L’ex gestore del Bar Oceano Ulisse Albertalli e la figlia, a processo oggi alle Assise criminali, sono stati assolti dall’accusa di usura aggravata e sfruttamento della prostituzione (vedi articoli suggeriti).

Secondo l’accusa, sostenuta dal pg John Noseda - che aveva chiesto una pena di 2 anni e mezzo per padre e figlia - Albertalli avrebbe preteso troppi soldi alle prostitute che operavano all’Oceano.

Il giudice Amos Pagnamenta ha però sposato la tesi difensiva dell’avvocato Marco Garbani, secondo cui “Albertalli aveva sempre agito alla luce del sole”, e ha assolto i due imputati. 

"Non emerge alcuna prova che le ragazze fossero costrette, non vi erano regole tali da limitarne la loro libertà. Le prostitute potevano scegliere anche i prezzi", ha rilevato Pagnamenta. Le ragazze  "non si prostituivano per pagare le camere, ma pagavano le camere per prostituirsi" e soprattutto "non si trovavano in stato di bisogno o dipendenza": erano tutte regolari e potevano andare altrove se lo desideravano.

I prezzi decisi da Albertalli "non erano da usura", ha concluso il giudice. Confrontando con alberghi nei dintorni - la cui media era 111 franchi al giorno a cui vanno aggiunti i costi di alcuni servizi e alcuni sconti arrivando a circa 141 franchi - il prezzo di 180 franchi è stato ritenuto equo.

A Ulisse Albertalli è stato inoltre riconosciuto un risarcimento di 72mila franchi per i danni e di 1'000 franchi per torto morale. Il pg John Noseda ricorrerà in appello.

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