Federali 2023
La moltitudine di liste ha travolto gli elettori
©Chiara Zocchetti
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2 anni fa
Nel nostro live tutti gli aggiornamenti sui risultati elettorali.

Gli elettori hanno deciso. Ieri gli svizzeri hanno eletto i propri rappresentati al Consiglio degli Stati e al Nazionale per i prossimi quattro anni. L'UDC ha guadagnato quasi tre punti percentuali, i socialisti poco più di uno. Bene anche il Centro, mentre tutti gli altri principali partiti sono in calo. I Verdi hanno subito un vero tracollo: -3,82 punti al 9,38%. Lo indicano i dati ufficiali pubblicati dall'Ufficio federale di statistica (UST), mentre oggi continuano le reazioni e i commenti ai risultati usciti ieri dalle urne.

2 anni fa
Con e-voting hanno votato più svizzeri all'estero
©Chiara Zocchetti
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È quanto ha comunicato l'Organizzazione degli svizzeri all'estero (OSE). L'elettorato svizzero all'estero ha votato più a sinistra e più verde rispetto a chi vive all'interno della Confederazione.

Grazie all'e-voting, un maggior numero di svizzeri all'estero ha espresso il proprio voto alle elezioni federali. Il comportamento di voto mostra tendenze paragonabili a quelle in Svizzera, ha comunicato oggi l'Organizzazione degli svizzeri all'estero (OSE). Per la prima volta da otto anni, un gruppo di svizzeri all'estero ha potuto eleggere i propri rappresentanti in Parlamento per via elettronica, scrive l'OSE. Dopo le votazioni del 18 giugno scorso, gli svizzeri all'estero dei cantoni di Basilea Città, Turgovia e San Gallo hanno potuto testare per la seconda volta il nuovo sistema di voto elettronico della Posta. L'Ufficio federale di statistica (UST) fornisce statistiche dettagliate sul voto degli svizzeri all'estero solo per 12 cantoni. Secondo tali dati il comportamento di voto della Quinta Svizzera ha mostrato tendenze simili alla media nazionale.

Quinta Svizzera più a sinistra e più verde

Il PS, l'UDC e il Centro hanno guadagnato voti anche nella Quinta Svizzera, mentre il PLR, il PVL e i Verdi ne hanno persi. Tuttavia l'elettorato svizzero all'estero resta più a sinistra e più verde degli svizzeri in patria. Il tasso di partecipazione media è stata inferiore a quella del 2019, ad eccezione dei cantoni di Basilea Città e San Gallo, che proponevano il voto elettronico. A Basilea Città il 23,8% (+4,6 punti percentuali rispetto a elezioni federali del 2019) degli espatriati ha partecipato al voto, mentre a San Gallo il tasso è stato del 21,9% (+0,7 punti), precisa l'Ose. Nei test effettuati finora con il nuovo sistema di voto elettronico della Posta Svizzera non sono state rilevate carenze di sicurezza, viene aggiunto. Nulla impedisce di estendere l'operazione di prova a tutti i Cantoni.

2 anni fa
Nessun rappresentante Momò a Berna, Arrigoni: "Ci sentiamo un po' abbandonati"
Con l'uscita di scena di Marco Romano e in attesa del ballottaggio per gli Stati, il Mendrisiotto si ritrova senza rappresentanti a Berna e anche a livello cantonale il suo peso politico è in calo. Un aspetto che preoccupa anche i sindaci dei principali poli della regione: Mendrisio e Chiasso.

Domenica si sono tenute le elezioni federali e ad oggi -in attesa del ballottaggio per gli Stati- il Mendrisiotto non ha più alcun rappresentante a Berna. L'ultimo è stato Marco Romano, consigliere nazionale del Centro, che ha deciso di non ripresentarsi. Una possibilità c'è: se Fabio Regazzi dovesse andare alla Camera dei Cantoni, Giorgio Fonio approderebbe in quella del Popolo. Ma questo lo si saprà solo il 19 novembre. A livello cantonale, invece, un consigliere di stato Momò manca dal 1991. "È un tema che fa riflettere", spiega il sindaco di Mendrisio Samuele Cavadini. "Soprattutto a livello cantonale perché è importante che il Mendrisiotto sappia unirsi sui temi chiave della regione, come la fermata dei treni a lunga percorrenza, il completamento di AlpTransit o le misure atte a migliorare la situazione del traffico". Dello stesso parere è Bruno Arrigoni, sindaco di Chiasso: "Mobilità e migranti sono due argomenti fondamentali per noi. Ci sentiamo un po' abbandonati. È importante difendere le proprie posizioni a livello federale, ma lo è soprattutto a livello cantonale".

Il problema

La preoccupazione c'è, ma ora bisogna capire come si è arrivati a questo punto. "Per fare politica serve passione, è un grande impegno. Forse quanto successo è un caso, oppure il Mendrisiotto non ha delle personalità politiche abbastanza forti per superare il Ponte Diga di Melide", afferma Arrigoni. Per Cavadini, invece, "il problema non riguarda le persone, ma le dinamiche che hanno portato alla scelta dei candidati".

