Si chiama Pierluigi Pasi ed è lui, accanto all’ex giurista Guido Corti, il coordinatore dell’audit annunciato ieri dal Consiglio di Stato. Un audit che ha lo scopo preciso di fare il punto della situazione all’Ufficio della migrazione e pianificare il futuro, in modo che scandali come quello che da giorni riempie le colonne dei giornali, non abbiano più a ripetersi.

Ma il nome di Pasi tra i partiti ha suscitato ben più di qualche perplessità. Non tanto per il profilo scelto: lui, ex procuratore federale, è uno che l’Amministrazione la conosce bene. Nel 2003 era a capo di un progetto pilota, un servizio di controllo interno, sempre all’interno dell’Ufficio della migrazione, dopo lo scandalo legato di nuovo ai permessi.

Ciò che ha dato fastidio tra i corridoi di Palazzo delle Orsoline è che Pasi, poche ore prima dell’annuncio dell’incarico, sia andato in televisione a dibattere sulla questione. Talmente poche ore da rendere pressoché impossibile che non sapesse dell’incarico che il Governo intendeva assegnargli.

Ma non è soltanto questo. Pierluigi Pasi fa soprattutto l’avvocato. E lo fa nello studio legale di Luigi Pedrazzini: l’ex consigliere di Stato pipidino a capo del Dipartimento delle istituzioni fino al 2011. Lo stesso Dipartimento dove si trova l’Ufficio della migrazione sottoposto all’audit. Insomma, dove Pasi dovrebbe indagare.

Il malumore dietro questo nome serpeggiava già ieri tra i corridoi di palazzo. E con le ore si è fatto più pressante. Poco opportuno sostengono alcuni. Meglio affidare l’audit a qualcuno di totalmente esterno all’Amministrazione, sostengono altri. Tra i quali Fiorenzo Dadò che ieri lo ha ribadito più e più volte.

Sui nomi di Pasi e Corti, bisogna dirlo, non c’è ancora una decisione formale. Nell’attesa i colleghi di TeleTicino hanno girato i dubbi proprio al presidente del Governo Paolo Beltraminelli. 

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