Ticino
La caccia oltre gli stereotipi: "Non un hobby ma una necessità"
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Redazione
2 ore fa
Il ruolo dell'attività venatoria nella società odierna. La Federazione Cacciatori Ticinesi: "Oltre a numeri e statistiche, c'è un mondo variegato e profondamente mutato nel tempo".

"Una volta era l'uomo ad aver bisogno della caccia. Oggi è la natura ad averne bisogno". Una frase che ben riassume il cambiamento avvenuto negli ultimi decenni nel sempre più complesso mondo venatorio, che non è più soltanto una necessità individuale (e nemmeno un passatempo), bensì anche gestione del territorio, controllo della fauna, formazione, etica e sostenibilità. "Abbiamo un avvicinamento sempre più marcato della selvaggina alle zone urbane", spiega a Ticinonews il presidente della Federazione cacciatori ticinesi Davide Corti. "La caccia non si pratica più quindi solo in montagna, ma a ridosso di paesi e città". Inoltre "abbiamo una stabilizzazione di alcune specie (camoscio e capriolo), e un aumento considerevole di altre (cervi e cinghiali). Nel primo caso va fatta una gestione conservativa, nel secondo un contenimento dell'aumento".

Un partner fondamentale per il Cantone

Ridurre il numero di cervi per ringiovanire i boschi di protezione, o quello dei cinghiali per limitare i danni alle colture e lottare contro la peste suina africana, sono solo alcuni esempi del ruolo del cacciatore. Una risorsa fondamentale e irrinunciabile anche per il Cantone. Così come essenziale è la Federazione stessa, illustra il collaboratore scientifico dell'Ufficio caccia e pesca Andrea Stampanoni, "per la formazione dei candidati cacciatori e per la prova periodica di tiro, un esame di caccia che avviene ogni due anni".

Una nuova strategia comunicativa

Un contributo, quello dei cacciatori, che - è stato ammesso - si fatica a trasmettere. Stereotipi e diffidenza non mancano e per questo si è deciso per un cambio di passo a livello comunicativo. "Vogliamo essere aperti e trasparenti in modo da spiegare la nostra attività, la quale va molto oltre al semplice andare nel bosco e prelevare un capo di selvaggina", spiega Michele Bertini, responsabile della comunicazione della FCTI. E a cambiare negli ultimi anni non è stato solo il contesto - naturale ma anche legale - e il ruolo operativo del cacciatore, ma pure l'identikit del giovane cacciatore: "Fino a 15 anni fa i due terzi provenivano dalle valli e avevano un ambiente familiare vicino alla caccia, oggi è l'esatto contrario", conclude Corti.