2 anni fa
La vittoria Udc, la sconfitta verde e il Centro davanti al Plr. La lettura di chi segue la politica da Berna
Insieme al giornalista ed inviato da Palazzo federale Florent Quiquerez, abbiamo analizzato il risultato ottenuto alle elezioni federali dai principali partiti svizzeri.

Gli svizzeri hanno eletto i propri rappresentanti alle Camere federali. I partiti, dopo le reazioni a caldo di ieri, da oggi iniziano a tirare le somme sui risultati ottenuti. Come leggere queste dinamiche a 24 ore dopo il voto? A Ticinonews ne abbiamo parlato con il giornalista Florent Quiquerez, cronista da Berna per "La Tribune de Genève" e "24heures" che segue la politica federale da Palazzo.

Visti i risultati, com'è il Ticino visto da Berna?

 "A Berna non si pensava che Marco Chiesa riuscisse a prendere così tanti voti. Questo ha stupito molte persone, così come il risultato complessivo ottenuto dall'Udc in Ticino, un Cantone che solitamente era visto come terra leghista. Queste sono state le notizie che hanno sorpreso maggiormente".

Il risultato dell'Udc è dovuto soltanto al tema dell'immigrazione e al contesto internazionale? O c'è dell'altro?

"Ieri l'Udc ha vinto anche in Svizzera romanda, è questa la grande differenza rispetto al passato. Prima era un partito molto forte in Svizzera tedesca, ma non in Romandia, dove mancavano candidati forti che riuscissero a conquistare dei seggi. Questa volta, invece, quattro posti sui nove conquistati arrivano dalla Svizzera francese. Ho l'impressione che questa regione si sia normalizzata, prima era come se avesse paura dei democentristi, mentre in questo periodo di incertezza la visione è cambiata".

Come spiegare il risultato del campo ecologista? Il tema del cambiamento climatico è sempre attuale.

"Si dice che quando le persone hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese, non pensano alla fine del mondo. I Verdi sono vittima di questo meccanismo. Nel 2019 tutti parlavano di clima, ora il problema è sempre attuale, ma tutti i partiti hanno la propria soluzione per affrontarlo. Non solo, ci sono persone che nel 2019 hanno votato gli ecologisti per fare qualcosa in favore del clima, ma poi hanno visto che le soluzioni del Partito non rappresentano un compromesso. Penso che parte dell'elettorato socialista, liberale e centrista abbiamo così deciso di ridare il voto al proprio partito".

Il Centro ha superato il Plr, diventando la terza forza politica della Svizzera. Ignazio Cassis dovrà temere per il proprio seggio?

"Gerhard Pfister, presidente nazionale del Centro, è stato chiaro: in Consiglio federale solo l'Udc ha diritto a due seggi. Quindi qualcosa accadrà, ma non so dire quando. Tutti vogliono cambiare la formula magica del Governo federale, ma attualmente non c'è un'alternativa che piaccia a tutti. Questa potrebbe essere la fortuna dei liberali radicali per la corsa ai seggi nell'esecutivo. Secondo me non sarà il Centro a riguadagnare una sedia, ma bisognerà fare una riflessione più grande per capire come avere un Consiglio federale che rappresenti al meglio la popolazione. Ora ci sono anche i Verdi e i Verdi liberali che non siedono in governo e questo non va bene".

Anche il PS ha guadagnato voti, un partito che ha cavalcato il tema dei premi di cassa malati.

"L'elettorato socialista che quattro anni fa ha votato i Verdi, è tornato a votare rosso. Secondo me, è questa la chiave del risultato ottenuto dal Ps. Bisogna comunque dire che i socialisti hanno registrato il secondo peggior risultato nella propria storia, quindi non c'è tanto da festeggiare. Non è ancora tornato ad essere il grande partito socialista che abbiamo conosciuto in passato".

C'è un nome favorito per la successione di Alain Berset?

"No. Per la prima volta da tanti anni non vedo un candidato favorito. Daniel Jositsch ha fatto un risultato miracoloso a Zurigo, ma i socialisti non lo vogliono. Beat Jans è interessante, ma i contadini lo odiano. Matthias Aebischer è simpatico, ma nient'altro. Roger Nordmann aveva delle possibilità, ma non è il momento della Svizzera romanda. Evi Allemann non ce l'ha fatta un anno fa, non vedo come possa riuscirci questa volta. È difficile dire chi potrebbe succedere a Berset".

 

2 anni fa
Il giorno dopo il voto: l’analisi di Udc, Lega e Verdi
Piero Marchesi (Udc), Daniele Caverzasio (Lega dei Ticinesi) e Michela Delcò Petralli (Verdi) hanno analizzato il risultato ottenuto dai propri partiti alle elezioni federali.

Unione Democratica di Centro (Udc), Lega dei Ticinesi e Verdi hanno vissuto emozioni differenti dopo l’esito delle elezioni federali. I democentristi sono i grandi vincitori, con nove seggi conquistati alla Camera bassa, uno di questi in Ticino ai danni del Centro. La Lega dei Ticinesi ha invece perso oltre il 3% delle preferenze. Flessione anche per I Verdi, che a livello nazionale hanno perso quasi il 5% dei consensi. Ecologisti che hanno però mantenuto il seggio alla Camera bassa di Greta Gysin, candidata ancora in corsa per un posto agli Stati.

