
Una notizia “molto positiva” per la popolazione. A confermarlo il Direttore del Laboratorio Cantonale Nicola Forrer, che abbiamo raggiunto per commentare l’analisi effettuata dai chimici cantonali svizzeri e pubblicata ieri, sul tema delle sostanze inquinanti PFAS nelle derrate alimentari. Indagine da cui è emerso che i prodotti alimentari di origine animale che acquistiamo contengono quantità limitate di PFAS. Risultato come detto positivo, ma anche sorprendente. “L'esito ha stupìto anche noi. Ci aspettavamo delle non conformità maggiori, invece i risultati sono molto positivi. Ovviamente bisogna dire che in tutte le categorie di alimenti si trovano queste sostanze, ma non in tutti i campioni”, spiega Forrer. Quando si parla di PFAS, ricordiamo, ci si riferisce a un gruppo di "sostanze chimiche prodotte da decenni che hanno la caratteristica di essere stabili fisicamente e chimicamente, motivo per cui quando sono immesse nell’ambiente ci rimangono praticamente per sempre", chiarisce l'esperto. Ed è un problema, perché sono anche pericolose per la salute: "Accumulandosi nel nostro corpo possono avere diversi effetti negativi. I principali sono riscontrati a livello di nascituri, con problemi al sistema immunitario. Contenuti alti possono però avere effetti anche sul colesterolo, sui reni o sul fegato".
Blocco e indagine
Nei rari casi in cui è stata rivelata una non conformità, le aziende devono bloccare immediatamente la vendita, eliminare lo stock e anche capire l'origine dell'inquinamento, compito spesso non evidente. Ma ci sono delle tipologie di luoghi particolarmente inclini a queste contaminazioni? "È difficile identificare dei sedimi specifici", conclude Forrer. "Sappiamo però dove erano utilizzate, ad esempio nelle schiume antincendio. Le vecchie piazze di esercizio dei pompieri potrebbero essere quindi dei luoghi contaminati. Oppure, in passato erano presenti anche nei fanghi da depurazione, che erano utilizzati come fertilizzanti, e da lì ci può essere stato un trasferimento a un campo e dal campo alle derrate alimentari". Identificata l'area contaminata, infine, arriva il duro compito di bonificarla. Mansione costosa per cui però potrebbe presto arrivare una mano da Berna.
