancato accordo: "Danni all'economia"
L'Associazione delle imprese farmaceutiche elvetiche prende posizione sui dazi Usa e sul risultato delle trattative tra Berna e Washington.

Interpharma, l'associazione delle imprese farmaceutiche elvetiche, deplora il fallimento dei negoziati Berna-Washington per una riduzione dei dazi. Le tariffe doganali imposte dagli Usa causano gravi danni economici alla Svizzera, ha riferito all'agenzia Awp. Ora è fondamentale che i colloqui e i negoziati con l'amministrazione statunitense proseguano. "Tutti i settori devono remare nella stessa direzione e sostenere il governo affinché la Svizzera riesca comunque a trovare una soluzione praticabile", afferma Interpharma.

"Deve discuterne individualmente"

L'organizzazione ricorda che per il momento i prodotti farmaceutici sono esenti dai dazi. Indipendentemente dalle discussioni sulle tariffe, gli Stati Uniti hanno contattato direttamente 17 aziende del settore chiedendo loro di offrire negli Usa prezzi comparabili a quelli di altri Paesi con un potere economico simile, evidenzia Interpharma. Secondo l'associazione, i prezzi dei farmaci riguardano un ramo che opera a livello globale. Il presidente americano Donald Trump deve quindi discuterne individualmente con ogni società.

2 giorni fa
Dazi Usa, l'Uss: "Le condizioni di lavoro non devono peggiorare"
È il commento dell'Unione sindacale svizzera (Uss) ai dazi sulle importazioni entrati in vigore oggi.

L'Unione sindacale svizzera (USS) continua a essere fiduciosa che la Svizzera possa ottenere dazi più bassi nei negoziati con gli Stati Uniti. Tuttavia, sarebbe sbagliato peggiorare le condizioni di lavoro nell'industria a causa delle tariffe doganali. Per preservare gli impieghi nelle fabbriche svizzere, è importante ricorrere allo strumento del lavoro ridotto, scrive l'USS in una nota odierna. Le aziende elvetiche, aggiunge il sindacato, sono ben posizionate sul mercato e potrebbero ridurre gli oneri attraverso ottimizzazioni. Stando all'USS, già prima dell'introduzione dei dazi l'industria aveva perso attrattiva come datore di lavoro. È quindi necessario valorizzare gli impieghi, ad esempio investendo nella formazione e nella formazione continua, si legge ancora nella presa di posizione.

3 giorni fa
Dazi Usa, i partiti: "Bisogna continuare con le trattative, ma anche guardare altrove"
Udc, Centro, Plr, Verdi Liberali, Ps e Verdi reagiscono ai dazi decisi da Trump nei confronti della Svizzera dopo gli ultimi aggiornamenti da parte del Consiglio federale.

È giusto che i negoziati con gli Usa per abbassare i dazi imposti dal presidente Donald Trump proseguano, ma bisogna anche concentrarsi verso altri Paesi, concludendo ulteriori accordi di libero scambio. I partiti svizzeri guardano avanti dopo gli ultimi aggiornamenti odierni sul tema da parte del Consiglio federale, fra punti concordanti e visioni divergenti.

Dito puntato contro la sinistra

Il governo ha trascurato in modo "imperdonabile" le relazioni con gli Stati Uniti, nonostante ciò la Svizzera non deve in nessun caso legarsi all'Unione europea, ha ribadito l'UDC in un comunicato. Stando al partito, dovrebbe invece alleggerire l'economia, abolendo immediatamente le regolamentazioni. Se le tariffe doganali sono così alte è anche colpa dell'atteggiamento irresponsabile e arrogante del centro e della sinistra, accusa la formazione. Pure la richiesta del ministro degli esteri Ignazio Cassis di una soluzione a due Stati in Medio Oriente ha probabilmente peggiorato la situazione, aggiunge il primo partito del Paese.

