
È da ormai qualche anno che, a scadenza regolare, il giudice Mauro Ermani sale agli onori della cronaca ticinese per gesti che, secondo alcuni deputati dell'MPS, "non possono e non devono aver diritto di cittadinanza, ancor più se commessi da qualcuno che riveste una carica così importante quale quella di presidente del Tribunale Penale". Come anticipato questa mattina dalla Regione e poi ripreso dagli altri media ticinesi, lo scorso 3 febbraio 2023 il giudice Ermani ha inviato ad una dipendente amministrativa del Tribunale, di cui egli è presidente, "una foto raffigurante una donna seduta accanto a due peni più alti di lei. I riferimenti allusivi non possono essere più espliciti". I deputati MPS Matteo Pronzini e Giuseppe Sergi hanno quindi inoltrato una raccomandata in merito all'attuale situazione della Magistratura al Plenum del Gran Consiglio. Nel testo in questione viene sottolineato come comportamenti di questo tipo "vadano contro all’articolo 4 della Legge federale sulla parità dei sessi", ovvero il divieto di discriminazione in caso di molestia sessuale. A questo si aggiunge poi il paragrafo 3 dell'articolo 5 della stessa Legge: 'Nel caso di discriminazione mediante molestia sessuale, il tribunale o l’autorità amministrativa può parimenti condannare il datore di lavoro ed assegnare al lavorare un’indennità, a meno che lo stesso provi di aver adottato tute le precauzioni richiese dall’esperienza e adeguate alle circostanze, che ragionevolmente si potevano pretendere da lui per evitare simili comportamenti o porvi fine'.
Articoli di Legge non rispettati?
Nel caso specifico, "non ci pare di aver visto, per il momento, iniziative del datore di lavoro tese ad impedire che simili comportamenti da parte di Ermani avvenissero. Anzi, ci pare di poter dire che sono stati tollerati. Tutte e tutti noi ricordiamo i commenti, altrettanto vergognosamente sessisti ed intollerabili verso una procuratrice pubblica rea, secondo Ermani, di non aver mai conosciuto, biblicamente, un uomo". E stando ad alcune voci che dalla stessa Magistratura sono giunte alle orecchie di Pronzini e Sergi "vi sono molti altri episodi simili che vedono Ermani protagonista. Non è difficile crederci, anche pensando al famoso messaggio al Procuratore Generale Pagani 'trattamela bene…'. Tale comportamento riprovevole, e forse anche passivo di sanzioni penali e civili, da parte di una delle massime autorità penali si sovrappone ad una situazione di caos, potenzialmente esplosiva, in seno alla Magistratura".
Dito puntato contro la spartizione partitica
I firmatari della raccomandata ritengono che tale situazione vada ricondotta alla spartizione partitica dei posti in seno al potere giudiziario, "dove sono approdati e si candidano per approdarvi personaggi che godono spesso soprattutto di sostegno partitico e sempre meno di quella integrità, maturità e affidabilità che simili cariche richiedono". Sergi e Pronzini sottolineano infine come a seguito della notizia anticipata oggi dal foglio Bellinzonese, "dopo le segnalazioni e le contro-segnalazioni dei rispettivi giudici del Tribunale Penale, vi sarebbe ora una denuncia penale sporta da due giudici verso altri tre giudici: il presidente Mauro Ermani, il vice Marco Villa e Amos Pagnamenta, difesi rispettivamente da Luigi Mattei e Marco Broggini. Senza dimenticare che il Consiglio di Stato ha dato mandato ad una terza figura di peso, l'avvocata Maria Gagliani (già vice Procuratrice Generale) di indagare sulla situazione, dal punto di vista amministrativo, all’interno del Tribunale Penale". I due deputati in Parlamento chiedono quindi che "questa situazione, ormai incancrenita, possa e debba essere formalmente affrontata e risolta solo dal Gran Consiglio che a questo fine potrebbe attivare l’Alta Vigilanza. Nessun altro organismo, tanto meno il Consiglio di Stato o il Procuratore Generale, ha le competenze costituzionali per farlo. Pena il caos e la paralisi della Magistratura. Chiediamo quindi formalmente l’attivazione dell’Alta vigilanza. Considerata la gravità e l’urgenza chiediamo che la richiesta venga sottoposta al Plenum del Gran Consiglio per discussione e decisione nella seduta del 16 settembre 2024".
Quadranti: "Rischio d'immagine verso l'esterno"
Inevitabilmente, oltre le mura del Tribunale penale cantonale regna la tensione. Scontri e malumori partiti dai sopracitati presunti casi di mobbing nei confronti di una segretaria, ma anche da un clima di lavoro definito pesante dai giudici Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti, i quali avevano segnalato la questione, così come i loro tre colleghi Ermani, Villa e Pagnamenta al Tribunale d’appello. A loro volta, Quadri e Verda Chiocchetti furono poi segnalati al Consiglio della magistratura. La situazione è nota e sul caso, nominata dal Governo, sta lavorando anche l’avvocata Maria Galliani. E come detto, ora sul tavolo c’è pure una denuncia penale, presentata di nuovo da Quadri e Verda Chiocchetti contro i loro tre colleghi. Il Governo ha quindi deciso: sarà un procuratore pubblico straordinario a trattare la questione, così come richiesto dal procuratore generale Andrea Pagani. Si tratta, viene spiegato in una nota stampa, del sostituto del Primo procuratore dei Grigioni Franco Passini. A lui il compito di trattare quello che la politica parlamentare ha già descritto “un grave danno d’immagine”. Sul tema il deputato PLR Matteo Quadranti ha anche inoltrato due interrogazioni. “Le cose non sono né migliorate né sono state chiarite, anzi, si stanno ulteriormente complicando con denunce penali al Ministero pubblico, e non più semplici segnalazioni al Consiglio della Magistratura. Per questo motivo è difficile vedere una luce per quel che riguarda i chiarimenti, che sono necessari”. Un ambito che Quadranti, in qualità di avvocato, conosce bene. Quali sono dunque i rischi di un simile clima per il bene della giustizia? “Innanzitutto c’è un rischio d’immagine verso l’esterno. Internamente, invece, non sono in grado di dire nulla, perché sono in corso diversi processi. Ogni giudice ha i suoi collaboratori, prepara i suoi incarti e va in aula, quindi svolge – si presume – correttamente il suo lavoro. Un clima simile, tuttavia, non è ottimale per un buon funzionamento e coordinamento dell’attività interna. Quindi mi aspetto soprattutto che chi sta investigando dica che cosa è effettivamente successo, solo dopo potremmo trarre qualche conclusione, sempre che non arrivi prima da chi si sta occupando della faccenda”, ha concluso Quadranti.