Ticino
Il caso di India ha attivato la popolazione ticinese
immagine CdT/Chiara Zocchetti
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Ginevra Benzi
3 anni fa
Il 26 dicembre 2020 il Ps ha presentato un’interrogazione che chiede al Canton Ticino di dare maggiore sostegno attivo alla ragazza e alla sua famiglia. Attiva anche Azione cattolica ticinese

Era quasi Natale quando una docente di Morbio inferiore (appoggiata dall’ Mps) lanciò un appello rivolto alle autorità cantonali affinché la 19enne India e la sua famiglia (la madre Munaja e suo fratello maggiore Nurhusien), non debbano lasciare la Svizzera a seguito del rifiuto della richiesta di asilo, presentata ben 10 anni fa )

I “casi di rigore” in Svizzera
Stando ai dati forniti, in Svizzera nel 2020 sono state accolte 2'835 persone (13 in Ticino), mentre ne sono state rifiutate 8 (2 in Ticino). A livello ticinese, dal 2014 ad oggi 122 persone sono state accolte nel nostro Cantone, mentre i rifiuti sono stati 5. Se nel 2017 e 2018 i rifiuti erano pari a 0, con il 2019 sono saliti a 2.

L’interrogazione del Ps
Dopo l’appello della docente e del Mps, nella quale si richiedeva il riconoscimento del caso di rigore, la stessa richiesta è stata formulata pochi giorni dopo da sette deputati del Ps, capitanati da Anna Biscossa.

Anche l’Azione Cattolica ticinese sostiene l’appello
Attiva anche l’Azione Cattolica ticinese che proprio questa mattina ha mandato un comunicato stampa dove si sottolinea il fatto che India fa parte della comunità, così come suo fratello Nur e sua mamma Munaja.
“Con noi hanno frequentato scuole, amicizie, sport, tempo libero. Noi a loro vogliamo bene” con queste parole l’Azione cattolica si rivolge alle autorità cantonali e federali nella speranza che intervengano per accordare il permesso di dimora (per casi di rigore) a India e alla sua famiglia.
Dopo dieci anni di attesa non si hanno più scuse per rifiutare la domanda d’asilo, scrive Azione cattolica, aggiungendo che “l’oggettiva condizione nella quale si trovano India e i suoi familiari: senza documenti, sono di fatto apolidi, senza patria. Il loro paese di origine, l’Etiopia, non è più il loro paese. Decidere un rimpatrio forzato in una regione dove la violenza dilaga contro la popolazione civile, diventerebbe un atto di crudeltà.”

Con questo appello il vescovo Valerio Lazzeri assieme a tutta l’Azione cattolica ticinese si augura che a tutti coloro che si trovano a vivere in circostanze simili vengano assicurate assistenza e accoglienza adeguate.

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