"Bisogna guardare anche altrove"

Berna deve anche guardare altrove, concludendo accordi di libero scambio con il maggior numero di Stati possibili, evidenzia poi l'UDC.  Un punto sul quale concorda il PLR: aprire nuovi mercati di sbocco, e farlo in modo tempestivo, ridurrebbe la dipendenza della Confederazione dagli Stati Uniti, si legge in una nota dei liberali-radicali. La situazione è grave, ammette lo schieramento, ma non bisogna farsi prendere dal panico, visto che la Svizzera ha ancora valide carte da giocare nelle trattative. L'importante è che si resti uniti e si stabiliscano le giuste priorità, sottolinea il PLR.

"Con Trump non ci sono certezze"

"Con la Svizzera si può negoziare, ma non giocare", avverte da parte sua il presidente del Centro Philipp Matthias Bregy, che esorta comunque l'esecutivo a mantenere la calma e ad agire con determinazione nel prosieguo dei colloqui. "Con Donald Trump non si sa mai cosa succederà domani", ricorda il partito in una nota. Il Centro propone al governo di valutare contromisure che abbiano un effetto significativo senza gravare eccessivamente sulla popolazione. Si dovrebbero quindi prendere in considerazione dazi doganali su beni statunitensi che possono essere prodotti in quantità sufficienti in Svizzera o importati da altre nazioni.

"Stop agli F-35 e bisogna avvicinarsi all'Ue"

Il Consiglio federale deve reagire introducendo una tassa digitale per i gruppi tecnologici americani e rinunciando all'acquisto dei caccia F-35, è la posizione della presidente dei Verdi Lisa Mazzone. Invece di proseguire sulla strada della deregolamentazione, occorre aiutare in modo mirato le imprese colpite dai dazi ricorrendo al lavoro ridotto, afferma, citata in un comunicato del suo partito. Per i Verdi in ogni caso, la strategia della presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter di ingraziarsi e agire da sola di fronte a Trump si è rivelata "un fallimento cocente". È chiaro che l'Ue, e non gli Usa, ai quali bisogna essere meno legati, è il nostro partner più affidabile, si dicono convinti gli ecologisti. Contenuti simili pure in casa PS, con il co-presidente socialista Cédric Wermuth che, in un post sulla piattaforma Bluesky, chiede fra le altre cose lo stop all'acquisto degli F-35 e un coordinamento con Bruxelles. L'argoviese domanda inoltre di rinunciare a programmi di deregolamentazione sconsiderati e di elaborare con le parti sociali soluzioni settoriali per proteggere i posti di lavoro.

"Un misure risultato"

Il governo torna dagli Stati Uniti con un risultato "misero", lamentano dal canto loro i Verdi liberali, che giudicano "inaccettabili" dazi del 39%. L'intera Svizzera deve rispondere con una sola voce a questa sfida, dice, citata in una nota, la vicepresidente Céline Weber, per la quale non bisogna "farsi abbattere dal disprezzo dell'amministrazione americana".

3 giorni fa
Federazione orologiera: "Mantenere il sangue freddo, serve una soluzione"
È la reazione della Federazione dell'industria orologiera (FH) alle tariffe del 39% - definite incomprensibili - entrate in vigore oggi negli Stati Uniti sulle merci elvetiche.

Occorre mantenere il sangue freddo intanto che viene trovata una soluzione sui dazi: un paese economicamente prospero come la Svizzera ha ancora alcune carte da giocare. È la reazione della Federazione dell'industria orologiera (FH) alle tariffe del 39% - definite incomprensibili - entrate in vigore oggi negli Stati Uniti sulle merci elvetiche. La Confederazione potrebbe comprare energia negli Usa, le aziende elvetiche potrebbero investire ulteriormente nel paese di Donald Trump o Berna potrebbe aiutare nella formazione del personale, ha affermato il presidente di FH Yves Bugmann in dichiarazioni riportate dall'agenzia Awp.

