
Il magnan, lo stagnino, girava di villaggio in villaggio a sistemare pentole e secchi. Proprio come il moleta, l’arrotino, ridava il filo a coltelli e attrezzi. Il furnasèe, il fornaciaio, creava mattoni e coppi, mentre il minatore schiariva la via nei cunicoli con la lampada a carburo. Mestieri quasi dimenticati che un tempo erano la normalità, “basti pensare che nell’800 nel solo Malcantone c’erano qualcosa come 40 miniere attive”, racconta Martino Molinari del Gruppo costumi malcantonesi. Un collettivo, nato negli anni 60 del secolo scorso, che canta e balla in costume, soprattutto mettendo in scena la Maggiolata e che da qualche anno rievoca le professioni di un tempo.
Tra musei e soffitte
Dopo gli spettacoli nel Malcantone, per la prima volta questa rievocazione sbarca a Lugano durante la Festa d’autunno (domenica 5 ottobre alle 11:30 e alle 15:30 sotto al portico di Via Magatti 2). Una decina i mestieri rappresentati. “Dopo ogni interpretazione del mestiere, segue il canto dedicato a quell’attività”, spiega Molinari. Un lavoro che impone una ricerca per poter arrivare allo spettacolo, ricerca di fonti, di attrezzi e di costumi. “Abbiamo il sostegno del Museo del Malcantone, ma anche i nostri figuranti portano tutti un’esperienza personale”.
Guardare e toccare
Non solo uno spettacolo, ma anche la possibilità di toccare con mano alcuni strumenti. “Ogni bambino ma anche adulto che vuole metter mano è ben accetto. Il gruppo CurioLino ha portato un piccolo telaio, per far provare la tessitura, o abbiamo l’argilla originale delle Fornasette, con cui si realizzavano i mattoni”.