Marchesi (Udc): "Il senso di insicurezza dei cittadini ci ha aiutato"

Per Piero Marchesi, presidente cantonale dell'Udc, il suo "è un partito con i piedi per terra che rappresenta una gran parte della società". È questo uno dei motivi dietro il risultato ottenuto ieri dai democentristi. L'esplosione della guerra in Ucraina e l'accresciuto senso di insicurezza dei cittadini "hanno sicuramente aiutato a ottenere questi numeri, così come la situazione nel settore dell'asilo. Da anni l'Udc richiama l'attenzione della politica federale sulle difficoltà riscontrate in questo ambito. Alla porta sud della Svizzera stanno arrivando sempre più persone, con tutte le conseguenze che si sono create a livello di sicurezza". A livello ambientale, continua Marchesi, "c'è un problema e lo ammettiamo. La Svizzera può dare il proprio contributo sia a livello nazionale, sia internazionale, ma lo deve fare con il progresso tecnologico. Preferiamo questo alle tasse e ai divieti proposti dalla sinistra", aggiunge.

Il rapporto con la Lega

Il risultato ottenuto dall'Udc è anche frutto di un travaso di voti provenienti dalla Lega dei Ticinesi. "L'amicizia con il Movimento di via Monte Boglia continuerà anche in futuro, perché un'alleanza si misura su più tappe elettorali. Alle scorse elezioni cantonali hanno confermato i due consiglieri di stato uscenti anche grazie al nostro aiuto, ora bisogna lavorare insieme per confermare il seggio di Marco Chiesa agli Stati. Per farlo sarà importante avere il sostegno di tutti i leghisti", afferma Marchesi.

Ballottaggio: "Votate Chiesa secco"

In vista del ballottaggio del prossimo 19 novembre, il consiglio di Marchesi è quello "di votare Marco Chiesa secco, perché non si possono regalare voti. Non date nulla per scontato, chi vuole un rappresentante della destra alla Camera alta deve impegnarsi e andare a votare".

Caverzasio (Lega): “La Lega deve capire cosa vuole fare da grande”

Se ieri l'UDC ha avuto di che da festeggiare, lo stesso non si può dire degli alleati leghisti. Il movimento di via Monte Boglia ha lasciato sul terreno quasi il 3,5%. Una flessione che segue quella registrata alle cantonali di aprile dello scorso anno e che verrà analizzata nei prossimi giorni. Che gli eterni amici-nemici, i cuginetti democentristi, sarebbero cresciuti lo si sapeva, ma in pochi si sarebbero aspettati ciò che è accaduto. "Le proporzioni ci hanno lasciato con l'amaro in bocca”, conferma il portavoce Daniele Caverzasio. “Dobbiamo farci delle domande. Ora ci daremo una settimana di tempo, poi come consiglio esecutivo ci troveremo e ne discuteremo. Rispetto all'UDC, la cui posizione era chiara su molti temi, noi non siamo stati capaci di comunicare la nostra posizione. Forse ci vorrebbe una figura che faccia da capo, da coordinatore, da presidente o da capitano della squadra”. Caverzasio è lapidario: i tempi sono cambiati e la Lega deve saper fare altrettanto. "È un processo che va costruito. Ci vorrà del tempo perché non è più la Lega del Nano o di Marco Borradori. Questa è una Lega sicuramente cambiata, che deve darsi una struttura e soprattutto una chiarezza di visione e di linea. Deve capire cosa vuol fare da grande e quale futuro dare a questa Lega".

L'alleanza con l'Udc, "Vogliamo continuare in quella direzione"

Tra le incognite resta però una certezza: per Caverzasio l’alleanza con i democentristi non è stata un errore. "Se guardiamo a quattro mesi fa, ad aprile, abbiamo tenuto in nostri Consiglieri di Stato. Con le elezioni del Consiglio nazionale volevamo aumentare i seggi di destra: li abbiamo portati a tre e speravamo di fare noi il secondo seggio, ma lo ha fatto l'UDC. L'alleanza di destra comunque tiene, vogliamo continuare in quella direzione. Dobbiamo comunque farci delle autocritiche sane per questo trend in discesa per evitare di sparire nel corso dei prossimi anni”.

Delcò Petralli (Verdi): "Ci riprenderemo"

L'onda verde del 2019 ieri si è infranta, con il partito che ha perso terreno rispetto alle ultime elezioni federali. "Cerchiamo di contestualizzare i dati", spiega a Ticinonews Michela Delcò Petralli, ex coordinatrice e granconsigliera ecologista, "abbiamo perso 5 punti percentuali rispetto a quattro anni fa, quando abbiamo fatto un risultato eccezionale, ma ne abbiamo guadagnati 4 se paragoniamo i risultati alle ultime elezioni cantonali. Quindi non è andata male, ci riprenderemo. Nel 2019 c'era un clima diverso rispetto, oggi prevale la paura per quello che sta succedendo anche a livello internazionale. In questi momenti vince la destra perché parla alle paure e presenta soluzioni facili per problemi difficili".

