Teatro
Successo per Azul al LAC, Stefano Accorsi: "Una carezza sul cuore"
Redazione
un anno fa
Tutto esaurito ieri sera al LAC per lo spettacolo scritto e diretto da Daniele Finzi Pasca, che vede sul palco Stefano Accorsi. Il pluripremiato attore ci ha raccontato come è nata la collaborazione con il regista ticinese.

Ha esordito con un tutto esaurito ieri sera al Lac “Azul”, lo spettacolo di Daniele Finzi Pasca, interpretato dall’attore bolognese Stefano Accorsi. Una storia che parla di calcio e di tifo, di amicizia e di condivisione. Dopo il fortunato esordio nelle sale italiane, anche il Ticino ha dunque dato il suo caloroso benvenuto alla pièce, che sarà in scena ancora stasera e nel fine settimana. Nei minuti immediatamente precedenti la “prima”, Ticinonews ha incontrato Accorsi, il quale ci ha raccontato come è nata la collaborazione con il regista ticinese.

Da un lato un attore a 360° gradi, che è conosciuto al grande pubblico soprattutto per il cinema e la televisione. Dall’altro un regista onirico e clowneristico. Come nasce questa collaborazione e cosa fa nascere a livello artistico?

“Questa collaborazione nasce grazie al nostro produttore Marco Balsamo, il quale conosceva bene il lavoro di Daniele Finzi Pasca. Nel momento in cui stavamo sviluppando il progetto, ha pensato di coinvolgerlo e ho subito pensato fosse un'idea meravigliosa. Per quanto riguarda l’aspetto del clown, io ho fatto la scuola del Teatro di Bologna di Alessandra Galante Garrone, che si basa sull'uso del corpo, delle maschere e del clown. Ho sempre pensato che la clownerie sia un po' l'essenza di questo mestiere. È il gioco infantile per eccellenza e permette, anche senza grandi narrazioni, di condividere molto con il pubblico. È veramente magico. Daniele riesce a coniugare questo spirito anche con il testo, la prosa e i rapporti senza mai perdere questa “nudità” del clown. È come l'essenza del calcio: la gente proviene da ambienti più disparati, ma quando è allo stadio condivide esattamente le stesse emozioni. Si torna tutti a uno stato primordiale delle emozioni”.

Lo spettacolo parla di calcio, ma non parla solo ai tifosi. C’è molto di più…

“C'è molto altro ed è questo il bello. Parla di vita, di quattro amici che si aprono e si raccontano. Si conoscono da sempre e non possono barare l'uno con l'altro. Parla delle loro famiglie, dei momenti che hanno dato gioia nella loro vita e che hanno dato anche da soffrire. Questo continuo condividere di momenti è molto emozionante, è una bella carezza sul cuore”.

C'è anche qualcosa di fiabesco nello spettacolo. Si parla di quattro personaggi che a livello ideale non hanno avuto una madre…

“Si tratta di Pinocchio, Adamo, il Golem e Frankenstein. A quanto pare sono gli unici quattro personaggi a essere nati solo da un papà. È una metafora difficile da decodificare, ma che li pone in un ambito onirico, trasognato, poetico”.

Cosa speri si porti via il pubblico dalla sala?

“In scena facciamo un canto, si chiama Azul ed è il coro da stadio. Molta gente ci ha raccontato che nei giorni successivi allo spettacolo continua a canticchiare questa canzone e che si porta appresso un grande buonumore. Portarsi a casa questo tipo di emozione per me non è una cosa da poco. Inoltre, durante lo spettacolo, faccio un discorso sulla felicità. Tendiamo spesso a sottovalutare tante cose che ci succedono nella vita o a non considerarle abbastanza. Questo spettacolo ci fa riflettere sulle piccole cose che possono fare la grande differenza, soprattutto se noi siamo pronti a vederle un po' di più”.