
Il riferimento a una coppia omosessuale con figli, proposto da una docente di tedesco a una classe di seconda media nell’ambito di un esercizio sui tempi verbali, “non è né antiscientifico né tantomeno ideologico”. Lo scrive il Consiglio di Stato rispondendo a un’interrogazione inoltrata dal granconsigliere leghista Massimiliano Robbiani, che aveva giudicato “inaccettabile” l’utilizzo di una lezione di tedesco “per inculcare agli allievi l’ideologia 'gender' che un figlio possa avere due madri, o due padri. Se questa è la scuola per i nostri figli, andiamo decisamente molto male”, aveva scritto Robbiani.
Confusione tra “sesso” e “genere”
Nella sua risposta il Governo contesta alcuni termini utilizzati nell’atto parlamentare per qualificare la possibilità che coppie omosessuali possano avere dei figli, come l’aggettivo “vomitevole”. L’Esecutivo puntualizza inoltre che nell’atto parlamentare si confondeva il concetto di ‘sesso’, riferito alle caratteristiche biologiche che distinguono individui di sesso maschile da quelli di sesso femminile, con il concetto di ‘genere’, riferito invece alle componenti di natura sociale e comportamentale che determinano l’identificazione e l’appartenenza culturale di un individuo a uno dei due sessi o a entrambi, oppure ancora a nessuno di essi, indipendentemente dalla propria identità biologica. Il genere, pertanto, “è anch’esso a pieno titolo un oggetto di ricerca scientifica nel campo delle scienze umane e sociali”.
Cosa conta per lo sviluppo del bambino
Il Consiglio di Stato precisa anche che con l’entrata in vigore del “Matrimonio per tutti”, le coppie sposate dello stesso sesso possono adottare congiuntamente un figlio e accedere alle banche del seme. Viene inoltre citato uno studio del centro Gender studies del Departement Gesellschaftswissenschaften dell’Università di Basilea secondo cui la disponibilità di una persona di riferimento costante, che dia al figlio calore e sostegno sul piano emozionale, risulta fondamentale per garantire il benessere del bambino, “indipendentemente dal tipo di famiglia”.
“Affrontare i cambiamenti con curiosità e spirito critico”
In merito alle domande di Robbiani se il DECS fosse al corrente di quanto accaduto e lo approvasse, il Consiglio di Stato risponde che il Dipartimento non era a conoscenza del caso preso in esame, dato che la stesura di esercizi rientra nella sfera della libertà di insegnamento e dell’autonomia didattica. Il caso preso in esame, viene ribadito, “è ben lungi dal violare uno dei vincoli imposti dalla Legge della scuola alla libertà di insegnamento e all’autonomia didattica”. La scuola, in quanto istituzione educativa, “non può astenersi dal riferirsi al mondo al quale appartiene e deve interagire con la realtà sociale e culturale”. Confrontata a cambiamenti come quelli riferiti al ‘genere’, la scuola “deve permettere ai propri allievi di conoscerli, capirli e affrontarli con curiosità e spirito critico”. Quanto sopra “non va considerato un indottrinamento da parte del docente”.