
Fare chiarezza riguardo all’iniziativa “200 franchi bastano”. È quanto hanno deciso di fare i membri di un gruppo di lavoratrici e lavoratori della RSI, i quali hanno costituito in tal senso un Gruppo d’azione del personale (GAP-RSI). L’intento – si legge nel comunicato odierno – è anche quello di difendere il valore del servizio pubblico radiotelevisivo e l’occupazione. E per farlo ritengono necessario più che mai ascoltare non solo la voce dei dipendenti, bensì anche quella del pubblico, principale referente dell’emittente di Comano. “È importante che i cittadini conoscano i veri obiettivi di questo testo: delegittimare la SSR e ridurne i mezzi finanziari. Le conseguenze sono chiare: un effetto rovinoso per l’offerta e per chi come noi, lavora per assicurarla alla popolazione”. Se l’iniziativa dovesse passare, sottolineano i membri, l’offerta attuale dei diversi programmi offerti tramite tele, radio e web potrebbe venir ridotta. “Nonostante questo, tra i sostenitori della ‘200 franchi bastano’ , c’è chi è convinto che la riduzione del canone avrà un impatto minimo e accettabile per un’azienda che può contare su oltre un miliardo di budget”. La RSI, lo ricordiamo, è stata costretta ad attuare misure di risparmio. Se a questi si dovesse aggiungere l’iniziativa significherebbe dimezzare le entrare della SSR, “la quale dovrebbe ridimensionare in modo drastico il suo organico”.
Fare chiarezza
Per il GAP-RSI, è quindi fondamentale e necessario “essere onesti con il pubblico e con i cittadini: la SSR, per far fronte ad una simile dimezzamento delle entrate, si troverebbe costretta a concentrare le sue attività a Zurigo e a mantenere solo una minima presenza nelle regioni linguistiche”. Tradotto: le regioni di lingua italiana avrebbero conseguenze “nefaste”, con una possibile conseguente scomparsa delle unità regionali come le conosciamo oggi. “A Comano resterebbe una piccola sede regionale. Ma non saremmo i soli a scomparire. Perché la RSI crea indotto sul territorio, facendo lavorare altre ditte locali”. Stando alle ultime analisi del BAK, sono infatti oltre 450 i posti di lavoro che vengono creati in altri settori grazie alla presenza della RSI. Quello che preoccupa i membri del Gruppo è il fatto che un possibile smantellamento della RSI non suscita altrettanta risonanza rispetto all’arrivo di un’azienda estera sul nostro territorio. “Si tratta comunque di uno dei più importanti datori di lavoro in Ticino”.
L’iniziativa
L’iniziativa, con ogni probabilità, sarà sottoposta al popolo nella prima metà del prossimo anno. Intanto, però, ha già sortito un pesante effetto: quello di indurre il Consiglio federale a ridurre il canone a 300 franchi entro il 2029. “Questa misura sta già obbligando la SSR a pianificare economie e soppressioni di impieghi”. A venir sollevata è anche la questione del cosiddetto “privilegio” di cui sono spesso accusati i dipendenti RSI. “Siamo semplicemente persone orgogliose di lavorare per il servizio pubblico e al servizio dei cittadini”. Per tutte queste ragioni il Gruppo d’Azione del Personale RSI fa appello alla popolazione, chiedendo di
- Riflettere attentamente sulle conseguenze di uno
smantellamento della RSI: non si potrà adempiere ad un lavoro vitale per la
Svizzera di lingua italiana, molti dei nostri posti di lavoro saranno soppressi
e l’azienda non sarà più una casa sicura per i giovani.
- Inquadrare a fondo la narrazione dei promotori
dell’iniziativa
- Prendere
parte ad azioni di sensibilizzazione che verranno proposte nei prossimi mesi
“La Svizzera ha fatto della diversità la sua ricchezza e il senso profondo della sua unione. Il rispetto delle minoranze linguistiche passa anche attraverso un servizio radiotelevisivo e digitale radicato sul territorio. I cittadini hanno tutto il diritto di determinarsi nel modo in cui preferiscono. Devono però essere pienamente informati su tutto ciò a cui si andrebbe incontro. Ne va di una realtà che è connaturata alla Svizzera italiana e che trae la sua ragion d’essere dall’attaccamento al territorio e da un servizio svolto a favore di tutta la collettività”, conclude il testo.