L'intervista
“Se UBS lascia la Svizzera è una catastrofe”
Redazione
3 ore fa
Alberto Petruzzella, presidente ABT, sulla possibilità che la grande banca si trasferisca negli USA: "Serve un compromesso. Le banche devono essere ben capitalizzate, ma non si può nemmeno esagerare".

Secondo un articolo del New York Post, UBS starebbe valutando un possibile trasferimento della sede centrale negli Stati Uniti per sfuggire all’inasprimento dei requisiti patrimoniali ipotizzato da Berna. Una mossa che, se confermata, avrebbe un forte impatto sulla piazza finanziaria svizzera. Ne abbiamo parlato con Alberto Petruzzella, presidente dell’Associazione bancaria ticinese.

L'intervista

Si tratta di un’ipotesi reale o piuttosto di una mossa di pressing politico?
“Io penso che la banca stia valutando tutte le opzioni. Conoscendo Sergio Ermotti, l’ultima cosa che vorrebbe è portare la sede lontano dalla Svizzera. Tuttavia UBS ha azionisti – molti dei quali stranieri – che non si lasciano influenzare dalla politica o prendere dall’emotività: fanno semplicemente dei calcoli. Se davvero UBS dovesse aumentare il capitale di 24-27 miliardi, il consiglio di amministrazione è tenuto a valutare tutte le opzioni".

Ermotti ha più volte dichiarato di voler restare in Svizzera, ma non ha mai nascosto la sua contrarietà alle misure che Berna intende perseguire…
"Credo che l’interesse di UBS sia quello di rimanere in Svizzera: è la più grande banca del Paese e un pilastro per l’economia e la piazza finanziaria. Ma tutto ha un prezzo: quando si parla di così tanti miliardi, si comincia a fare qualche valutazione".  

Quali sarebbero i vantaggi e gli svantaggi concreti per ubs e il paese se questo passo venisse effettivamente compiuto?
"Come detto per UBS lo scenario migliore sarebbe quello di rimanere, ma probabilmente c’è un prezzo che quando diventa troppo alto li obbliga a considerare altre opzioni. Per la Svizzera credo che sia assolutamente importante che rimanga affinché ci sia almeno una grande banca internazionale. È importante per la piazza finanziaria e l’economia del nostro paese".

La partenza della sede avrebbe effetti anche sui posti di lavoro…
"Certamente. Non si tratterebbe solo di spostare qualche dirigente, ma probabilmente migliaia di specialisti qualificati e ben retribuiti. Sono posti di lavoro che non possiamo permetterci di perdere".

Ieri il Blick riportava le parole di Daniel Zuberbühler, ex capo della vigilanza bancaria svizzera, secondo cui un’eventuale partenza non sarebbe ideale ma nemmeno una catastrofe. Condivide questa lettura?
“No, non la condivido. Se UBS lasciasse la Svizzera sarebbe un’enorme perdita per la nostra piazza finanziaria e l’economia. D’altra parte, è chiaro che il Consiglio federale vuole evitare di rivivere una crisi come quella di Credit Suisse: un obiettivo legittimo che va perseguito. Se UBS lascia la Svizzera è una catastrofe”.

Sul piano politico, sarebbe anche un danno d’immagine per la Svizzera?
“Non sta a me giudicare, ma certamente sarebbe una situazione che preferirei evitare”.

Come si evolverà il braccio di ferro tra UBS e il Consiglio federale?
“Difficile prevederlo. Mi auguro che si arrivi a un compromesso. Le banche devono essere ben capitalizzate, ma non si può nemmeno esagerare, perché si rischia di mettere in difficoltà la più grande banca svizzera. Da buoni svizzeri, dobbiamo trovare una soluzione di equilibrio”.

Questa situazione preoccupa anche il resto del settore bancario?
“Sì. Le nuove norme della FINMA toccano tutte le banche, non sono quelle “too big to fail”. Abbiamo più volte sottolineato la necessità di equilibrio e non vediamo motivo per un eccessivo attivismo del regolatore”.

Se UBS dovesse davvero decidere di trasferirsi, quali sarebbero i tempi?
“Non si sposta la sede di una grande banca in cinque minuti. Ci vorrebbe tempo, e avremmo modo di discuterne ancora”.