Con la primavera alle porte cresce la voglia di ripartire, ripartenza la cui velocità dipenderà in larga parte anche dalla campagna di vaccinazione contro il coronavirus. Vaccini che provengono da grandi gruppi esteri, nonostante la Svizzera abbia una grande industria farmaceutica infatti i vaccini nel nostro paese non vengono prodotti da molti anni, se si esclude Lonza, per il vaccino anticovid, che comunque lavora per l’americana Moderna. Teleticino ha intervistato il farmacista cantonale Giovan Maria Zanini per cercare di capire meglio i motivi di questa transizione: “Ricordo che quando ho iniziato noi avevamo un punto di riferimento nel Serum und Impfinstitut Bern, che poi ha cambiato nome in Berna Biotech”, racconta Zanini, “era una garanzia di rifornimento per il mercato interno e ricordo che in Ticino venivano in molti dall’Italia a comprare vaccini che là non si trovavano. Da una decina d’anni purtroppo la situazione è cambiata in modo radicale e non abbiamo più capacità produttiva in Svizzera”.
Pochi ricavi e pressione sui prezzi
I motivi si basano essenzialmente su due fattori: da un lato la sete di ricavi delle aziende farmaceutiche che preferiscono puntare su prodotti a maggior valore aggiunto (ogni vaccino si somministra al massimo poche volte), dall’altro la pressione sui prezzi della politica per cercare di controllare i costi della salute: “Per l’industria farmaceutica i vaccini non sono più stati interessanti perché i costi di produzione arrivavano addirittura ad eguagliare o superare il prezzo riconosciuto dalle casse malati”, spiega Zanini, “questo ha avuto due conseguenze: in primis la produzione è stata spostata in paesi terzi, dove tutto costa meno, con una perdita di capacità produttive. In secondo luogo i vaccini sono stati abbandonati dall’industria e sostituiti con prodotti più nuovi e più cari. Quindi non abbiamo neanche conseguito quei benefici finanziari ai quali miravamo”.
Problemi di approvvigionamento per farmaci essenziali
Nell’analisi di Zanini dunque abbiamo perso sia indipendenza che soldi, visto che i medicamenti vanno comunque acquistati all’estero. Questo inoltre porta spesso a problemi ad ottenere questo tipo di farmaci, ritenuti poco convenienti dalla maggior parte delle aziende: “Ci sono regolarmente problemi di approvvigionamento con medicamenti che sarebbero ‘vecchi’ e a buon mercato. Un terzo di questi problemi riguarda i vaccini, un terzo gli antibiotici (che sono comunque fondamentali) e un terzo riguarda i medicamenti per le malattie tumorali”, racconta Zanini, “questo è un problema che esiste ormai da diversi anni ed è molto ‘interessante’ che nei rapporti presentati dal Consiglio federale non si parla mai di problemi di approvvigionamento con prodotti nuovi e costosi. Lì l’industria farmaceutica riesce sempre a mantenere un approvvigionamento adeguato...”
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