"La sinistra deve parlare di tutti i temi"

Tra i temi toccati dalla destra c'è quello dell'immigrazione. "La sinistra ha sempre fatto fatica a parlarne, ha un po' di pudore. Invece bisogna discuterne e dire che non possiamo spalancare le frontiere. Non possiamo garantire a queste persone una vita dignitosa, che inizia con il principio del lavoro, perché questo non c'è già per i nostri giovani. L'attività professionale c'è per i frontalieri, perché si accontentano di un salario da fame", aggiunge Delcò Petralli.

"Greta Gysin è una donna determinata e competente"

Tra i candidati che il prossimo 19 novembre si giocheranno un posto al Consiglio degli Stati c'è l'esponente de I Verdi Greta Gysin. "È una donna determinata, competente, che ha voglia di fare e con tanta energia. Non ho alcun dubbio: riuscirà a passare anche questo step", conclude l'ex coordinatrice ecologista.

2 anni fa
La moltitudine di liste ha travolto gli elettori
È quanto emerge da un sondaggio. Per gli elettori in futuro "ogni partito dovrebbe presentare una sola lista".

L'enorme quantità di liste presentate per le elezioni federali di quest'anno ha travolto l'elettorato. L'UDC e il Centro hanno beneficiato della migrazione degli elettori, come hanno dimostrato i sondaggi post-elettorali della SSR e di 20 Minuten/Tamedia. Mai prima d'ora c'erano stati così tanti candidati e liste in un'elezione come nel 2023, ma la marea di liste ha sopraffatto gli elettori, come dimostra il sondaggio post-elettorale della SRG/SSR di Sotomo, pubblicato oggi. Oltre due terzi (66%) degli intervistati vorrebbe che in futuro ogni partito possa presentare una sola lista. Le sottoliste dovrebbero essere vietate. Anche la valanga di candidati ha irritato gli elettori e un terzo ha avuto difficoltà a sopportarlo.

L'UDC conquista voti da tutti i partiti

L'UDC ha mobilitato e conquistato elettori da tutto lo spettro politico, come dimostra anche il sondaggio Sotomo. Il PS ha guadagnato 2 punti percentuali attirando elettori dal campo dei Verdi, ma ha ne persi a profitto del Centro (-0,4) e dell'UDC (-0,5). Il centro ha guadagnato voti dalla sinistra e dal PLR, ha però perso 0,7 punti percentuali a favore dell'UDC. Le perdite dei Verdi vanno soprattutto a vantaggio del PS, ma anche dell'UDC, dei Verdi liberali e del Centro. Il sondaggio sottolinea anche la smobilitazione dei membri. I premi elevati dell'assicurazione malattia costituiscono la principale sfida politica in Svizzera per il 52% degli elettori, prima del cambiamento climatico (36%). La migrazione è stata la questione più importante nella decisione di voto per il 26% degli intervistati, appena prima dei premi (25%) e del cambiamento climatico (23%).

Migrazione decisiva per UDC

Per il 74% di coloro che hanno votato UDC, le questioni migratorie sono state decisive. Il tema classico del partito di destra - "indipendenza e sovranità" - è stato considerato decisivo solo dal 21% degli intervistati. Il "wokismo", pur suscitando il malumore dei sostenitori dell'UDC, è stato di scarsa importanza nella loro decisione di voto. Per gli elettori verdi, la questione del clima è assolutamente centrale. Ma molti affermano di aver scelto il PS per questo motivo, oltre che per i suoi tradizionali temi sociali.

Alcuni temi in declino

In generale, alcuni temi sono diventati più importanti dal 2019. Tra questi, l'immigrazione e la criminalità, nonché i premi di cassa malattia e gli affitti. Al contrario, l'uguaglianza, il clima, le buone relazioni con l'Unione europea e persino la previdenza per gli anziani hanno perso un po' di velocità. Tra gli elettori che ieri hanno votato per un partito diverso da quello del 2019, il 31% si è detto insoddisfatto dei premi di cassa malattia. Un quarto ha parlato di politica migratoria. Tra i nuovi elettori della UDC, questo motivo è in cima alla lista con il 53% delle risposte. Il PS, da parte sua, ha beneficiato della questione dei premi, come sottolineano gli autori del sondaggio. Un altro dato sorprendente è che molti ex elettori dei Verdi non hanno dato una spiegazione chiara del loro cambio di direzione. Secondo un altro sondaggio pubblicato oggi, realizzato per 20Minuten/Tamedia da LeeWas, i Verdi sono stati votati solo dal 58% di coloro che li avevano scelti nel 2019; il 21% è passato al PS.

Astenuti del 2019 hanno votato UDC

Tra coloro che si sono astenuti nel 2019, il 29% ha votato UDC nel 2023. Inoltre, il 15% degli elettori del PLR è passato all'UDC e il 16% del PVL al Centro. Per quanto riguarda l'età degli elettori, l'UDC ha conquistato soprattutto persone di età compresa tra i 46 e i 65 anni. Il Centro e il PLR sono stati scelti soprattutto dai pensionati, mentre i Verdi sono stati preferiti dagli elettori più giovani. Infine, i due sondaggi mostrano che tra il 30% e il 50% degli elettori ritiene che il PLR dovrebbe cedere un seggio al Centro. Per il sondaggio SSR/Sotomo sono state intervistati più di 23.000 persone di età superiore ai 18 anni in tutte le regioni linguistiche, per il sondaggio 20 Minuten/Tamedia oltre 30.000 persone ugualmente rappresentative tra venerdì e domenica.