"Serve una soluzione"

L'associazione sostiene il Consiglio federale nel raggiungimento di una soluzione migliore nell'interesse di entrambe le parti. Anche gli Stati Uniti dovrebbero avere un interesse a medio-lungo termine a condizioni commerciali eque con i paesi amici, ha osservato l'esperto. Molte ditte orologiere hanno già aumentato le loro esportazioni negli Stati Uniti in primavera, ha aggiunto. Di conseguenza, attualmente sul mercato americano è disponibile una quantità sufficiente di merce. Se i dazi punitivi dovessero però rimanere in vigore nelle prossime settimane le imprese dovranno prendere in considerazione adeguamenti dei prezzi, ha concluso il professionista.

3 giorni fa
Dazi USA, il Governo: "Situazione difficile, ma i colloqui proseguono"
Il Consiglio federale non intende gettare la spugna sui dazi aggiuntivi statunitensi: proseguirà i colloqui con la controparte per ottenere al più presto una riduzione. A breve discuterà anche di eventuali sgravi per le imprese.

Al rientro della sua delegazione dagli USA, dove la presidente Karin Keller-Sutter e il ministro dell'economia Guy Parmelin hanno tentato di abbassare le tariffe doganali al 39% imposte dagli USA sulle esportazioni elvetiche, il Consiglio federale ha tenuto una seduta straordinaria nel primo pomeriggio. Seduta al termine della quale ha organizzato una conferenza stampa per aggiornare sulla situazione. "Oggi sono entrati in vigore i dazi USA. Per i settori colpiti è una situazione straordinariamente difficile", ha esordito la presidente dalla Confederazione. "Il Consiglio federale ha un pensiero particolare per i Cantoni della Svizzera occidentale, che sono particolarmente colpiti da questa misura, proprio coloro che assicurano una parte importante delle esportazioni svizzere verso gli Stati Uniti. Il Consiglio federale sta lavorando da mesi intensamente a una soluzione. Abbiamo portato avanti colloqui negli USA per presentare la nuova offerta, di cui la controparte ha preso atto. Sulla base della nuova offerta vengono ora portati avanti nuovi colloqui". Si tratta di uno sviluppo positivo, secondo la ministra delle finanze. Il Dipartimento dell'economia di Guy Parmelin guiderà i negoziati, con il supporto del Dipartimento delle finanze. "Per una soluzione ci vuole tuttavia più tempo", ha aggiunto Keller-Sutter.

"È Trump che decide"

Circa l'offerta inoltrata, Keller-Sutter ha rimarcato di voler raggiungere un'intesa, ma non ad ogni costo. Non possiamo fare promesse che non potremmo mantenere, ha affermato. Dobbiamo rimanere fedeli ai nostri valori. Pur avendo fiducia fiducia nei nostri negoziatori, alla fine è Trump che decide, ha sottolineato la presidente della Confederazione. L'obiettivo è di proseguire il dialogo con Washington, senza peraltro ricorrere a ritorsioni come l'annullamento del contratto di acquisto per gli F-35. 

Colpito il 60% delle esportazioni elvetiche

"Circa il 60% delle esportazioni dei beni svizzeri verso gli Stati Uniti sono toccati dalle tariffe doganali aggiuntive dell'ordine del 39%.", ha precisato il consigliere federale Guy Parmelin. "Alcune eccezioni sono mantenute, come i prodotti farmaceutici, l'industria chimica e, in parte, dell'oro. Importanti settori dell'esportazione svizzera sono invece toccati, come l'orologeria, le macchine, gli apparecchi medici e i prodotti dell'industria alimentare (caffè, bevande energetiche, cioccolato, formaggio)". Le tariffe che colpiscono il nostro paese, ha aggiunto, "ci mettono in una posizione di svantaggio in rapporto ai nostri principali concorrenti, come Regno Unito (10%), Unione Europea (15%) e Giappone (15%). Il Consiglio federale, come detto, è determinato a portare avanti le discussioni oltre il termine del 7 agosto.

