AITI
"Non c'è proporzione tra i soldi spesi per socialità ed economia. Bisogna agire"
Redazione
un anno fa
Così il presidente di AITI Oliviero Pesenti chiede alla politica di agire per far sì che "l'industria ticinese stia al passo dei tempi e rimanga attrattiva". Lo ha fatto in occasione dell'Assemblea generale tenutasi a Chiasso.

Per il futuro dello sviluppo economico del Canton Ticino "chiediamo alla politica di compiere scelte coraggiose e immediate". È questo il messaggio principale lanciato dalla sessantunesima Assemblea generale ordinaria di AITI, l'Associazione delle Industrie Ticinesi. "Non abbiamo più tempo, il mondo sta cambiando in maniera vertiginosa, a velocità incredibile", ha spiegato a Ticinonews il presidente Oliviero Pesenti. "Per noi è importante che la politica faccia delle scelte, soprattutto negli investimenti a livello di nuove tecnologie. Questo ci aiuterà a stare al passo con la digitalizzazione". Alla politica, come detto, vengono chieste "scelte coraggiosi e anche impopolari". L'esempio citato ai nostri microfoni è uno: "In Ticino si spendono due miliardi l'anno per aiutare le persone bisognose nella socialità, mentre all'economia vengono date poche decine di milioni in cinque anni. Questa differenza è troppo importante, non c'è proporzione e non va bene per un cantone che vuole rimanere competitivo a livello nazionale e internazionale. Bisogna agire subito, con prese di posizione concrete", ha concluso Pesenti.

La competitività ticinese

"Per fare azienda sul territorio ticinese le condizioni quadre sono peggiorate, o meglio, gli altri territori sono diventati più competitivi", ha spiegato Stefano Modenini, direttore di AITI. "La domanda da porsi è una: il Ticino vuole restare e diventare più competitivo? Se la risposta è negativa il rischio di veder partire molte aziende sarà maggiore", ha aggiunto. Una competitività che passa anche dal caro energia. "Il rincaro dei prezzi ha pesato molto sul settore, perché l'industria è un settore che ha bisogno di elettricità. È chiaro che questa è una voce che pesa sui conti economici delle aziende e la conseguenza è quella di avere un settore meno competitivo".

Verso un Cantone deindustrializzato?

"L'industria ticinese contribuisce a circa il 21% della creazione del PIL cantonale", scrive AITI in un comunicato. "Un dato costante nel tempo, ma che potrebbe essere rimesso in discussione". Il motivo? "Il cambiamento delle condizioni di mercato e delle condizioni quadro per fare impresa", viene spiegato. "Da diverse aziende di peso e facenti parte dell'Associazione stiamo cogliendo segnali di preoccupazione. Non è un'utopia la dismissione parziale dell'attività industriale e lo spostamento al di fuori dei confini cantonali, anzi, esistono già pianificazioni di collocazioni in altre regioni. Non è fuori luogo lanciare l'allarme, anche se non è detto che si realizzi al 100% nei prossimi 3-5 anni", viene sottolineato.