
In sottocommissione la decisione finale è stata unanime: per fare piena luce sul cosiddetto caso Hospita serve una commissione parlamentare d’inchiesta. Troppi i nodi da sciogliere: la sottocommissione non ha infatti potuto rispondere a quesiti di natura politico-istituzionale, messi neri su bianco dai servizi giuridici del Parlamento. Questo anche perché nessuna tra le figure politiche coinvolte e convocate si è resa disponibile, spiega il coordinatore Fabrizio Sirica a lavori conclusi. “Nonostante 9 incontri, 2 mesi di approfondimenti e la richiesta alle parti di venire a rispondere a determinate domande per aiutarci a dare un quadro più chiaro e delle rassicurazioni al Parlamento e al paese, queste non sono possibili. Ad oggi la sottocommissione speciale ha quindi dovuto concludere i propri lavori perché non può più proseguire con gli attuali strumenti a disposizione e chiede alla Gestione e al Parlamento d’istituire una commissione parlamentare d’inchiesta”.
Quattro filoni da approfondire
Quattro, in particolare, i filoni da approfondire secondo la sottocommissione, formata da un deputato di ogni schieramento, ad eccezione della Lega che si è chiamata fuori:
1) La promozione da parte di uno o più consiglieri di Stato, così come da uno o più deputati, di un’inchiesta privata su un’azienda privata verosimilmente senza coinvolgerne i titolari. Leggasi: il rapporto segreto sulla società Hospita di Eolo Alberti commissionato dai vertici della Lega prima del suo arresto.
2) L’opportunità di demandare tale rapporto all’avvocato Enea Petrini, che siede nel CdA di BancaStato e già legale di Alberti.
3) Il tipo di informazioni, anche su eventuali illeciti, in possesso di uno o più consiglieri di Stato in ogni fase della vicenda e il modo in cui queste sono state trattate.
4) Quanto comunicato a verbale di fronte al procuratore generale da Norman Gobbi in merito a una presunta combine per spartirsi nomine e poltrone (pubblicato da Liberatv).
Perché una CPI
Secondo il coordinatore Fabrizio Sirica la CPI permette giuridicamente di avere due strumenti fondamentali: “C’è il diritto alla convocazione: chi è convocato non può, com’è stato il caso in sottocommissione, rifiutarsi di parlare con il gremio e ha anche l’obbligo di dire la verità al pari del Ministero pubblico”, spiega il granconsigliere socialista. “D’altro lato, c’è una connotazione procedurale che è importante mantenere e la CPI può avvalersi dell’aiuto e del sostegno di professionisti in questo ambito. Inoltre, ci sono anche delle connotazioni e delle letture politiche che non si esauriscono nel confine del legale-illegale, ma dell’opportuno o del non opportuno. Ad esempio, se è opportuno o meno che dei consiglieri di Stato demandino delle inchieste private dette segrete, poi smentite sui media, su aziende private”. La palla passa ora alla Gestione che a sua volta deciderà se formulare o meno la richiesta al Parlamento.
