Ticino
Farma Industria lancia l'appello: "Servono più professionisti dall'estero"
Redazione
un anno fa
Costi che crescono, energia che scarseggia e un penalizzante cambio franco/dollaro. L’associazione Farma Industria Ticino traccia un bilancio all’insegna di nuove sfide. “Servono migliori condizioni quadro” dicono i vertici che guardano con perplessità il nuovo Accordo sui frontalieri: “La manodopera estera per noi è fondamentale”.

Le curve di crescita del settore farmaceutico ticinese, elaborate dal Bak, sembrano disegnare un quadro idilliaco. Il bilancio è stato stilato ieri da Farma Industria Ticino. Il settore genera 2,5 miliardi di fatturato e rappresenta l'8,5% del PIL ticinese. "Il Ticino sta diventando sempre più attrattivo", ha spiegato a Ticinonews il presidente Piero Poli. "Qui, tranne qualche eccezione, non ci sono grosse multinazionali e quindi i percorsi di crescita professionale sono più vicini alle aspettative delle persone".

"Servono nuove condizioni quadro"

La competizione con gli altri cantoni, il fatturato dei gruppi ticinesi che non cresce e le conseguenze della pandemia. Tre fattori che portano Farma Industria Ticino a chiedere alla politica nuove condizioni quadro sia in ambito fiscale, sia per quanto riguarda la manodopera. "In futuro ci sarà un importante numero di collaboratori in uscita che dovranno essere sostituiti", ha affermato la direttrice Daniela Bührig. "Non possiamo pensare di sostituire queste persone unicamente con manodopera locale. Bisogna quindi essere pronti ad accogliere i lavoratori provenienti dall'estero. L'accordo sui frontalieri dovrebbe entrare in vigore a breve e ci porterà ad essere meno attrattivi per i nuovi collaboratori d'oltre frontiera, per loro l'impatto fiscale sarà maggiore rispetto ai frontalieri attuali". La necessità di disporre di condizioni quadro sempre migliori e che possano essere attrattive sia per i lavoratori sia per le aziende "è sempre più pressante anche per il nostro territorio".

Il centro di competenze "Life Science"

Sempre in chiave di competitività negli scorsi mesi è nato il nuovo centro di competenze "Life Science": questo "permette a tante aziende, le quali magari non possono investire milioni di franchi in un singolo progetto, di condividerlo con altre attività abbassando i costi. Una peculiarità che può portare ad investire su più progetti". La diversificazione "è importante per arrivare a quello che auspicano tutti, ovvero l'innovazione continua", ha concluso Poli.