Le ripercussioni

Per quanto riguarda le possibili conseguenze, Parmelin ha ribadito che bisogna partire dal principio che l'economia si svilupperà in maniera meno favorevole rispetto alle previsioni di giugno. "Sono da attendersi ripercussioni congiunturali significative. Al momento attuale non c'è comunque da aspettarsi una macro crisi economica comparabile alla pandemia. Ma determinate aziende saranno colpite più di altre. L'incertezza resta elevata e una deteriorazione ulteriore della congiuntura internazionale non può essere esclusa. Seguiremo costantemente l'evoluzione della situazione".

Misure sul piano interno

Parmelin ha inseguito spiegato le misure previste sul piano interno. Le aziende hanno la possibilità di far ricorso al lavoro ridotto per ammortizzare temporaneamente le perturbazioni economiche e di preservare posti di lavoro. La durata massima del lavoro ridotto è già stata prolungata da 12 a 18 mesi. È inoltre pendente un’iniziativa parlamentare che propone di prolungare la durata massima fino a 24 mesi. Il Consiglio federale ha inoltre incaricato la Seco di valutare ulteriori misure, come la riduzione dell'orario di lavoro per facilitare le procedure e i versamenti.

Un fiasco?

Durante la sessione delle domande, è stato chiesto se si può considerare un fiasco il mancato accordo per il Consiglio federale. "Il fiasco sono il 39% dei dazi", ha ammesso Parmelin, l'obiettivo della visita negli USA era di mantenere tutti i canali possibili aperti con l'amministrazione Trump. Per quanto riguarda la possibilità di presentare reclamo presso l'Organizzazione mondiale del commercio (Omc/Wto), come fatto dal Brasile, Parmelin ha precisato che l'obiettivo primario è quello di riaprire le trattative con gli Usa, ma resta aperta la possibilità di una causa legale.

3 giorni fa
Dazi al 39%, le Camere di commercio latine: "Decisione priva di qualsiasi giustificazione"
Secondo le CLCI, la competitività delle imprese esportatrici elvetiche risulta drasticamente ridotta. "Direttamente o indirettamente, tutti i settori subiranno pesanti conseguenze negative che potrebbero portare a licenziamenti su larga scala”.

Le Camere di commercio e dell'industria latine (CLCI) condannano la decisione “priva di qualsiasi giustificazione politica ed economica” dell'amministrazione Trump di imporre dazi doganali del 39% sulle esportazioni svizzere verso gli Stati Uniti. Le misure protezionistiche decretate dagli Usa lo scorso 1° agosto “colpiscono duramente le imprese esportatrici elvetiche, le quali subiscono uno dei tassi più elevati al mondo”, si legge in una nota stampa. La loro competitività “ne risulta drasticamente ridotta, mentre era già stata ampiamente compromessa dalla forza del franco”. Numerose aziende “devono rivedere bruscamente la loro produzione". Direttamente o indirettamente, "tutti i settori subiranno pesanti conseguenze negative che potrebbero portare a licenziamenti su larga scala”.

L’auspicio

Le CLCI esortano il Consiglio federale a mantenere aperte le trattative con gli Stati Uniti per ottenere la soluzione pragmatica più vantaggiosa possibile. Esprimono la loro fiducia nelle iniziative intraprese dal Governo e comprendono la sua volontà di rinunciare a contromisure punitive “che rischierebbero effettivamente di aggravare ulteriormente la situazione”. Parallelamente, le Camere chiedono che l’Esecutivo prosegua i suoi sforzi diplomatici al fine di diversificare le relazioni con altri partner commerciali credibili. Le CLCI si aspettano in particolare “un forte impegno da parte delle autorità federali per concretizzare gli accordi bilaterali con l'Ue, principale partner della Svizzera, al fine di offrire la stabilità tanto attesa dalle imprese in un contesto geopolitico incerto”.

"Urgono miglioramenti significativi delle condizioni quadro"

Le Camere ritengono altresì che misure temporanee iniziali come la riduzione dell'orario di lavoro potrebbero attenuare l'impatto. Tali accorgimenti “sono certamente pertinenti, ma insufficienti date le circostanze che impongono miglioramenti significativi delle nostre condizioni quadro, quali un alleggerimento della fiscalità, della burocrazia e dei processi amministrativi".

