Ticino
Presentato il rapporto di responsabilità sociale delle imprese, Modenini: "Un certo impegno è necessario"
Redazione
2 mesi fa
Martedì è stato presentato il “Rapporto di responsabilità delle imprese”, uno strumento di misurazione concreto e strettamente ancorato al territorio pensato per rendere le imprese ticinesi più competitive e al passo con i tempi. Una 60ina di pagine che indirizzano le aziende attraverso degli indicatori ben precisi. Ticinonews ha approfondito il tema con il direttore dell'Associazione Industrie Ticinesi (AITI) Stefano Modenini.

Negli ultimi anni si è affermata la consapevolezza che imprese e società non possono essere considerate in modo indipendente. Gli influssi possono essere positivi o negativi, per questo è necessario che le imprese approfondiscano la natura e la portata di questi scambi nell’ottica di una prospettiva di lungo periodo. Da qui è nato il documento “Rapporto di responsabilità sociale delle imprese” redatto da AITI: una descrizione dell’attività dell’azienda del suo modello di business, degli indicatori che descrivono gli impatti di tipo economico, sociale ma anche ambientale dell’impresa, sono solo alcuni degli ingredienti del rapporto presentato martedì da AITI. Non certo una novità nel panorama mondiale, ma che ora si è concretizzato in uno strumento di misurazione strettamente ancorato al territorio e di facile fruizione. "Visto che ormai le aziende sono sempre più chiamate a redigere rapporti di sostenibilità, ma le linee guida esistenti fino ad oggi sono molto complesse e pensate innanzitutto per le imprese internazionali di grandi dimensioni, noi mettiamo da oggi a disposizione un modello che facilita la rendicontazione anche per le PMI e i locali", spiega a Ticinonews la responsabile CSR AITI e docente alla SUPSI Jenny Assi.

Uno strumento per le PMI

Uno strumento dunque pensato per le piccole medie imprese (PMI) che operano in Ticino, una sorta di vestito fatto su misura, per permettergli di rimanere competitive nel contesto sociale in cui operano facendo un passo avanti rispetto al passato. "Finora le aziende si occupavano di responsabilità e dell’organizzazione con le famose ISO 9000" ricorda il presidente di AITI Oliviero Pesenti. "Questo strumento dà l’opportunità alle imprese di certificare, oltre a un buon livello di organizzazione dal punto di vista produttivo, quello di un’organizzazione interna rispettosa della responsabilità sociale, che integra tutto quello che è il controllo della provenienza delle materie prime, del consumo energetico, dell’ambiente". Secondo Pesenti è soprattutto un nuovo modo per collaborare con i propri dipendenti.

"Un vantaggio per le aziende"

Il rapporto di responsabilità sociale delle imprese è frutto di un lavoro corale già intrapreso da tempo, e sostenuto dal Cantone, che vuole essere non solo uno strumento di misurazione per le aziende ma anche servire a ottimizzare il tessuto economico e contribuire al benessere e alla crescita della regione. Il direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE) Christian Vitta sostiene che il rapporto sia "un vantaggio dell’azienda poter codificare delle buone pratiche che già eseguiva in precedenza, ma che non erano rese pubbliche o codificate in un documento". "Il fatto di avere adesso uno strumento standard a disposizione delle imprese facilita anche la redazione di questo tipo di documento, che richiede un certo investimento di tempo e risorse", afferma Vitta.

"Uno strumento percepito e recepito"

Prima della presentazione ufficiale il rapporto di responsabilità sociale è stato testato in 10 aziende ticinesi, e nonostante l’impegno necessario per la redazione, è stato accolto positivamente, un segno che secondo AITI le aziende regionali sono pronte ad utilizzarlo. Le imprese "si sono rese conto che questo strumento le aiuta molto anche a crescere e ad avere al loro interno una situazione in tempo reale di tutto quello che sta succedendo nella vita quotidiana dell'impresa", dice Pesenti. Il rapporto è "uno strumento che è stato percepito e recepito molto bene dalle imprese", conclude il presidente di AITI.

Per approfondire il tema Ticinonews ha intervistato il direttore di AITI Stefano Modenini.

Concretamente quando si parla di responsabilità sociale delle imprese cosa si intende?

"La responsabilità sociale significa essere e avere dei comportamenti responsabili verso i collaboratori, il territorio, l'ambiente, la società. Sono dei criteri codificati oramai a livello internazionale da diversi anni e che oggi sono dei fattori di mercato. Quindi soprattutto le aziende che esportano come le nostre devono soddisfare tutti i determinati criteri, per esempio per poter vendere o ricevere la merce che deve essere lavorata".

Non si rischia di creare ulteriore burocrazia, che le aziende non amano?

"Non è proprio la stessa cosa. Evidentemente un rapporto come quello sviluppato con il sostegno della SUPSI per AITI è abbastanza complesso perché tratta materie soprattutto per aziende che sono attive anche al di fuori del nostro cantone. Un certo impegno è necessario, però questi sono i criteri che bisogna rispettare e adottare per poter vendere in tutto il mondo".

Non trattandosi di un documento obbligatorio, ma di un'autocertificazione, come si possono stimolare le aziende a dotarsene?

"È un’autocertificazione fino ad un certo punto, perché il rapporto è stato costruito seguendo i criteri adottati a livello nazionale e internazionale. Quindi ad esempio il cliente può richiedere all'azienda di dimostrare quello che ha scritto, anche visitando l'azienda stessa. Quello che noi vogliamo fare non è semplicemente mettere a disposizione un documento da utilizzare, ma accompagnare le aziende nella redazione e creare contenuti di formazione. Noi vorremmo e faremo in modo che le imprese si impegnino a formare del personale interno che sia specializzato nell'utilizzare questi documenti e nel diffondere all'interno dell'azienda una cultura responsabile verso il territorio".

Il rapporto vale anche per le aziende che sono attive unicamente sul territorio?

"Noi facciamo parte dal 2016 di un tavolo cantonale della responsabilità sociale, che coinvolge la camera del commercio, l'associazione bancaria, la SUPSI, il cantone. I colleghi della camera di commercio già da due anni offrono un report indirizzato alle aziende piccole o che partecipano anche agli appalti pubblici. Mentre noi ci siamo più concentrati sui tipi di media dimensione che sono più votate all'export".

In che modo riuscite a sostenerle e a dare una mano?

"Ci sono sul territorio delle aziende che usano questi strumenti da anni, pensiamo anche alle multinazionali. Noi metteremo a disposizione delle competenze tecnico-scientifiche e ci saranno delle persone che aiuteranno le aziende, se lo vorranno, a completare il documento, che chiaramente è nel loro interesse riempire nella maniera corretta".

Come fate a verificare l’affermazione di un’azienda che sostiene di essere socialmente responsabile?

"Lo strumento è costruito secondo dei criteri facoltativi e obbligatori. Questi sono richiesti anche a livello internazionale. Chiaramente non siamo noi quelli che andiamo a controllare però ci sono nei settori degli organismi o degli ispettori, come nel settore farmaceutico o del lusso. Per esempio, le nostre aziende forniscono prodotti per l'alta orologeria svizzera e le aziende svizzere che richiedono questi prodotti verificano presso le medesime aziende il rispetto di tutti i criteri. Quindi non c'è uno standard o un'organizzazione mondiale che controlla, ma ci sono a seconda dei settori una serie di organizzazioni che verificano oppure i clienti stessi".

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