Ticino
Caso Caruso, Scintilla Studentesca scrive al Governo: “Tornate sui vostri passi”
©Gabriele Putzu
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Redazione
14 ore fa
Il collettivo chiede al Consiglio di Stato di riassumere il professore. "Si dimostri che le istituzioni possono ancora riconoscere i propri errori, mettere al centro gli studenti e ricostruire fiducia".

Il collettivo Scintilla Studentesca prende posizione dopo la sentenza del Tribunale Amministrativo che ha confermato il licenziamento del professor Roberto Caruso. Dopo che la sua sospensione era stata annullata, “avevamo sperato nel suo ritorno in classe: per noi sarebbe stato un segnale positivo e di rinnovamento. Invece non è successo e questo, oltre a essere un’occasione persa, ci sembra anche un precedente grave per tutta la scuola”, si legge nell'email inviata ai consiglieri di Stato.

"Grave ignorare gli studenti"

A lasciare maggiormente perplessi i membri del collettivo è l’atteggiamento del DECS. “Non capiamo come un docente stimato da studenti e colleghi, sempre attento al nostro percorso, possa essere considerato scomodo e licenziato per mancanza di fiducia”. Una motivazione definita “stucchevole. La fiducia di chi? Perché la nostra, di studenti, il professor Caruso l’ha sempre avuta”. La legge che ha permesso il suo licenziamento “consente decisioni basate anche su motivazioni soggettive, senza bisogno di fatti comprovati. Ma se la soggettività diventa il solo metro di giudizio, allora è ancora più grave ignorare quella degli studenti, che hanno espresso in modo chiaro la loro fiducia e il loro sostegno”.

"La nostra voce non conta"

È difficile - si legge ancora - "accettare che la voce di chi vive la scuola ogni giorno conti meno di impressioni interne o logiche di potere. Dunque, ci chiediamo: per chi è davvero la scuola? Abbiamo cercato più volte il dialogo". Dopo molti tentativi, il 13 settembre "siamo stati ricevuti dalla direttrice del DECS, Marina Carobbio. In quell’incontro abbiamo raccontato con esempi concreti cosa, a nostro parere, non funziona nella scuola: disorganizzazione, lezioni gestite male, mancanza di ascolto, comportamenti inaccettabili da parte di chi dovrebbe dare l’esempio". In tutto questo, il professor Caruso "è stato l’opposto: ci ha motivati, ci ha aiutati a recuperare, ci ha fatto sentire capaci. Eppure, la nostra impressione è stata che l’unica preoccupazione fosse evitare che le nostre testimonianze diventassero pubbliche". Il verbale che è stato loro inviato "non riportava quello che avevamo detto; lo abbiamo restituito chiedendo correzioni, ma non abbiamo ricevuto risposta". Poco dopo "abbiamo saputo che il licenziamento del professor Caruso era già stato deciso: la conferma che la nostra voce non conta".

La richiesta

Nonostante tutto, il collettivo no si è fermato. "Abbiamo continuato a raccogliere segnalazioni da altri studenti e a febbraio abbiamo pubblicato una lettera aperta al direttore del centro. Anche questa volta, nessun cambiamento. Chi denuncia viene ignorato, chi sbaglia rimane al suo posto. Non volevamo arrivare a questo punto. Abbiamo provato a costruire un dialogo, ma ci siamo scontrati con un sistema che difende sé stesso". Per noi, il licenziamento del professor Caruso è solo il modo più semplice per eliminare chi prova a cambiare le cose. Il nostro desiderio è chiaro e semplice: una scuola seria, con persone competenti, capaci di ascoltare e di rispettare gli studenti. Una scuola che metta al centro empatia e fiducia, non silenzi e diffidenze". Per questo "chiediamo al Consiglio di Stato di tornare sui propri passi. Vi chiediamo un gesto concreto, un segnale di rettitudine e responsabilità: riassumere il professor Caruso. Non solo per sanare un’ingiustizia, ma per dimostrare che le istituzioni possono ancora riconoscere i propri errori, mettere al centro gli studenti e ricostruire fiducia".