Ticino
Ecco le critiche ai 5 procuratori bocciati
Lara Sargenti
4 anni fa
Dal rapporto del Consiglio della Magistratura trasmesso alla Commissione emergono severi giudizi professionali sull’operato dei magistrati, nei cui confronti è stato dato un preavviso negativo alla loro rielezione

Sono severi giudizi professionali quelli formulati dal Consiglio della Magistratura (CdM) nei confronti dei 5 procuratori pubblici che sono stati giudicati non idonei a ricoprire la carica in vista della rielezione il prossimo gennaio. Giudizi contenuti nel rapporto trasmesso ora alla Commissione giustizia e diritti del Gran Consiglio, di cui riferisce oggi il Corriere del Ticino. Stando al giornale di Muzzano sarebbe la prima volta che vengono messe nero su bianco critiche così profilate, che riguardano sia la qualità che la quantità del lavoro svolto dai singoli magistrati. Per quattro su cinque di loro si rileva la mancanza di un “significativo potenziale di miglioramento”, ma il documento va molto più nel dettaglio.

Nei confronti di un pp si rimprovera per esempio “eccessiva autoreferenzialità durante la sua attività”. Nel colloquio con il CDM si sarebbe mostrato “inadeguato alla funzione che ricopre”, dimostrando “mancanza di oggettività e di senso critico”, ma anche di «capacità di apprendimento dagli errori e dagli stimoli dell’ambiente, dei colleghi di lavoro e delle autorità giudiziarie superiori”. Nel documento si legge che “in più occasioni ha mostrato atteggiamenti intemperanti, dissimulati da un non convincente relativismo di opinione sia a livello fattuale che giuridico”, ciò che può costituire “un pericolo per l’imputato ed essere suscettibile di cagionare danni all’ente pubblico (danni anche di immagine del Ministero pubblico)”.

Un altro procuratore viene criticato per la sua produttività personale “medio-bassa, nonostante incarti non particolarmente complessi o sensibili”. Il CdM scrive che il magistrato appare “insicuro e poco autorevole” e il suo impegno lavorativo “tende al minimalismo”. Per gli altri si parla poi di “un’insufficiente presenza in ufficio, ciò che ha comportato un’incidenza negativa sul livello di impegno generale (con deleghe eccessive) e sulla tempestività nell’evasione degli incarti assegnati” o di “problemi a livello di qualità e di competenza tecnica”, o ancora di un “approccio poco dinamico e remissivo nell’affrontare il carico di lavoro, a cui si aggiungono rilievi di mancanza di precisione, continuità e tempestività”.

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