2 anni fa
E-voting, "Un successo" per le autorità
È quanto comunicato dalle Cancellerie di Stato di San Gallo, Basilea Città e Turgovia.

I test pilota di e-voting condotti dai Cantoni di San Gallo, Basilea Città e Turgovia in occasione delle elezioni federali di ieri si sono rivelati soddisfacenti e non hanno registrato tentativi di manipolazione. Lo comunicano oggi le tre Cancellerie di Stato. La possibilità di partecipare al voto via internet è stata offerta agli svizzeri all'estero, ad alcune persone disabili selezionate di Basilea Città e agli abitanti di alcuni comuni sangallesi. A Basilea Città la possibilità è stata utilizzata da circa 1400 elettori all'estero, ovvero il 61% di coloro che da fuori confine hanno espresso le loro preferenze. Sulla stessa linea San Gallo: la Cancelleria cantonale ha precisato che il 63% dei circa 1500 svizzeri all'estero che hanno votato hanno scelto di farlo online. Ad essi si aggiungono un migliaio di abitanti dei cinque comuni pilota. A Turgovia la percentuale degli svizzeri all'estero che ha prediletto l'e-voting è leggermente più bassa: 57,4%.

2 anni fa
Jacqueline Badran è la deputata più votata in Svizzera
© Wikipedia
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La consigliera nazionale socialista zurighese ha ottenuto oltre 150mila voti ed è stata pure regina del panachage.

Con 150'529 voti, la consigliera nazionale Jacqueline Badran (PS/ZH) è la deputata della Camera del popolo che ha ottenuto più voti in Svizzera. In passato questo onore era spesso appartenuto a personalità dell'UDC quali Roger Köppel, Albert Rösti o Christoph Blocher.

Regina del panachage

Molto popolare, la socialista zurighese è stata pure la regina del panachage, riconfermando la sua prestazione di quattro anni or sono. In quell'occasione, il consigliere nazionale meglio eletto fu il democentrista bernese Albert Rösti, che aveva spodestato in questa particolare classifica lo zurighese Roger Köppel, il "campione" dell'ottobre 2015. Entrambi non si sono presentati alle elezioni federali di ieri. Il giornalista Köppel si è infatti ritirato dalla politica parlamentare, mentre il suo collega di partito Rösti è stato eletto lo scorso anno in governo, succedendo a Ueli Maurer. Ieri, i voti in favore della socialista Badran in provenienza da elettori che hanno votato altri partiti hanno rappresentato una proporzione di 117,41 su 1'000 suffragi ricevuti, indica oggi in una nota l'ufficio cantonale di statistica. 

2 anni fa
Stojanović: "Il dibattito sul Röstigraben è superato"
Così il politologo Nenad Stojanović ha analizzato l'esito delle elezioni federali per l'Udc. "La differenza tra Svizzera tedesca e francese starebbe svanendo".

La forte crescita dell'UDC nella Svizzera romanda ha un effetto tranquillizzante nella discussione sul "Röstigraben". Svizzera tedesca e francese convergerebbero e la discussione sulle differenze "starebbe svanendo", secondo il politologo Nenad Stojanović. L'UDC ha ottenuto un totale di quattro nuovi seggi nei sei cantoni francofoni passando a dodici. Per la prima volta, il partito ha superato il PLR in Romandia, che ha ancora nove seggi (-1). Con l'eccezione di Vaud, l'UDC è stata per lungo tempo una forza politica prevalentemente "di lingua tedesca" in Svizzera, ha dichiarato il professore al Dipartimento di scienze politiche dell'università di Ginevra in un'intervista rilasciata oggi all'agenzia di stampa Keystone-ATS. Negli anni Novanta, Christoph Blocher aveva spostato il partito a destra, soprattutto dopo il voto sullo Spazio economico europeo nel 1992. L'UDC è diventata un vero e proprio partito antieuropeista e si temeva una scissione lungo i confini linguistici. La stampa francofona, in particolare, dava l'impressione che tutti i romandi fossero europeisti. Ma nella Svizzera francese c'è sempre stato un elettorato potenziale che "piace ai conservatori di destra", ha detto il 47enne. Semplicemente questo potenziale non era sfruttato.

Immigrazione, un tema anche in Romandia

Secondo l'ex granconsigliere socialista ticinese, negli anni 2000 l'UDC ha iniziato a fondare sistematicamente sezioni locali e cantonali nella Svizzera occidentale e a conquistare seggi. Con il voto sull'iniziativa "Sì all'Europa" nel 2001, respinta in tutta la Svizzera, compresa la Romandia, un'opinione pubblica più ampia si è resa conto che anche nella Svizzera francese c'erano voci critiche nei confronti dell'Europa e una parte dell'elettorato che apprezzava l'UDC. Da questo punto di vista, si è verificata una sorta di normalizzazione e il timore di una scissione in Svizzera si è attenuato, ha affermato Stojanović. Ma il mito di una Svizzera divisa è "svanito" anche per un secondo motivo, ha proseguito il politologo ginevrino. Oltre allo scetticismo nei confronti dell'Europa, la questione di come gestire l'immigrazione è un altro motivo per votare UDC. È probabile che la questione migratoria abbia motivato gli elettori dell'UDC in tutte le parti del paese a recarsi alle urne in queste elezioni.

