
Un nuovo gruppo - denominato Uomo e Biodiversità - è nato dopo la protesta attuata martedì davanti a Palazzo delle Orsoline, dove sono state portate le carcasse di pecore uccise probabilmente dal lupo. Una protesta che il gruppo Uomo e Biodiversità - il quale riunisce privati, agricoltori, cacciatori, membri di associazioni come WWF e Pronatura e politici simpatizzanti- definisce di “cattivo gusto”, oltre che “illegale”. Il gruppo ha dunque sentito il dovere di intervenire di fronte a questa “disinformazione inaccettabile” e in un comunicato risponde per le rime “al gruppo di Germano Mattei”.
Morti per predazioni, morti per incuria
“Innanzitutto, dovremmo per coerenza portare al Palazzo delle Orsoline anche tutte le altre pecore e capre che muoiono per motivi diversi e che rappresentano la gran maggioranza delle morti”, sottolinea il gruppo nella nota. “Si parla di circa 10 volte il numero di capi predati dai lupi (secondo i dati svizzeri del 2020, si parla di 300-500 capi predati contro i 4500 circa di capi morti a causa dell’incuria). Chi non si occupa del proprio gregge causando morti e ferimenti continui, solitamente, è anche colui che subisce danni da predazione, poiché per gli stessi motivi non protegge adeguatamente il proprio bestiame. Non potendo pretendere un risarcimento, ci viene da pensare che queste persone credano di risolvere il problema eliminando (di nuovo) un’intera specie. Ma se avessero ricevuto informazioni scientifiche e corrette, saprebbero che la soluzione dell’abbattimento non dura nel tempo”.
Chi non può proteggersi e chi non vuole
Il gruppo fa poi una distinzione tra chi vorrebbe proteggersi e non può per ragioni concrete, che andrebbe sostenuto e aiutato dalle autorità, e chi non vuole proteggersi “anche se la conformazione del suo terreno lo consentirebbe”. A tal proposito viene citato il caso del proprietario del gregge del Cerentino, che martedì mattina ha trovato una ventina di pecore uccise, ciò che ha poi scatenato la protesta a Bellinzona. “Non è un po’ strano che sia sempre il proprietario del gregge del Cerentino ad essere colpito dal problema? È ben noto come non vengano adottate le misure minime di protezione, oltre al fatto che il gregge è stato fatto uscire all’alba, ora nota per essere il momento preferito dei canidi per la caccia. Avrebbe dimostrato maggiore saggezza se avesse aspettato almeno le 8 ma, evidentemente, non conosce a sufficienza la specie o ha voluto servirgli un bel banchetto su un piatto d’argento, visto che la recinzione elettrificata non era nemmeno stata attivata. Quindi di cosa stiamo parlando?”
In Ticino “indifendibili le richieste di risarcimento”
Stando al gruppo tutti i casi segnalati in Ticino sono risultati “indifendibili da un punto di vista del risarcimento in seguito a danni causati dal lupo perché non rispettavano le norme di protezione di base”. Per il gruppo è quindi “sbagliato usare, o meglio strumentalizzare senza alcun rispetto, le morti dei loro animali per rappresentare la situazione di tutto il settore, perché questo significa fare disinformazione”.
Cosa fare
Di fronte alla presenza del lupo, il gruppo ritiene che si debba “reimparare il mestiere”, come ci si sta adeguando per esempio di fronte alla scarsità d’acqua e altri cambiamenti ambientali. E chiede quindi un aiuto alle autorità per formare le persone direttamente interessate dalla problematica. “Auspichiamo sinceramente che il Cantone e la Confederazione si mobilitino per la creazione di una sezione atta a formare obbligatoriamente tutti i contadini sulle nozioni biologiche, di protezione e di convivenza tra contadini e predatori e che, con l’aiuto anche di volontari ed Enti come WWF e Pronatura, organizzino se necessario delle giornate per la posa delle protezioni là dove i contadini da soli non sono in grado di provvedere”. “È assolutamente necessario”, si continua a leggere, “che i luoghi comuni, le falsità e i miti vengano sfatati e sostituiti con informazioni aggiornate e utili per adeguarsi ai tempi che corrono o diretti interessati resteranno sempre più indietro rispetto al mondo che impone una maggiore protezione della biodiversità”.
Cosa fa l’associazione ticinese per la protezione del territorio dai grandi predatori?
Il gruppo lancia una stoccata finale all’Associazione per la Protezione del Territorio dai Grandi Predatori, di cui Mattei è co-presidente a livello svizzero. “Non cadiamo nella trappola di chi vuol solo ottenere visibilità mediatica e creare scalpore, senza portar nessun tipo di proposta propositiva: ci chiediamo infatti cosa faccia l’associazione ticinese per la protezione del territorio dai grandi predatori di concreto per aiutare i contadini. Ha elargito aiuti finanziari o di manodopera oppure si fa sentire solo quando c’è da far polemica sui giornali? Ciò che fa di concreto, a nostro avviso, è illudere i contadini che l’abbattimento sia una soluzione efficace e diffondere informazioni errate sulla biologia del lupo. Lasciamo perdere queste discussioni e concentriamoci sulle soluzioni reali, ovvero: dissuadere il lupo alla predazione e informare, aiutare e valorizzare gli agricoltori con lungimiranza”.
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