Ticino
Rabbia sul web per la morte di Sturn
Il cucciolone di quattro anni era sordo e cieco, ma era diventato la mascotte del canile di Erba.
Il cucciolone di quattro anni era sordo e cieco, ma era diventato la mascotte del canile di Erba.
Filippo Suessli
4 anni fa
Su social e media è scoppiato un caso per la storia di un cane addormentato in Ticino perché abbaiava troppo

Sturn era un cane sordo e cieco di quattro anni. Un cucciolone sfortunato che sembrava essere stato finalmente ripagato dal karma, trovando in una signora ticinese la sua anima gemella. Volontaria del canile Gli Amici del Randagio di Erba da cinque anni, la donna ha incrociato Sturn poco più di un anno fa. A raccontarcelo è lo stesso direttore Marco Folloni: “Si era letteralmente innamorata di quel cane che nessuno si filava e lui per lei andava matto”. Un amore che da qualche tempo sembrava voler finire nel migliore dei modi, quando la donna ha chiesto di adottare l’animale. La prima volta c’era stato qualche problema di convivenza con l’altro cane di casa, così Sturn era tornato a Erba. Poi, però, la donna sembrava aver trovato la soluzione giusta e il cucciolone era tornato in Svizzera.

L’eutanasia

Lo scorso fine settimana, però, succede il guaio. La donna si presenta dal veterinario di picchetto e chiede che il cane venga addormentato perché abbaia troppo. La polizia, racconta la donna al veterinario, glielo ha ingiunto, oppure ci avrebbero provveduto loro. Così a Sturn (che in dialetto ticinese e lombardo vuol dire proprio sordo) è stata somministrata l’iniezione letale.

“Ce lo saremmo ripreso”

“Se ce lo avesse detto avremmo avuto venti persone pronte ad andare a riprenderlo, anche in piena notte”, ci racconta Folloni. Tutti, ci racconta, a Erba sono distrutti, perché non danno mai in adozione i cani con leggerezza e non li affidano mai a cittadini svizzeri, perché nel nostro paese è consentito dalla legge addormentare un cane anche se è sano. “Ma glielo abbiamo dato perché la conoscevamo, perché era lei, ha fatto la volontaria per cinque anni, puliva le gabbie, si è sempre data da fare”.

La storia su Facebook

Gli Amici del Randagio, così, condividono la storia su Facebook. La Provincia di Como ci scrive un articolo. Il caso esplode. Esplode con parecchia violenza. Su Facebook ci sono insulti per tutti. Per la donna (che finisce per chiudere tutti i suoi profili). Per Gli Amici del Randagio, colpevoli a detta di molti, di aver affidato un cane fragile senza fare i necessari controlli. E anche il veterinario inizia a ricevere insulti sul profilo dello studio. Insulti, ma anche minacce, con alcuni messaggi che potrebbero avere rilevanza penale. Alla donna viene anche augurata la morte, su Facebook ma anche su Whatsapp e per Sms. La vicenda prende proporzioni spropositate, su Facebook le condivisioni sono migliaia, i commenti altrettanti, il numero della donna, il suo nome, quello del veterinario vengono condivisi più e più volte.

“Mi rivolgerò a un avvocato”

L’abbiamo contattata. Molto provata per la situazione ci racconta che si rivolgerà a un avvocato. Non vuole spiegare a noi perché non ha riportato Sturn al canile. Glielo chiediamo nuovamente, non era la soluzione più umana e più semplice? Ci ha risposto di avere i suoi motivi.

Il veterinario

Non se lo aspettava certo il veterinario in questa tempesta perfetta. Da noi contattato ci racconta la sua versione. Durante quei giorni era di picchetto, così la signora si è presentata in lacrime e ha detto che la polizia, dopo più interventi per l’abbaiare ininterrotto di Sturn, le aveva ingiunto di sopprimere il cane, oppure l’avrebbero fatto loro. La legge in Svizzera lo consente se a chiederlo è il proprietario e lui, come si fa sempre, ha controllato sulla banca dati che il cane fosse registrato proprio a nome della signora.

Informazioni parziali

Il veterinario ci spiega che non gli è stato detto che il cane proveniva da un canile dove sarebbe anche potuto tornare. Se lo avesse saputo, è possibile che avrebbe consigliato altro. Ora però anche la sua pagina Facebook è finita in quello che si definisce shitstorm. “Non siete né veterinari né tantomeno esseri umani”, gli ha scritto qualcuno. Noi gli chiediamo però perché ha deciso di sopprimere un animale sano, nonostante i principi etici della Società svizzera dei veterinari indichino altrimenti. Ci ha risposto che sul fatto che fosse un cane sano, con le informazioni che aveva quando ha deciso di addormentarlo, si può discutere.

La polizia

Ma è stata veramente la polizia a intimare alla donna la soppressione del cane? No. Sia la Polizia cantonale che la polizia comunale del domicilio della signora, da noi contattate, negano che sia loro facoltà fare una cosa del genere, semmai del Veterinario cantonale e per casi veramente estremi. Inoltre a nessuno risultano esservi stati interventi di polizia per disturbo della quiete pubblica. Anche l’Ufficio del veterinario cantonale dice di non essere a conoscenza di questo caso.

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