 

3 giorni fa
Swissmechanic: "I dazi del 39% non devono diventare permanenti"
Secondo il presidente Nicola Tettamanti, l'obiettivo deve ora essere quello di abolire le barriere doganali il più rapidamente possibile o di creare meccanismi di compensazione adeguati.

Swissmechanic - associazione delle piccole e medie imprese (PMI) attive nell'industria delle macchine, elettrotecnica e metallurgica (MEM) - mette in guardia dalle conseguenze dei dazi del 39% introdotti dagli Stati Uniti. "L'attuale situazione non deve diventare permanente", afferma il presidente Nicola Tettamanti, contattato dall'agenzia Awp. L'obiettivo deve ora essere quello di abolire le barriere doganali il più rapidamente possibile o di creare meccanismi di compensazione adeguati, aggiunge il Ceo della Tecnopinz di Mezzovico (TI).

Colpite soprattutto le PMI

Molte aziende associate all'organizzazione stanno reagendo con grande preoccupazione e delusione, prosegue il manager. Le tariffe doganali gravano in modo particolare sulle PMI orientate all'esportazione e ne compromettono la competitività sull'importante mercato statunitense. Senza alcuna colpa da parte loro, le ditte si trovano improvvisamente a dover affrontare enormi ostacoli commerciali, si rammarica il dirigente.

La richiesta

Swissmechanic chiede ora un intervento deciso da parte del mondo politico. Secondo Tettamanti, il Consiglio federale deve rappresentare in modo chiaro e visibile a livello internazionale gli interessi dell'industria esportatrice e avviare rapidamente un dialogo con gli Stati Uniti. Le aziende interessate stanno attualmente analizzando gli effetti concreti sui prodotti, sui rapporti con i clienti e sulle catene di fornitura. Le prime reazioni vanno dalla ricerca di mercati di sbocco alternativi alla possibile delocalizzazione della produzione, fino all'aumento dell'efficienza interna.

3 giorni fa
Seco: "Non prevediamo un aumento massiccio delle richieste di lavoro ridotto"
È possibile che con l'introduzione delle tariffe americane le domande aumentino nuovamente, ma il responsabile della Direzione del lavoro, Jérôme Cosandey, non prevede "un'esplosione" delle cifre.

La Segreteria di Stato dell'economia (Seco) non prevede a breve termine un aumento massiccio delle richieste di lavoro ridotto a causa dei dazi doganali al 39% decisi dagli Stati Uniti. Le aziende elvetiche hanno presentato alla Seco in luglio domande di indennità per circa 25'000 impieghi, ha indicato oggi in una conferenza stampa il responsabile della Direzione del lavoro Jérôme Cosandey. Si tratta di un numero nettamente inferiore rispetto a marzo, quando le istanze interessavano circa 37'000 impieghi. L'esperienza mostra che circa la metà delle richieste preliminari si tramuta poi in effettiva disoccupazione parziale.

"Nessuna esplosione"

È possibile che, con l'introduzione delle tariffe americane, le domande aumentino nuovamente. L'esperto non prevede però "un'esplosione" delle cifre. L'incertezza legata alle barriere doganali porterà comunque sicuramente le aziende a rinviare le decisioni di investimento e a limitare le assunzioni di personale.

"Un buon ammortizzatore del mercato del lavoro"

In primavera il Consiglio federale ha esteso la durata massima delle indennità di lavoro ridotto da 12 a 18 mesi. Ha inoltre espressamente riconosciuto i dazi statunitensi come motivo per ricevere i compensi. Finora una richiesta su dieci si riferisce a tale motivo, ha affermato Cosandey. A suo avviso questo strumento si conferma un buon ammortizzatore del mercato del lavoro. Nel complesso, la Seco vede all'orizzonte un aumento della disoccupazione e mantiene i suoi scenari; nelle ultime previsioni economiche di giugno gli economisti bernesi hanno ipotizzato un tasso medio del 2,9% per il 2025. In uno scenario con dazi americani elevati la disoccupazione in Svizzera salirebbe al 3,5% nel 2026, mentre con tariffe più moderate il tasso dovrebbe progredire al 3,2%.

