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Clima, codice rosso per l’umanità
Keystone-ats
3 anni fa
Le indicazioni contenute nel rapporto dell’Ipcc sono un chiaro campanello d’allarme per il futuro del pianeta. Thunberg: “Nessuna sorpresa, conferma ciò che sapevamo già”

Ultimo campanello d’allarme dalla scienza sul clima e sul futuro della Terra. La concentrazione di anidride carbonica nell’aria non è mai stata così alta in due milioni di anni, ed è inequivocabile che la responsabilità è l’attività dell’uomo. Tanta CO2 è all’origine del riscaldamento globale dell’atmosfera, della terra e degli oceani e provoca già catastrofi naturali, da alluvioni a siccità, da incendi allo scioglimento dei ghiacciai e della calotta polare come stiamo assistendo in varie parti del mondo. Ormai, nessuna area del Pianeta è esclusa.

Una velocità mai osservata negli ultimi secoli
Tutti i più importanti indicatori del sistema climatico (atmosfera, oceani, ghiacci) stanno cambiando a una velocità mai osservata negli ultimi secoli e millenni, alcuni fenomeni già in atto sono irreversibili come l’innalzamento dei mari, che è avvenuto a una velocità mai vista negli ultimi 3000 anni. Ma nulla è perduto. Gli ultimi aggiornamenti diffusi dalla principale autorità mondiale in materia di scienze del clima (il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico/IPCC) sono contenuti nel rapporto “Cambiamenti climatici 2021 - Le basi fisico-scientifiche”, primo dei tre volumi che andranno a formare il Sesto rapporto di valutazione che sarà pubblicato nel 2022.

Attività umani responsabili
Arrivano a distanza di otto anni dal precedente studio, sono stati approvati dai 195 governi dell’Onu e indicano la strada per frenare la febbre della Terra. Solo forti riduzioni rapide (entro dieci anni) e su larga scala dei gas ad effetto serra (CO2, metano e biossido di azoto) limiterebbero l’aumento medio della temperatura entro 1,5-2 gradi al 2100, come indicato dagli Accordi di Parigi sul clima del 2015, dicono gli esperti. Diversamente, questo obiettivo sarà fuori da ogni portata, facendo aumentare il rischio di eventi meteorologici estremi. Le attività umane sono responsabili di circa 1,1 gradi di riscaldamento rispetto al periodo 1850-1900. Ed è probabile che già nei prossimi due decenni le temperature aumenteranno di oltre 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali; con +2 gradi, gli estremi di calore raggiungerebbero più spesso soglie di tolleranza critiche per l’agricoltura e la salute.

Codice rosso per l’umanità
Il rapporto delinea cinque scenari a partire dal 2015, ma in tutti si stima che la temperatura superficiale globale continuerà ad aumentare almeno fino alla metà del secolo. Per le aree costiere ci si attende un continuo aumento del livello del mare per tutto il XXI secolo, ormai ogni anno, con inondazioni più frequenti e gravi ed erosione delle coste. Foreste, suoli e oceani - definiti i serbatoi di anidride carbonica - dal 1960 hanno assorbito il 56% della CO2 emessa nell’atmosfera ma si stanno esaurendo, ed entro il 2100 non riusciranno ad assorbire la stessa quantità di gas serra prodotti finora. “L’odierno rapporto è un codice rosso per l’umanità” e “deve suonare una campana a morto per il carbone e i combustibili fossili, prima che distruggano il nostro pianeta”, ha rilevato il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. Ma Greta Thunberg, l’attivista svedese con milioni di simpatizzanti, ormai maggiorenne rispetto agli inizi della sua battaglia, gela tutti: “Il nuovo rapporto dell’IPCC non contiene vere sorprese. Conferma ciò che già sappiamo da migliaia di studi: che siamo in una situazione di emergenza. Possiamo ancora evitare le peggiori conseguenze, ma non se continuiamo come oggi, e non senza trattare la crisi come una crisi”.

Appelli da diverse associazioni
Un appello che arriva anche da tante associazioni, e fra tutte la voce di Kristina Dahl della Union of concerned scientists sintetizza la ragione dei ritardi nell’azione: “La continua esitazione nell’affrontare il cambiamento climatico non riguarda più la mancanza di prove scientifiche, ma piuttosto la mancanza di volontà politica”. Greenpeace osserva che questa “è l’ultima generazione di leader mondiali che può permettersi di ignorare la crisi climatica” e avverte che “porteremo con noi in tribunale” questo rapporto sulla scorta della “recente vittoria della società civile contro la Shell”. Il G20 di ottobre a Roma e la 26esima Conferenza delle parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (COP26) prevista a Glasgow (Scozia, GB) in novembre saranno l’ennesimo banco di prova degli impegni delle potenze mondiali.

Nessuno escluso, neanche la Svizzera
Fra gli esperti che hanno partecipato alla stesura del rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), pubblicato oggi, ci sono anche cinque svizzeri. Parallelamente alla presentazione a livello mondiale che si svolge a Ginevra, il testo è stato commentato anche a Berna dall’Accademia svizzera di scienze naturali. “C’è da aspettarsi che gli eventi meteorologici estremi, come quelli che si sono verificati recentemente in Svizzera e in Germania o che si stanno verificando nell’Europa meridionale, aumentino in futuro. Questi eventi diventeranno più frequenti e più intensi, si afferma nella prima parte del sesto rapporto di valutazione dell’IPCC. La Svizzera non sfuggirà a questa evoluzione. È probabile che si verifichino più ondate di calore, forti precipitazioni e siccità. “Questi eventi aumenteranno in frequenza e intensità nell’ovest dell’Europa centrale e quindi anche in Svizzera, con l’aumento del riscaldamento globale”, spiega Sonia Seneviratne, professoressa al Politecnico di Zurigo, responsabile del capitolo sugli estremi meteorologici e climatici. Alcuni cambiamenti, come l’aumento del livello del mare o lo scioglimento delle calotte glaciali, sono già irreversibili per centinaia o migliaia di anni, aggiunge Gian-Kasper Plattner dell’Istituto federale svizzero di ricerca sulla foresta, la neve e il paesaggio (WSL). Secondo il rapporto dell’IPCC, il ritiro dei ghiacciai infatti continuerà per decenni, anche se le temperature globali si stabilizzeranno.

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