Ticino
URC 2022: “A Lugano il calcio d’inizio”
Lara Sargenti
2 anni fa
I rappresentanti del Dfae e l’ambasciatore di Kiev in Svizzera hanno fatto il punto sulla conferenza che si aprirà settimana prossima sulle rive del Ceresio. E le assenze di grandi leader non spaventano. Billeter: “Molto soddisfacente il livello di rappresentatività”

Circa 1’000 partecipanti, 52 delegazioni tra Stati e organizzazioni internazionali e 8 capi di Stato all’Ukraine Recovery Conference di Lugano, in programma settimana prossima. A presenziare, oltre al presidente della Confederazione Ignazio Cassis, il primo ministro ucraino Denys Shmyhal e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si collegherà invece in videoconferenza. I dettagli sono stati resi noti questa mattina a Berna dal Dipartimento federale degli esteri (Dfae) e dall’ambasciatore ucraino in Svizzera. Un incontro durante il quale sono stati presentati i principali obiettivi che si spera di raggiungere con l’evento del 4 e 5 luglio. Nelle intenzioni di Berna e di Kiev la conferenza sarà solo l’inizio di un lungo lavoro di ricostruzione, ha spiegato Simon Pidoux, ambasciatore speciale della Confederazione per la conferenza di Lugano ai microfoni di Ticinonews. Ma l’alto numero di partecipanti alla conferenza getta buone basi per avviare un processo di discussione a livello internazionale, hanno spiegato i presenti. E le defezioni di persone eccellenti della diplomazia mondiale sembrano non preoccupare.

“Numero record di presenze”
“Se facciamo un confronto con le edizioni URC precedenti, nonostante si siano svolte in un contesto e con temi diversi, raggiungiamo numeri record”, spiega Térence Billeter, capo della Task Force per la conferenza di Lugano a Ticinonews. “E il livello di rappresentatività è molto soddisfacente. Avremo 8 capi di Stato e una quindicina di ministri”. Dello stesso avviso Simon Pidoux, ambasciatore speciale della Confederazione per la conferenza di Lugano, che si dice non preoccupato per le assenze dei grandi leader mondiali. “Non siamo delusi. Nelle ultime conferenze URC non ci sono mai stati capi di governo. L’ultima, avvenuta lo scorso anno a Vilnius, in Lituania, c’erano solo 250 persone e una decina di ministri. I numeri di questa edizione vanno dunque oltre le nostre aspettative”. Addirittura, ha spiegato Billeter, a causa dei limiti di capacità del palazzo dei congressi, ad alcune persone è stato negato l’accesso a partecipare.

“A Lugano il calcio d’inizio”
Per l’evento sono state identificate cinque aree di intervento principali: società, economia, ambiente, infrastrutture e digitalizzazione. Aree concordate con i partner ucraini, l’Ue e la banca mondiale, spiega Pidoux. “L’idea è di identificare principi e il metodo per portare avanti questa ricostruzione”. Quella di Lugano non sarà tuttavia l’unica conferenza sull’Ucraina. Durante il G7 in Baviera, Ursula Von der Leyen e il cancelliere tedesco Olaf Scholz hanno annunciato che organizzeranno una conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina in Germania. Per Pidoux è un fattore positivo: “Non si tratta di concorrenza, ma è un evento complementare. Noi facciamo il calcio d’inizio a Lugano. Se poi seguono altre conferenze è perfetto: significa che il processo è attivo e funziona”.

Le aspettative
Dal canto suo l’ambasciatore ucraino in Svizzera Artem Rybchenko ha parlato dell’importanza della conferenza luganese e delle aspettative a riguardo. “È importante avere una piattaforma di tale portata in questo momento. Si guarda al futuro, ma si inizia concretamente oggi: riguarda la ricostruzione di un grande paese, ma concerne anche l’Europa. Ci aspettiamo passi concreti, soluzioni logiche e solidarietà internazionale. Vogliamo una road map per il futuro, non solo dichiarazioni”.

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