3 giorni fa
Dazi al 39%? La borsa svizzera non si impressiona e guadagna lo 0,7%
Il listino è trainato da UBS (+2,1%) e dai valori assicurativi, ma non sfigurano i pesi massimi Nestlé (+0,5%) e Roche (+0,8%), mentre Novartis (-0,1%) marcia sul posto.

La borsa svizzera non sembra impressionarsi per i dazi al 39% che da oggi colpiscono le esportazioni elvetiche verso gli Stati Uniti: dopo un inizio titubante, il mercato in mattinata ha preso vigore, con l'indice di riferimento SMI che poco prima delle 11 guadagnava lo 0,7%, mostrandosi anche migliore di quelli di altre piazze europee. Il listino è trainato da UBS (+2,1%) e dai valori assicurativi, ma non sfigurano i pesi massimi Nestlé (+0,5%) e Roche (+0,8%), mentre Novartis (-0,1%) marcia sul posto. L'unica azione fortemente negativa è Amrize (-9,0%), ma il corso è una conseguenza di risultati trimestrali inferiori alle attese presentati dall'azienda scorporata da Holcim (+1,0%).

3 giorni fa
Gli esperti: "I dazi Usa comportano maggiore incertezza giuridica e burocrazia"
Secondo il vicedirettore di Swissmem Jean-Philippe Kohl, l'incertezza giuridica rende impossibile una pianificazione a lungo termine. "L'industria elvetica perderà la maggior parte delle esportazioni".

Dalle 6.01 di stamane sono in vigore i nuovi dazi del 39% introdotti dagli Stati Uniti su molti prodotti svizzeri. È troppo presto per anticipare le conseguenze per le aziende che esportano articoli oltre Oceano, ma secondo gli esperti è probabile che aumentino gli oneri burocratici e l'incertezza giuridica.

Kohl: "L'industria elvetica perderà la maggior parte delle esportazioni"

I dazi statunitensi, che da aprile sono stati applicati anche alle importazioni dalla Svizzera, hanno già comportato un aumento della burocrazia, ha indicato ieri il vicedirettore di Swissmem Jean-Philippe Kohl all'agenzia di stampa Keystone-ATS. Con dazi ancora più elevati, si dovrà semplicemente modificare i formulari. Ciò che pesa maggiormente è l'incertezza giuridica, che rende impossibile una pianificazione a lungo termine. Secondo Kohl, l'industria elvetica perderà la maggior parte delle esportazioni. In primo luogo, sono gli importatori statunitensi a pagare le tariffe più elevate. A ciò si aggiungono le tasse, di cui si occupano i broker fiscali alla frontiera. Tutto ciò dovrebbe essere pagato dai consumatori statunitensi. C'è anche un'altra possibilità, ovvero che i produttori svizzeri abbassino fin dall'inizio i prezzi, in modo che il costo finale per il compratore, compresi dazi e tasse, non risulti così elevato sugli scaffali dei negozi negli Stati Uniti. In questo caso, il conto sarebbe pagato dalla Svizzera, e ciò a un certo punto renderebbe le esportazioni negli Usa non più redditizie. In ogni caso, entrambe le parti ci rimetterebbero.

Farmaceutica risparmiata

Interpellata da Keystone-ATS, l'associazione economica Economiesuisse non ha voluto esprimersi in modo concreto e ha rinviato la palla alla Segreteria di Stato dell'economia (Seco). Quest'ultima ha a sua volta rimandato all'Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC) e quest'ultimo alle autorità statunitensi. Solo gli americani sarebbero competenti per i dazi all'importazione negli Stati Uniti e per le formalità necessarie. Le società svizzere sono più o meno autosufficienti nei rapporti con Washington. Non tutti i settori economici elvetici sono interessati dagli elevati dazi statunitensi. L'industria farmaceutica, forte esportatrice, è esclusa, almeno per il momento. In una recente intervista alla rete televisiva statunitense CNBC, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha minacciato di imporre tariffe fino al 250% su farmaci e altri prodotti medici. Secondo la Seco, le attuali esenzioni dal dazio supplementare forfettario continueranno ad applicarsi anche dopo l'introduzione dei "balzelli" statunitensi del 39%. Rimangono in vigore le tariffe supplementari settoriali attualmente prelevate sui prodotti di acciaio e alluminio (50%), sulle automobili e sui componenti automobilistici (25%), nonché sui semilavorati di rame e sui derivati e prodotti derivati ad alto contenuto di rame (50%).

