Ticino
“Si faccia chiarezza sull’Ufficio stranieri”
Foto CdT/Crinari
Foto CdT/Crinari
Filippo Suessli
4 anni fa
Il Partito socialista chiede di attivare l’Alta vigilanza sul Consiglio di Stato e sulle procedure che vengono attivate quando si chiede la concessione o il rinnovo di un permesso

“Controlli di polizia sproporzionati e gravemente invasivi della sfera privata ai danni di cittadini intenti a rinnovare il permesso di domicilio o per la concessione del permesso di dimora”. Questi sono alcuni degli elementi “estremamente preoccupanti” emersi dall’inchiesta “La vita degli altri” della trasmissione Falò della Rsi. Per questo il Partito socialista chiede che sia attivata l’Alta vigilanza sul Consiglio di Stato, così da fare “chiarezza sulle procedure e le prassi adottate dall’esecutivo e dal direttore del Dipartimento delle istituzioni, attribuendo le relative responsabilità politiche”. Fabrizio Sirica (copresidente del Ps) e Ivo Durisch (capogroppo in Gran Consiglio), sottolineano infatti come, durante il dibattito che ha seguito il reportage, “il capo del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi abbia parlato di precisa scelta politica nel non rispetto delle indicazioni del tribunale”.

Casellario giudiziale e centro degli interessi

Durante la trasmissione, si sono trattati soprattutto i casi di alcuni cittadini stranieri che, spesso dopo anni passati in Svizzera, si sono visti negare il rinnovo del permesso per iscrizioni vecchie o bagatellari presenti sul casellario giudiziale. Rifiuti che hanno portato a dei ricorsi con esito positivo e per i quali il Tribunale amministrativo cantonale ha esposto perplessità sull’operato dell’Ufficio stranieri e sul Servizio ricorsi del Consiglio di Stato. L’altro tema riguardava il centro di interessi di una persona che, per avere diritto a un permesso di domicilio, dev’essere in Ticino. I controlli di polizia chiamati a stabilire questo fattore, sono stati descritti come particolarmente invasivi (con anche oltre 100 controlli).

Dieci domande

Fabrizio Sirica e Ivo Durisch, oltre a chiedere l’Alta vigilanza, hanno anche inoltrato un’interrogazione al Consiglio di Stato proprio su quest’ultimo punto, quello dei controlli di polizia. Ecco le domande:
1. Quanti sono stati gli incarti evasi negli anni 2015, 2016, 2017, 2018 e 2019 dall’Ufficio della migrazione/Sezione della popolazione conclusi con una revoca, mancata conferma o constatazione di decadenza di un permesso a persone straniere motivato dal fatto che il centro degli interessi personali non sarebbe stato in Svizzera?
2. Quante di queste decisioni sono state oggetto di ricorso al Consiglio di Stato?
3. Quanti ricorsi sono stati respinti e quanti accolti dal Governo?
4. Quante decisioni negative del Consiglio di Stato sono state oggetto di ricorso al Tribunale cantonale amministrativo?
5. Quanti ricorsi sono stati respinti e quanti accolti dal tribunale?
6. Che tipo di verifiche vengono condotte per arrivare a decidere se il centro degli interessi personali di uno straniero è o non è in Svizzera?
7. Concretamente quanti atti di “indagine” vengono mediamente condotti dalla polizia cantonale e comunale per arrivare a decidere se il centro degli interessi personali di uno straniero è o non è in Svizzera?
8. Quanti atti di indagine sono stati svolti nel 2015, 2016, 2017, 2018 e 2019 (dati differenziati per anno)?
8. Esistono prassi di “indagine” diverse a dipendenza del Comune di residenza?
9. Sulla base di quali norme giuridiche vengono svolti questi atti di “indagine”?
10. In che misura si ritiene ragionevole giungere alla conclusione che il centro degli interessi personali non sia in Svizzera di fronte a persone che vivono sole e lavorano tutto il giorno solo perché hanno un basso consumo elettrico o di acqua?

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