Ticino
Ex macello, denunciato il Municipio
Foto © CdT/ Chiara Zocchetti
Foto © CdT/ Chiara Zocchetti
Marco Jäggli
3 anni fa
I Verdi di Lugano hanno presentato denuncia penale al Pubblico Ministero per violazione delle regole dell’arte edilizia, esposizione a pericolo della vita altrui e delitti contro la protezione dell’ambiente

Demolizione dell’ex macello: arriva la denuncia. Lo annunciano i Verdi del Canton Ticino, Sezione di Lugano, rappresentati da Danilo Baratti, che si sono presentati al Pubblico Ministero in qualità di accusatori privati nei confronti di ignoti “da identificarsi presso il Municipio di Lugano”, per i titoli di “reato di violazione delle regole dell’arte edilizia (art. 229 CP), esposizione a pericolo della vita altrui (art. 129 CP), delitto contro la legge sulla protezione dell’ambiente (art. 60 LPAmb), ed ogni altro che dovesse emergere”. A fare da patrocinatore è l’avvocato Costantino Castelli.

Licenza edilizia e perizia per l’amianto
L’accusa del partito luganese poggia principalmente sulla mancanza di una licenza edilizia per effettuare i lavori di demolizione, come specificato dall’articolo 1 della Legge edilizia, oltre al fatto che per ottenere questa licenza su stabili antecedenti il 1990, come è il caso per la parte demolita del Molino, sia necessario ottenere una perizia che attesti la presenza o meno di materiali pericolosi, “quali l’amianto”, i rappresentati del Comune di Lugano hanno ammesso di non aver richiesto alcuna licenza edilizia che autorizzasse l’operazione di demolizione e non hanno fornito alcuna indicazione che permetta di ritenere che siano stati presi i necessari provvedimenti per la tutela dell’ambiente e della popolazione. Infatti, scrivono i Verdi. “in presenza di materiali pericolosi ci sono tutta una serie di precauzioni (spesso molto onerose e severe) da mettere in atto durante i lavori di demolizione. Materiali contenenti ad es. amianto devono essere smaltiti secondo le disposizioni vigenti (...) e secondo le norme cantonali di attuazione”.

“Il Comune ha ammesso l’assenza della licenza, in pericolo l’area circostante”
“In occasione delle diverse prese di posizione pubbliche successive allo sgombero” aggiungono i Verdi, “I rappresentati del Comune di Lugano hanno ammesso di non aver richiesto alcuna licenza edilizia che autorizzasse l’operazione di demolizione e non hanno fornito alcuna indicazione che permetta di ritenere che siano stati presi i necessari provvedimenti per la tutela dell’ambiente e della popolazione. Si ricorda anche che a fianco dello stabile ex Macello vi sono delle scuole elementari, una scuola dell’infanzia, una palestra, degli esercizi pubblici, i corsi d’acqua e diverse abitazioni”. Stanti queste circostanze, si legge inoltre, “vi è motivo di temere che l’operazione di demolizione non sia stata attuata nelle corrette modalità e che la stessa possa aver provocato o provocare ancora la diffusione nell’ambiente di sostanze nocive, in particolare di amianto”.

Infine, “tutte le persone presenti al momento della demolizione (agenti di polizia, operai, giornalisti e curiosi) potrebbero essere stati esposti a dei potenziali rischi per la loro salute. Tra gli scarti visibili vi sono anche degli elettrodomestici, quali frigoriferi, che pure contengono materiali potenzialmente pericolosi, se rilasciati nell’ambiente”.

L’accusa
Dunque “se questa ipotesi dovesse essere confermata, coloro che hanno ordinato e messo in atto la demolizione in questione si sarebbero resi colpevoli dei reati indicati in ingresso di violazione delle regole dell’arte edilizia (art. 229 CP), esposizione a pericolo della vita altrui (art. 129 CP), delitto contro la legge sulla protezione dell’ambiente (art. 60 LPAmb). Apparentemente e stante alle dichiarazioni pubbliche disponibili, l’intera operazione è stata decisa dal Municipio di Lugano, di concerto con la Polizia cantonale e comunale (v. conferenza stampa del Municipio di Lugano del 30 maggio 2021)”.

“Agire con la massima urgenza, fermare le operazioni”
Per questi motivi”, si legge infine, “si chiede al Ministero pubblico di aprire un’indagine al fine di elucidare i fatti qui esposti e perseguire gli eventuali colpevoli”. Inoltre “occorre innanzitutto che vengano presi con la massima urgenza i necessari provvedimenti cautelari a tutela dell’ambiente e delle persone; che le operazioni di eliminazione dei detriti e di ripristino siano immediatamente fermate e che i detriti vengano posti subito sotto sequestro ex art. 263 cpv. 1 lett. a CPP quale potenziale mezzo di prova, nonché ex art. 263 cpv. 1 lett. d in rel. con l’art. 69 CP a scopo di confisca di oggetti pericolosi”. Questa misura, si legge, “deve essere adottata senza indugio, visto che i lavori di eliminazione e asporto del materiale della demolizione stanno avanzando molto celermente”.

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