Seco: "Bilancia commerciale bilaterale relativamente equilibrata"

Per quanto riguarda la controversia doganale con gli Stati Uniti, la Seco sottolinea che la bilancia commerciale bilaterale tra la Svizzera e gli Stati Uniti è "relativamente equilibrata". Gli Stati Uniti registrano un surplus nelle esportazioni di servizi, mentre la Svizzera registra un avanzo in quelle di merci. Il saldo positivo delle esportazioni di merci della Svizzera non è dovuto a pratiche commerciali "sleali": secondo la Seco, la Svizzera ha abolito tutti i dazi industriali a partire dal primo gennaio 2024. Il 99,3% di tutte le merci provenienti dagli Usa può essere importato nel nostro paese in esenzione doganale.

3 giorni fa
Dazi Usa, Swissmem: "Il peggior scenario si avvera"
Swissmem.ch
Swissmem.ch
Secondo l'associazione, la Svizzera deve continuare a negoziare con gli Stati Uniti. Il presidente Martin Hirzel: "Il vento a Washington può cambiare direzione in qualsiasi momento".

I negoziati del Consiglio federale con il governo statunitense non hanno purtroppo dato i risultati sperati. Da oggi gli Stati Uniti applicano un dazio all'importazione del 39% sui prodotti svizzeri. Se questo “balzello” resterà in vigore, “le esportazioni dell'industria tecnologica elvetica verso gli States saranno di fatto azzerate, soprattutto alla luce dei dazi nettamente inferiori applicati alla concorrenza dell'Ue e del Giappone”, deplora Swissmem. La Svizzera “non deve rassegnarsi a questa situazione e deve continuare a negoziare con gli Stati Uniti, anche se al momento le prospettive di successo sembrano piuttosto scarse”, scrive l'associazione. “I negoziati devono comunque proseguire, perché il vento a Washington può cambiare direzione in qualsiasi momento", sottolinea il presidente Martin Hirzel. "Lo dimostra la nuova minaccia del presidente degli Usa nei confronti dell'Ue di introdurre tariffe del 35%". Anche con accordi, "nei prossimi anni sarà difficile ripristinare la certezza del diritto e la prevedibilità” .

"Restiamo uniti"

La Svizzera guadagna un franco su due grazie al commercio estero. Se l'industria delle esportazioni va male, “è anche a rischio il benessere di tutta la popolazione. Non ci saranno più fondi sufficienti per la sicurezza sociale, la sanità e la manutenzione delle infrastrutture", avverte l'associazione. A rischio "saranno anche i posti di lavoro nei settori del mercato interno, come ad esempio l'industria alberghiera, gli ospedali, il commercio al dettaglio e l'edilizia". "Rispetto a prima del Liberation Day, dal 1° agosto 2025 il mondo è cambiato. La Svizzera deve ora liberare le sue forze: la politica, l'economia e l'intera società devono unirsi a sostegno dell'industria delle esportazioni, per il bene di tutti noi". Stefan Brupbacher, direttore di Swissmem.

Le 10 misure proposte

Secondo Swissmem, sono necessarie urgenti misure volte a migliorare le condizioni quadro per l'intera economia d'esportazione. A tal proposito, l'associazione ha elaborato un catalogo di richieste in 10 punti: prolungare il lavoro ridotto; promuovere l'innovazione; nessun aumento dei costi salariali accessori; adeguare la legge sul materiale bellico; nessuna politica climatica esagerata; no al meccanismo di compensazione del CO2; garantire prezzi dell'energia elettrica economicamente sostenibili; no alla legge sul controllo degli investimenti; ampliare il libero scambio; sostenere gli accordi bilaterali III.

