C'è un diario di poesie dimenticato sulla panchina di un parco che si affaccia sul mare. Una vagabonda lo trova, lo legge e su sottofondo musicale la voce di un giovane inizia a declamare i versi. Quel quaderno passerà poi di mano in mano, influenzando le scelte e i percorsi di vita di chi lo leggerà, donando coraggio e il desiderio di trovare qualcosa di nuovo nella propria vita. Si sviluppa così la trama del musical “Acqua”, la cui prima si terrà questa sera alle 20 al teatro Dimitri di Verscio. L'idea per quest'opera è nata proprio da un diario di poesie, lo stesso che compare in scena. “Con il mio progetto volevo parlare di realtà nascoste, invisibili", racconta la regista e sceneggiatrice dell’opera Melanie Haener. “A un laboratorio di scrittura del Sos ho conosciuto alcuni ragazzi giunti in Svizzera da paesi lontani. Ho parlato del mio progetto e con uno di loro, Radwan Kaise, si è delineata una relazione particolare. Radwan ha affrontato un viaggio di sei mesi, attraversando un deserto e il mare”. Il focus dello spettacolo, però, “non è incentrato tanto sulla sua storia, ma parte proprio da queste poesie che lui ha scritto in italiano. Sono dei versi molto belli: parlano della sua esperienza, ma anche della sua percezione della realtà che ha trovato qui”.
L’idea
Dall’incontro con Radwan è nato quindi il progetto, sfociato, dopo tre anni di lavoro, in un musical che vede la presenza di 16 attori, alcuni professionisti e altri no, e di una decina di musicisti. “La colonna sonora è stata composta da me e da Max Pizio, direttore musicale del progetto, mentre la sceneggiatura l’ho preparata assieme a Ruben Moroni e allo stesso Radwan che, oltre a comparire in alcuni momenti dello spettacolo, mi ha aiutato a delineare le caratteristiche dei vari personaggi. È come se nell’opera ci fosse la sua visione nei nostri confronti e la nostra nei suoi”, prosegue Melanie Haener. La scelta di raccontare la storia in un musical “dipende dal fatto che io ho fatto una formazione comprendente non solo recitazione, ma anche canto e danza, che sono i miei mezzi espressivi principali. Inoltre, considero la musica il veicolo migliore per arrivare al cuore delle persone, per colpire ed emozionare”.
Il messaggio
Quello dei migranti è un tema estremamente attuale, che anima le discussioni e sul quale aleggiano opinioni contrastanti. Melanie Haener tiene però a precisare che l’intento della sua opera non è quello di mandare un messaggio politico, bensì “di invitare il pubblico a tendere l’orecchio e ad ascoltare con più attenzione determinate situazioni. Quello che noi vediamo è spesso solo la superficie, mentre le cose davvero importanti sovente non riusciamo a coglierle. Mi piacerebbe che la gente avesse l’umiltà di accettare di non riuscire a capire sempre tutto”. Lo spettacolo “vuole essere un ponte tra la nostra cultura e quella di altri paesi”.
Un lungo viaggio
Il percorso che ha portato alla realizzazione del musical è stato lungo e irto di ostacoli, complicato dalla pandemia, ma non solo. “Anche a livello economico non è stato semplice: dietro questo lavoro c’è stato molto volontariato e per poter proseguire e portare magari questa storia in Svizzera interna, avremo bisogno del supporto di qualche sponsor”, afferma la regista. Intanto, lo spettacolo di questa sera, per cui sono previste due repliche domani alle 14 e alle 19, è già sold out. L’adrenalina sale sempre di più. “Gli attori sono contenti ed emozionatissimi, dato che per molti si tratta di un debutto assoluto. Non percepisco però panico e questo è importante. Anch’io sono tesa e fatico a dormire, ma cerco di apparire sempre tranquilla e di infondere calma a tutto lo staff. Personalmente ho sempre vissuto di aspettative. Stavolta no: voglio solo regalare una gioia a Radawan e riuscire a fargli esprimere attraverso il musical ciò che ha da dire. Spero davvero che questo messaggio raggiunga gli spettatori”, conclude Melanie Haener.