2 anni fa
Consiglio nazionale, "dilemma per il PLR dopo sconfitta"
©Gabriele Putzu
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È il pensiero del politologo Nenad Stojanović, che nella sua analisi sottolinea come "il Plr è l'unico partito di Governo ad avere perso terreno".

Spodestato dall'Alleanza del Centro e divenuta ormai quarta forza in Consiglio nazionale, il PLR, che ha incassato ieri una sconfitta elettorale, si trova in un vero dilemma, sostiene il politologo Nenad Stojanović, dato che su molti dossier il partito fondatore della Svizzera moderna deve decidere ora da che parte stare. "Il PLR è sotto pressione", ha dichiarato il professore al Dipartimento di scienze politiche dell'università di Ginevra in un'intervista rilasciata oggi all'agenzia di stampa Keystone-ATS. Si tratta infatti dell'unico partito con un seggio in Consiglio federale ad aver perso terreno, e questo per la seconda volta dal 2015. L'obiettivo elettorale di superare il PS e diventare così la seconda forza in parlamento è stato chiaramente mancato e, anzi, il PLR si è fatto pure soffiare il terzo posto dal Centro; un fatto storico.

I concorrenti del Plr

Secondo l'ex granconsigliere socialista ticinese, il PLR però deve fare i conti con diversi contendenti, e dunque non solo con l'Alleanza del Centro - che quest'anno si è presentata alle sue prime elezioni con il nuovo nome dopo la fusione fra PPD e Partito borghese democratico - bensì anche con l'UDC e con i Verdi liberali. In questa nuova legislatura, sostiene il politologo, il PLR dovrà ora dunque decidere come vorrà schierarsi su diverse questioni politiche, dopo che quest'anno, in diversi cantoni, si è proposto in liste congiunte con i democentristi.

Verso l'Udc?

"Resta da chiedersi se in futuro il partito intenda avvicinarsi oppure prendere le distanze dall'UDC", si interroga Stojanović. Una risposta concreta probabilmente non si può dare, dato che ad esempio in materia di politica d'asilo, i liberali avevano recentemente già richiesto misure più rigide e pertanto cooperato con i democentristi. "In questo caso, il PLR rimarrà presumibilmente ancora dalla parte dell'UDC", afferma il politologo. Per quanto riguarda altre questioni relative all'immigrazione invece il partito liberale sarà meno spavaldo, anche in favore di un sostegno maggiore all'economia rispetto a quanto auspicato dalla destra. Sul clima è probabile che il PLR tenderà ad avvicinarsi ai Verdi liberali e al Centro, orientandosi alla politica di questi due partiti, perché se non lo facesse, rischierebbe di perdere ulteriori elettori, sostiene il 47enne. "Anche se ieri i Verdi liberali hanno perso molti seggi, rimangano ancora i concorrenti del PLR".

Un seggio traballante

Il politologo ritiene che un problema dei liberali risieda anche in Consiglio federale, dove il ministro degli esteri ticinese Ignazio Cassis, spesso criticato e rimproverato dai media, "non potrà rimanere in carica all'infinito, e quando il suo posto sarà vacante, il PLR rischia di farsi strappare il secondo seggio all'esecutivo proprio dal Centro, e forse addirittura perderlo per molto tempo". Secondo Stojanović, il presidente dell'Alleanza del Centro, Gerhard Pfister, difficilmente si lascerà sfuggire la ghiotta occasione di attaccare il secondo seggio del PLR, non appena il suo partito ne avrà la possibilità. Nel bene e nel male, il PLR è quindi obbligato a tenere Cassis in carica ancora per molto tempo. Una circostanza, spiega il politologo, che potrebbe spingere il partito liberale a convincere Cassis a cambiare dipartimento. Dopo le dimissioni di Alain Berset, il Dipartimento federale dell'interno potrebbe fare proprio al caso del malcantonese, in quanto medico di formazione. Inoltre, già in passato, Cassis è stato un deputato legato alla politica sanitaria.

2 anni fa
L'esito delle elezioni non stravolge l'economia, ma su alcuni temi si sentirà
Secondo alcuni esperti lo spostamento a destra si farà soprattutto sentire sulle relazioni con l'UE, sul reclutamento di manodopera e sull'energia.

L'esito delle elezioni federali - avanzata dell'UDC, riflusso dei Verdi - non dovrebbe avere un impatto notevole sull'economia elvetica: è l'opinione degli esperti, secondo i quali comunque il lieve spostamento a destra potrebbe influire su questioni cruciali quali le relazioni con l'Unione europea (Ue), il reclutamento di manodopera e l'energia. "L'impatto di queste elezioni sull'economia dovrebbe rimanere limitato", indica all'agenzia Awp Arthur Jurus, capo economista della banca Oddo BHF Svizzera. "I negoziati per un nuovo accordo quadro tra la Svizzera e l'Ue potrebbero però diventare più difficili". Gli esportatori elvetici, il cui principale mercato internazionale è rappresentato dall'Europa, seguiranno con attenzione il tema.

