
FFS Cargo verso la chiusura? Il personale ticinese non ci sta e ieri, con un’azione dimostrativa al Congresso del Sindacato del personale dei trasporti (SEV), lo ha ribadito al consigliere federale Albert Rösti. In una sala gremita è stato inscenato un corteo funebre per la dipartita di FFS Cargo. Questo è infatti lo scenario temuto dal SEV alla luce della strategia messa in atto dall’azienda. Il “ministro” dei trasporti ha aperto a un incontro con una delegazione del sindacato per approfondire la questione. Settimana scorsa, il SEV ha anche scritto al Consiglio di Stato e a diversi municipi del Canton Ticino, invitandoli a prendere posizione verso il Dipartimento Federale dei Trasporti per chiedere di intervenire su FFS Cargo. Secondo il sindacato, la politica non può disinteressarsi di questa questione: “In gioco ci sono posti di lavoro, strade intasate di camion e un peggioramento della qualità di vita per tutto il cantone”.
Dimostrazione a Bellinzona
Ma le voci di protesta non finiscono qui. Ieri in Piazza Governo a Bellinzona si è tenuto il presidio organizzato dal Sindacato svizzero dei macchinisti e aspiranti (VSLF). Oltre ad alcune decine di persone impiegate presso le FFS, alla manifestazione hanno preso parte esponenti del granconsiglio ticinese, rispondendo così all’appello del sindacato a prendere posizione in merito ai tagli previsti nel nostro cantone. Tra i presenti vi erano anche rappresentanti del Partito socialista (Laura Riget, Yannick Demaria, Cristina Zanini-Barzaghi e Lisa Boscolo), dei Verdi (Nara Valsangiacomo, Marco Noi, Giulia Petralli), di Forum Alternativo (Beppe Savary Bordoli) e del Partito Comunista (Massimiliano Ay e Lea Ferrari).
"Servono soluzioni concrete e attuabili"
Da diverso tempo si parla delle intenzioni di FFS Cargo di ridurre l’offerta e della prevista chiusura dei centri di smistamento di Lugano-Vedeggio e di Cadenazzo. Ciò “significa mettere a rischio il benessere di diverse famiglie che da molti anni sono impiegate presso le FFS, offrendo loro alternative difficilmente attuabili, come il trasferimento del posto di lavoro in un’altra regione linguistica”, si legge in un comunicato del sindacato. “Non è realistico offrire opzioni simili a persone che nel nostro cantone risiedono assieme alla propria famiglia e che qui hanno tutti i riferimenti sociali e culturali”. Si chiede quindi che vengano proposte immediatamente “delle soluzioni concrete e attuabili, misurate sulle necessità sia del personale impiegato, sia delle leggi in vigore”.
L'appello
Il VSLF ricorda che oltre trent’anni fa il popolo svizzero, adottando l’Iniziativa delle alpi, ha iscritto nella Costituzione la necessità di trasferire il traffico merci dalla strada alla rotaia. Le politiche di risparmio attuate da FFS Cargo "non stanno tenendo fede alla volontà del popolo elvetico e stanno mettendo in crisi un’intera filiera produttiva". Nel solo terminal di Cadenazzo "arrivano giornalmente diversi treni destinati alle più grandi aziende elvetiche: La Posta, Migros, Camion Transport,...". Una chiusura dei suddetti terminal "significherebbe un inevitabile ritorno al trasporto su gomma, con centinaia di camion che si riverserebbero sulle strade di regioni che già oggi vivono situazioni di collasso della rete stradale". Attualmente sono in corso delle discussioni con una delegazione parlamentare, con ProAlps e con altri gruppi d’interesse per portare avanti il dibattito politico e fare pressione affinché FFS Cargo "trovi una soluzione più sostenibile". Prossimamente "avrà luogo una riunione strategica, alla quale sono invitati anche i rappresentanti di tutti gli altri sindacati".