Economiesuisse: "Un onere enorme per l'economia svizzera"

L'aliquota tariffaria del 39% entrata in vigore oggi "rappresenta un onere enorme per l'economia svizzera", scrive dal canto suo Economiesuisse, che esorta il Consiglio federale "a proseguire i negoziati con gli Stati Uniti con la massima priorità". Secondo l'associazione "è urgente raggiungere un accordo per ridurre i dazi il più rapidamente possibile. Occorre un fronte unito tra il Governo svizzero e il mondo imprenditoriale". Allo stesso tempo, "è urgentemente necessario un pacchetto di misure per rafforzare la piazza economica elvetica".

3 giorni fa
Riunione straordinaria oggi del Governo sui dazi Usa
Cdt archivio
Cdt archivio
L'incontro si terrà nel primo pomeriggio. Comunicazioni sono attese al termine della riunione.

Il Governo federale svizzero terrà una sessione straordinaria oggi, in seguito al ritorno di una delegazione dagli Stati Uniti che ha tentato di convincere l'amministrazione Trump ad abbandonare l'imposizione di dazi punitivi del 39% sui prodotti svizzeri importati negli Usa e in vigore da oggi. "Il Consiglio federale terrà una seduta straordinaria nel primo pomeriggio. Comunicherà in seguito", si legge in un breve messaggio pubblicato su X, mentre non sono trapelati dettagli sugli incontri della delegazione guidata dalla "ministra" delle Finanze svizzera Karin Keller-Sutter. 

Rientrati i consiglieri federali

L'aereo del Consiglio federale con a bordo la presidente della Confederazione e il "ministro" dell'economia Guy Parmelin è atterrato stamattina alle 7.22 all'aeroporto di Berna-Belp, ha constatato un fotografo di Keystone-ATS sul posto. Martedì i due erano partiti per Washington per presentare una nuova offerta ai rappresentanti del governo statunitense e scongiurare all'ultimo minuto l'imposizione dei dazi doganali minacciati dagli Stati Uniti. Ieri hanno incontrato il segretario di Stato americano Marco Rubio. Ai microfoni dell'emittente televisiva svizzerotedesca SRF, la presidente della Confederazione ha dichiarato che "si è trattato di un incontro molto positivo" e di "uno scambio di temi e di interessi comuni molto amichevole", senza comunque rivelare alcunché sul contenuto.

Scattano i dazi, Trump: "Miliardi affluiranno negli Usa"

Nel frattempo, l'ora X è arrivata: sono entrati in vigore alla mezzanotte ora di Washington (le 6 in Svizzera) i nuovi dazi statunitensi sui prodotti di decine di economie mondiali. "Miliardi di dollari, provenienti in gran parte da Paesi che hanno tratto profitto dagli Stati Uniti con entusiasmo, inizieranno ad affluire negli Usa", ha dichiarato Trump sul suo social Truth pochi minuti prima della scadenza. Queste tariffe sostituiscono, per le economie interessate, i dazi del 10% applicati da aprile su praticamente tutti i prodotti in ingresso negli Stati Uniti. Secondo il presidente americano l'obiettivo è riequilibrare gli scambi commerciali tra gli Usa e i suoi partner, che a suo dire "beneficiano" della principale potenza economica mondiale. I "balzelli" scattati oggi rientrano in un ampio intervallo, compreso tra il 15% e il 41%. L'Ue, il Giappone e la Corea del Sud, che sono tra i principali partner commerciali degli USA, sono ora soggetti a un'aliquota di almeno il 15%. Per la Svizzera, lo ricordiamo, si tratta del 39%. Il tycoon ha anche minacciato di imporre dazi del 100% su chip e semi-conduttori dall'estero. "Ma se le aziende costruiranno in America, non scatteranno", ha avvertito il presidente alla Casa Bianca.