In Gestione è arrivata l’ennesima fumata grigia sulla tassa di collegamento. Il nodo della questione, dopo settimane di discussione, non riguarda l’essere favorevoli al balzello oppure contrari, bensì se abrogarlo in Gran Consiglio o passando per il voto popolare. La tassa di collegamento, ricordiamo, dovrebbe entrare in vigore a gennaio 2025. A fine 2022, però, un comitato interpartitico composto da UDC, PLR e Centro ha raccolto oltre 16mila firme a favore di un’iniziativa che ne chiede l’abolizione. La questione, da mesi, è al vaglio della Gestione.
Un mese fa, a sorpresa, il Consiglio di Stato ha invece presentato un controprogetto che propone di applicare la tassa a chi possiede più di cinquanta posteggi, ma soltanto nel caso delle aziende. Negozi e centri commerciali verrebbero esentati. Ad oggi in Gestione ci sono quindi due rapporti: uno targato UDC, con il quale si chiede che il Gran Consiglio abroghi la tassa di collegamento tout court, e uno sostenuto dalla sinistra, favorevole al controprogetto e quindi al voto popolare.
Caprara: “Penso sia importante andare al voto”
Ad essere ancora dubbiosi sono PLR e Centro, contrari alla tassa di collegamento proprio come l’UDC ma che preferirebbero, esattamente come la sinistra, che ad esprimersi fosse il popolo e non il Parlamento. “La maggioranza del nostro gruppo si schiera per l’abrogazione tout court”, afferma il liberale Bixio Caprara. “Io, esprimendomi a titolo personale, sono contrario sia alla tassa di collegamento sia al controprogetto, ma penso che sia importante andare al voto”.
Agustoni: “Aspettiamo il rapporto”
Opinione simile quella del capogruppo centrista Maurizio Agustoni. “La maggioranza del gruppo è contraria alla tassa di collegamento. Considerando che c’è stato un voto popolare, la soluzione più simile vorrebbe un ulteriore voto popolare per eventualmente abrogarla”. Detto ciò, “aspettiamo il rapporto della collega Bourgoin a sostegno della tassa per poi determinarci definitivamente”. L’unica certezza, in conclusione, è che il tempo è scaduto. Si dovesse andare al voto popolare, non lo si potrebbe comunque fare entro la fine dell’anno.