Politica
Morosi delle casse malati, mai più blacklist
©Chiara Zocchetti
©Chiara Zocchetti
Laura Milani
6 ore fa
Lo ha deciso una maggioranza risicata del Gran Consiglio formata da sinistra, Lega e partitini. Pensato come uno strumento per responsabilizzare i debitori, i contrari l’hanno definito “inutile” e “disumano”.

A pochi giorni dall’annuncio dei premi per l’anno prossimo, il Parlamento ha deciso di stralciare definitivamente le blacklist dei morosi delle casse malati, così come richiesto da un’iniziativa socialista. Si tratta di un elenco di persone che, teoricamente, pur potendo pagare i premi decidono di non farlo, e per questo viene loro negato l’accesso alle cure di base. Uno strumento sospeso durante la pandemia e definito dai contrari “disumano”, “inutile” e “inefficace”, visto che durante questi anni di sospensione i numeri non sono diminuiti. Non solo. Secondo il relatore del rapporto di minoranza Danilo Forini, poi accolto in aula grazie al sostegno dei partitini e del deputato Udc Tuto Rossi, “la misura tocca anche le persone fragili, isolate, che nemmeno aprono la posta”. Forini inoltre rincalza: “I morosi aumentano perché aumentano i premi di cassa malati”. Secondo il deputato leghista Alessandro Mazzoleni, inoltre, a beneficiarne sono proprio le assicurazioni malattia: “Basta avere l’attestato di carenza beni e il conto lo paga il Cantone”. Per i contrari, gli strumenti per saldare i debiti sono altri.

I favorevoli

Invano i favorevoli, Plr, Centro e Udc, hanno invece parlato di “deterrente”, di strumento efficace di fronte a un problema che pesa sulla collettività. “Sono comunque 20 milioni a carico del Cantone”, ha argomentato il relatore di maggioranza Alessandro Cedraschi del PLR. Dal canto suo, Alessandro Corti del Centro ha cercato di rassicurare: i Comuni hanno l’obbligo di controllare chi non paga perché non vuole e chi non paga perché non può. Soltanto i primi vengono inseriti nella lista, per i secondi “spesso si trovano soluzioni”.

No alla co-docenza

Sempre oggi il Gran Consiglio ha al contrario bocciato una mozione: la proposta di Maura Mossi-Nembrini di Più Donne di introdurre la co-docenza alla scuola dell’infanzia nelle sezioni con più di 12 bambini. Sul tavolo dei deputati c’era il compromesso formulato dalla minoranza commissionale, Verdi e PS: prevedere almeno l’introduzione di una mezza unità. Un’esigenza, è stato argomentato in aula, per meglio svolgere il ruolo educativo, potersi prendere una pausa durante il mezzogiorno e conciliare la vita privata. La maggioranza formata dai partiti borghesi ha però seguito il Governo preferendo attendere la prossima primavera, quando verrà presentato un rapporto proprio per affrontare le criticità sollevate, che nessuno, in primis Marina Carobbio direttrice del Decs, ha messo in dubbio.