Ticino
Ex Macello: parla Marco Borradori
Il sindaco di Lugano sulla vicenda dell’ex Macello si racconta a Matrioska, in una lunga intervista. “Voglio sapere cos’è successo, non mi tirerò mai indietro”, ha ribadito. Su Boas Erez: “Non è un mediatore super partes”.

Prima lo sgombero, poi la demolizione dell’ex Macello fino ad arrivare a una storica manifestazione per le vie di Lugano a sostegno dell’autogestione ticinese. Diverse le azioni che sono in programma tra i molinari, tra queste anche una biciclettata per la città in programma giovedì. Tra gli autogestiti e il Municipio il dialogo pare essere difficile e probabilmente dopo questi fatti quasi impossibile. Marco Borradori a margine degli eventi si racconta con Andrea Leoni in una lunga intervista andata in onda a Matrioska su Teleticino. Ospiti in studio il presidente dell’UDC Piero Marchesi, la vice capogruppo della Lega Sabrina Aldi, i deputati Fabio Schnellmann (PLR), Nicola Corti (PS), Sabrina Gendotti (PPD) e Matteo Pronzini (MPS).

“Momento di riflessione”
“Penso che può essere un periodo utile che permette una riflessione sia da parte da nostra, sia da parte dell’autogestione”, ha commentato Marco Borradori. “Ci troviamo in una sorta di crinale dove sarebbe sbagliato essere precipitosi e così sarebbe sbagliato far finta di niente”, ha aggiunto. Ora per il sindaco è necessario avere un momento per “decantare ma è necessario fare un passo verso il dialogo”.

Prima parte dell’intervista

La vera questione oggi pare essere capire davvero che cosa sia successo per arrivare ad avere oggi solo macerie all’ex Macello. In corso, lo ricordiamo, c’è un procedimento penale e la Magistratura sta ancora lavorando. Il sindaco di Lugano ha ribadito nell’intervista di non aver mai sentito parlare di demolizione prima di quel cruciale sabato sera attorno alle 22:00.

Cosa pensa della cruciale scelta della demolizione?
“Rischiamo di entrare nel recinto proibito, ovvero di quel materiale di cui si occuperà la Magistratura. In questo momento c’è una parte che non si riesce a definire. Ma quello che posso dire io è che non si è mai parlato di demolizione nei mesi precedenti, anche quando noi avevamo annunciato lo sgombero”.

Ha dovuto decidere in un paio di minuti. Si è consigliato con qualcuno?
“Non c’era il tempo, quella sera non ho avuto nessun alcun contatto con Norman Gobbi. La mia verità è questa: io non ho mai sentito parlare di demolizione fino alla chiamata di Karin Valenzano Rossi”.

Un momento di tensione all’interno dell’esecutivo rispetto ai rapporti della Polizia è corretto?
“Dal mio canto c’era questa situazione di incomprensione, non capivo tutto quello che era successo. Mi mancavano degli elementi, non ero né particolarmente preoccupato, né particolarmente nervoso ma sono determinato a capire cos’è successo. Il sindaco vuole sapere cos’è successo, ma soprattutto capire perché. Assicuro che non abbiamo dato nessun contributo alla crisi esistenziale, io so cos’ho risposto e mi prendo la responsabilità della mia decisione”.

In queste ore sta prendendo piede l’indiscrezione che dice che la demolizione totale sia stato frutto di un errore perché si pensava venissero toccate solo alcuni parti dell’edificio. Le risulta?
“L’ho sentito anche io e l’ho pensato anche prima di sentire queste voci che fosse una possibilità non priva di concretezza”.

Seconda parte dell’intervista

Quanto ha inciso la mancata informazione della polizia sul processo decisionale?
“In casi del genere il tempo aiuta molto perché ti permette di consultarti. È una decisione importante, non è che non vedo che non potrebbe essere interpretato come la dimostrazione di un simbolo. Si tratta di un manufatto che sarebbe stato demolito fra qualche anno ma è chiaro che la demolizione, così com’è andata, lascia un segno forte. Se a questo scenario avessimo potuto pensarci con calma, avremmo cercato di evitarlo”.

Se venisse confermato che la macchina della demolizione è scattata prima dell’occupazione dell’ex Vanoni sarebbe grave?
“Sarebbe incomprensibile, era chiaro per noi che se la manifestazione fosse pacifica non ci sarebbe stato nemmeno lo sgombero, per questo non so cos’è successo”.

Non crede che la polizia abbia avvisato dopo per una fuga di notizie?
“È una possibilità, ma vorrei saperlo”.

È rimasto sorpreso per il fatto che la polizia – come ha scritto il Caffè domenica - abbia chiesto le planimetrie al Municipio due settimane prima?
“A noi risulta che avevano chiesto anche prima le planimetrie, ma dipende perché le hanno chiesto. Ovvio che se hanno chiesto i materiali per un’ipotetica demolizione parziale o totale che fosse, mi chiedo perché non ce ne abbiano parlato”.

Speriamo che non ci sia un problema di amianto per i cittadini, per gli operai e per chi vive attorno. Ma questo è un rischio che non è stato ponderato prima dell’intervento?
“Con le forze di polizia abbiamo sempre lavorato molto bene, continuo ad avere fiducia e penso che ora per me sia importante capire cosa è successo per essere tranquillo con me stesso e non demorderò fino a che non avrò capito la dinamica di quei minuti. Io comunque non mi sottrarrò per niente alle mie responsabilità”.

Terza parte dell’intervista

Non è stato toccato dagli insulti?
“Io non ero in casa durante la manifestazione dopo la demolizione. Quella è stata inciviltà, hanno disturbato tutte le persone che vivono nel mio palazzo. Io in trent’anni di politica ne ho viste tante, mi sono addormentato comunque tranquillo quella sera. Quando un agente della Polizia comunale mi ha detto che volevano parlare con me io ero pronto ad andare. Io non mi faccio intimidire per niente, non mi tirerò mai indietro e noi come istituzioni dobbiamo mantenere lucidità, forza e la sicurezza che se abbiamo sbagliato paghiamo ed essere convinti che abbiamo fatto quello che doveva essere fatto, come lo sgombero”.

Boas Erez si è proposto spesso come mediatore. Potrebbe essere un mediatore “super partes”?
“Io non ho l’impressione che Boas Erez sia una persona “super partes”. Le sue parole sono state molto dure, senza sapere realmente cosa fosse successo. Non darò il mio voto a lui”.

Quando legge sul Mattino “i brozzoni”. Cosa ne pensa?
“Non lo condivido e penso che possano sentirsi offesi”.

Una volta che tutto le sarà chiaro, potrebbe essere pronto a chiedere scusa?
“Se sbaglio chiedo scusa e se devo pagare, pago. Chi lavora può sbagliare, il politico può sbagliare. Sarà la procura che dirà chi ha delle responsabilità. Come io accetterò le mie responsabilità, altrettanto con precisione se non avremo sbagliato lo diremo ad alta voce”.

Quarta parte dell’intervista

Ma dove si può trovare lo spazio?
“L’autogestione può trovare uno spazio in Ticino. L’autogestione che ho visto esprimersi in stazione, in piazza Molino nuovo è difficile da accettare. Per questo è importante capire cos’è l’autogestione e noi possiamo proporre una strategia, non mi sento sottopressione nel dover fare qualcosa per forza. In centro diventa difficile per l’autogestione che vuole avere delle regole non sempre compatibili con il resto della società. La sede dell’ex depuratore è una sede che ha delle caratteristiche giuste, non è fuori città”.

Quinta parte dell’intervista

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