Ticino
“Volevo fare male e poi uccidermi”
Foto CdT/Chiara Zocchetti
Foto CdT/Chiara Zocchetti
In aula a Lugano parla il protagonista della sventata strage della Commercio, sarebbe dovuta avvenire alle 11:15 del 15 maggio 2018

“Mi sparerò in bocca e tutto finirà come è cominciato”. Con queste parole feroci termina il videomessaggio, registrato il 3 maggio 2018 dall’imputato, mostrato questa mattina in aula dal giudice Mauro Ermani.

Cinque minuti di un filmato che fa rabbrividire, in cui l’ex alunno della commercio di Bellinzona passa in rassegna il suo piano criminale, citando per nome le sue vittime, e ripercorrendo l’ordine esatto della strage cosi come se l’era immaginata. La data fissata era quella del 15 maggio, alle 11 15.

“Rivedere questo video mi fa molto male”, ha spiegato alla corte il ragazzo. “Cosa voleva fare”, ha incalzato il giudice. “Volevo andare a scuola armato e uccidere indistintamente un certo numero di persone. Causare male e infine uccidermi”. Parole che descrivono lo stato psicologico e le intenzioni del giovane a pochi giorni dalla strage.

Una strage sventata, secondo l’accusa pubblica, sostenuta dal procuratore pubblico capo Arturo Garzoni, per il quale il giovane deve rispondere del reato di atti preparatori punibili di assassinio plurimo.

Nel pomeriggio il giudice Ermani ha passato in rassegna diversi ambiti della vita e degli interessi del ragazzo. La sua passione per le armi. Le sua passione per Hitler e per figure come Anders Breivik, autore della strage in Norvegia. Il suo desiderio di affermarsi nella storia con un gesto violento e plateale per riscattare la sua persona dall’odio che provava verso se stesso e verso gli altri. I suoi fallimenti, amorosi e professionali, in particolare per essere stato licenziato dal suo primo impiego per aver rubato. Una vergogna che il giovane, ha spiegato, si porterà dietro per gli anni a venire.

In aula oggi il giovane ha ammesso il suo piano criminale, sventato solo grazie all’intervento della polizia. Nella seconda parte del pomeriggio il giudice Ermani si è poi concentrato sulla decisione di trasferire il giovane in un foyer specializzato d’oltre Gottardo, avallata dalla pubblica accusa prima che l’incarto passasse nelle mani di Garzoni. E qui il giudice ha tuonato. “non si è mai visto che una tale decisione venisse concordata prima che la Corte si esprimesse. È una prevaricazione intollerabile”.

Nel suo intervento il giudice Ermani ha criticato questa scelta, considerata inadatta dal punti di vista terapeutico, serve una presa a carico psichiatrica stazionaria e non il foyer, ha esortato il giudice.

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