L'impatto sui consumi privati

Anche i consumi privati, un importante motore dell'economia elvetica oggi sempre più minato dall'inflazione, potrebbero risentire dell'operato degli eletti al Nazionale e agli Stati. "L'UDC auspica una riduzione delle imposte e delle tasse, nonché un aumento del tasso di autosufficienza alimentare dal 56,9% al 60%". Quest'ultimo aspetto potrebbe accrescere i costi fissi e ridurre l'impatto positivo del franco sui prodotti importati, ma in compenso si ridurrebbero gli oneri normativi e di trasporto. L'assicurazione sanitaria, i cui premi sono aumentati vertiginosamente negli ultimi anni, "rimarrà inoltre una questione strategica".

Meno ideologia sulla politica economica

Klaus Wellershoff, specialista della società di consulenza Wellershoff & Partners, ritiene che la polarizzazione del dibattito durante la campagna elettorale non abbia dato frutti. "Le conseguenze per l'economia non possono che essere positive, con un calo dell'influsso dell'ideologia sulla politica economica".

UDC e PS non ancora raggiunto un accordo sui grandi temi

Secondo l'esperto, "tutti i partiti dovranno concentrarsi maggiormente sui temi dell'immigrazione, dell'energia, della sicurezza e della politica estera". Le due formazioni principali del paese, UDC e PS, non sono però ancora riuscite a raggiungere un accordo sui grandi temi della riforma delle pensioni e dei costi della sanità. Dovrebbero invece essere possibili progressi sul fronte dell'energia. Per quanto riguarda le relazioni bilaterali con l'Ue, "dichiarare l'Europa il nemico pubblico numero uno non può che danneggiare il paese", argomenta Wellershoff.

Difficoltà a colmare i posti vacanti

Per il capo economista di Raiffeisen Fredy Hasenmaile le aziende potrebbero avere difficoltà a colmare i posti vacanti, con il tasso di disoccupazione che si attesta al 2%. Dal nuovo parlamento ci si può aspettare una politica d'immigrazione e di asilo più restrittiva. Il reclutamento di lavoratori stranieri per coprire il fabbisogno di manodopera "potrebbe non funzionare più", soprattutto se l'iniziativa popolare dell'UDC "No a una Svizzera da 10 milioni! (Iniziativa per la sostenibilità)" dovesse avere successo.

Il voto ignorato dai mercati

I mercati hanno da parte loro praticamente ignorato il voto. Alla borsa svizzera, l'indice di riferimento SMI nel pomeriggio scendeva dello 0,5%, sulla scia di dinamiche internazionali legate ai timori di escalation in Medio Oriente. Il franco è tornato ai livelli della fine della scorsa settimana: il corso è di 0,9462 franchi per l'euro e di 0,8922 franchi per il dollaro.

2 anni fa
Consiglio nazionale, la legislatura sarà aperta da Gerhard Pfister
Il consigliere nazionale del Centro siede alla Camera bassa dal 2003.

Sarà il presidente del Centro Gerhard Pfister, in quanto decano della Camera, ad aprire la 52esima legislatura il prossimo 4 dicembre al Consiglio nazionale. Lo zughese siede infatti alla Camera del popolo ininterrottamente dal 2003. Anche il verde liberale zurighese Martin Bäumle è in carica da vent'anni. Essendo Pfister più vecchio (lo zughese è nato nel 1962, lo zurighese due anni più tardi), l'onore di aprire i dibattiti spetterà tuttavia a quest'ultimo. Come indicato dai Servizi del parlamento a Keystone-ATS, Pfister presiederà la Camera fino all'elezione del nuovo presidente, che salvo sorprese sarà l'attuale primo vicepresidente Eric Nussbaumer (PS/BL).

2 anni fa
Verdi Liberali, il presidente: "Un risultato amaro"
Così il presidente nazionale ha definito l'esito delle elezioni federali.

Il presidente dei Verdi liberali Jürg Grossen definisce "amaro" il risultato delle elezioni federali di ieri per il suo partito. "Perderemo influenza in Parlamento nei prossimi quattro anni", ha detto il consigliere nazionale a Keystone-ATS. "Visibilmente non abbiamo fatto tutto giusto. Ora dobbiamo analizzare le cause" della sconfitta elettorale, ha aggiunto. Il PVL ieri ha perso 0,6 punti percentuali (e 6 seggi al Nazionale, a quota 10), al 7,2%. Grossen sottolinea comunque che i Verdi liberali si sono affermati come partito nazionale. "Continuiamo ad avere una percentuale di voti superiore al 7% e siamo appena al di sotto del nostro record storico". Le perdite permetteranno di risvegliare lo spirito combattivo, afferma. Per il rinnovo del Consiglio federale, i Verdi liberali non hanno particolari ambizioni, dice ancora Grossen. Questi critica tuttavia la formula magica, definita un retaggio del passato che fa il gioco degli altri partiti.

