
contagi di coronavirus in Ticino e in Svizzera sono scesi drasticamente e continuano a scendere. Ottime nuove anche per il direttore dell’Epatocentro Ticino Andreas Cerny: “Penso che sia una bellissima notizia, è il risultato delle misure che sono state applicate. In fondo vediamo l’effetto di ciò che abbiamo fatto più o meno tre settimane. Purtroppo, però, non possiamo dire che il virus è andato via, c’è ancora e c’è un certo rischio che poi ritorni”, ha spiegato al TgSpeciale di Teleticino. Insomma, un bilancio positivo, ma timori per il futuro.
Quindi è il distanziamento sociale ad aver fatto la differenza?“Il distanziamento sociale che abbiamo messo in atto ha fatto sì che il virus non è più riuscito a passare da una persona all’altra, il cosiddetto indice R0 ora è molto basso. C’è stata una presa di coscienza in Ticino, tutti siamo stati toccati. Poi le strutture sanitarie e con loro i medici di famiglia sono diventati molto più bravi nella gestione e nella diagnosi della malattia e, ancora, non abbiamo più problemi di forniture di materiale protettivo. Ma ora l’allentamento delle misure, un allentamento generalizzato che non si capisce da dove sia saltato fuori, quasi sicuramente riporterà questo virus tra la popolazione e porterà sicuramente nuovi casi. E, anche questo, lo vedremo dopo 3-4 settimane, è la biologia della malattia che ha i suoi tempi.
Teme di più per la riapertura delle scuole o degli altri settori?Questo è molto difficile da dire, non abbiamo dei dati per dire se questo virus giri più facilmente in una certa fascia d’età. Il metodo scientifico vorrebbe un processo in cui si fa un primo passo, si valuta se questo ha portato a un aumento di casi, solo dopo se ne fa un altro passo e così via. Se si fanno più passi contemporaneamente, quando scoppieranno nuovi casi si avrà subito un numero di casi piuttosto elevato e non si potrà più seguire la catena del contagio, capire da dove sono venuti questi nuovi casi.
La strategia è tracciare i nuovi casi e isolarli, sarà possibile?Come detto ho paura che avremo rapidamente una crescita di nuovi casi e che non li potremo più identificare. Prendiamo l’esempio di qualcuno che vive con la sua famiglia, poi va al ristorante, poi andrà a fare del fitness. Se questa persona si ammala la cerchia tra cui identificare la catena del contagio è veramente molto alta.
Tra gli scienziati vi sono spesso divergenze, come mai?Il fatto è che abbiamo un problema molto urgente e abbiamo bisogno di avere dati scientifici. Così dall’inizio della pandemia vi sono state più di tremila pubblicazioni, molte sono preprint, non sono ancora state analizzate da colleghi per valutarne la qualità. Così abbiamo molte pubblicazioni, anche di giornali di alto livello, che in realtà non sono molto affidabili. Inoltre abbiamo notato che i politici tendono a sfruttare la scienza per sottolineare ciò che vogliono. Il limite tra le decisioni politiche e le decisioni scientifiche è diventato molto grigio. Questo fenomeno purtroppo è diventato molto evidente anche da noi.
Così non si rischia di creare ancora più confusione?Assolutamente. Purtroppo anche da noi spesso le decisioni vengono prese su delle pseudoscienze. Ma c’è da dire che sono stato molto contento di vedere il lavoro scientifico fatto dalla task force federale, pubblicato il 29 aprile. Ho potuto notare che questi articoli sono molto ben fatti e sono super prudenti. Se guardate quello che è stato scritto sulla trasmissione nelle scuole, sono molto prudenti. Ammettono che la trasmissione tra i bambini di meno di 9 anni è ancora troppo poco conosciuta. In questo lavoro della task force, nessuno scrive che il virus non si può trasmettere tra i bambini.
Quindi è azzardato aprire le scuole?L’azzardo, lo ripeto, è di fare tutti gli allentamenti assieme. Il virus per trasmettersi cerca una piccola porta aperta, dove noi non facciamo attenzione. Se apriamo le scuole partirà di là, se apriamo i ristoranti partirà di là.
Quindi la porta sarà spalancata.Se riapriamo i negozi, le scuole, i ristoranti e poi anche i centri fitness, il virus troverà una strada per farsi di nuovo vivo e purtroppo sarà rapidamente difficile capire quale sia.
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