Il bilancio personale

Per quanto riguarda il suo personale all'interno del partito, Grossen vuole fare un'analisi nei prossimi mesi. "Sono diventato presidente del partito sei anni fa, all'epoca avevamo il 4,6% di voti. Ora siamo al 7,2%, ciò che è tutto sommato positivo", sostiene il bernese. Grossen dice di investire molta energia nel partito, che naturalmente "non è inesauribile". "Ma non scappo quando le cose si fanno difficili", dichiara. Insomma, la questione della presidenza rimane aperta.

2 anni fa
Meno donne al Consiglio nazionale, ma Alliance F è soddisfatta
Nelle elezioni del 2019 la quota di donne era aumentata di quasi il 10%: il calo sarebbe quindi stato prevedibile.

Malgrado la diminuzione del numero di donne in parlamento, Alliance F (l'Alleanza delle società femminili svizzere) non è delusa, si dice anzi soddisfatta. A suo avviso restano però ancora degli sforzi da fare, in casa PLR e soprattutto UDC.

Obiettivo stabilizzazione

La progressione non è mai lineare, afferma la co-iniziatrice di "Helvetia chiama" - una campagna trasversale di Alliance F per promuovere le donne in politica - Flavia Kleiner a Keystone-ATS. Kleiner ha ricordato come nel 2019 la quota di donne sia aumentata di quasi dieci punti percentuali: una contrazione era quindi prevedibile. "Il nostro obiettivo era piuttosto di stabilizzare la percentuale delle donne".

Liste UDC con scarsa presenza femminile

Kleiner spiega il calo di ieri con la composizione delle liste. L'UDC, grande vincitrice delle elezioni, aveva liste meno favorevoli alle donne, che rappresentavano solo un quarto dei candidati. Dei 21 nuovi rappresentanti democentristi che entrano in parlamento, solo tre sono donne. Sull'altro fronte, alcune deputate ecologiste non sono state rielette. Nonostante tutto, la percentuale delle donne è rimasta relativamente stabile, il che è positivo, osserva Kleiner. Secondo quest'ultima ci sono aspetti positivi: non ci sono mai state così tante candidate, e le donne ottengono ora risultati simili agli uomini. Kleiner sottolinea anche gli sforzi dell'Alleanza del Centro, le cui liste erano molto più paritarie (43% donne) rispetto al 2019 (37%). La conseguenza: dei sette nuovi consiglieri nazionali, quattro sono donne.

Fuori dalla top 30

Dopo un aumento regolare e quasi continuo dal 1971, quest'anno la percentuale di donne nel Consiglio nazionale ha fatto segnare un calo. Dei 200 eletti ieri, il 38,5% sono donne, contro il 40,5% della Camera del popolo uscente. In seguito alla diminuzione del numero di deputate, la Svizzera uscirà dalla top-30 dei paesi per parità di genere nei parlamenti. Secondo i dati dell'Unione interparlamentare, organizzazione con sede a Ginevra che rappresenta i parlamenti nazionali, la Svizzera è attualmente al 28esimo posto. Si trova tra i Paesi Bassi e la Bielorussia. Dopo le elezioni federali del 2019, la Confederazione era salita al 15esimo rango, aveva poi perso terreno a causa delle partenze nel corso della legislatura.

Ruanda paese con la quota femminile più alta

Con una quota femminile del 38,5%, la Svizzera figurerà nella prossima legislatura poco oltre il 30esimo posto, in compagnia della Moldova. Il Ruanda rimane il campione, con oltre il 60% di donne in parlamento. Per la sua graduatoria, l'Unione interparlamentare considera solo le Camere basse e i parlamenti unicamerali; nella Confederazione solo la Camera del popolo.

2 anni fa
I comuni più UDC e PS sono giurassiani
Il comune di Ederswiler © Wikipedia
Il comune di Ederswiler © Wikipedia
I cittadini di Ederswiler hanno votato per il 93,5% UDC, mentre il PS ha ottenuto il 46,3% nel comune di Fontenais. Il comune ticinese di Onsernone si distingue per essere uno dei più verdi.

A livello di singoli partiti, il comune più a destra della svizzera è Ederswiler. Nell'unico comune germanofono del Giura, l'UDC ha ottenuto ben il 93,5% dei voti. Il paese dove il PS ha raggiunto il maggior numero di consensi si trova anch'esso nel canton Giura: si tratta di Fontenais, dove i socialisti - trascinati dal consigliere nazionale uscente Pierre-Alain Fridez, lì domiciliato - hanno raggiunto il 46,3%. Lo dimostra un'analisi di Keystone-ATS basata sui dati dell'Ufficio federale di statistica (UST).

Per quanto riguarda gli altri partiti, il comune che ha votato maggiormente per il PLR è vodese: Rossenges, dove i liberali radicali hanno ottenuto il 60,5%. I Verdi hanno da parte loro trionfato a Schelten, uno dei due comuni germanofoni del Giura bernese, con il 36,6%. Nella top ten dei comuni più verdi ce n'è uno anche ticinese. Si tratta di Onsernone, che ha dato il 24,8% delle preferenze al partito ecologista. Il bastione dell'Alleanza del Centro è invece a Gonten, in Appenzello Interno, dove ha ottenuto una percentuale "bulgara": il 91,8%.

Comuni piccoli sono UDC, grandi città PS

Più in generale, l'UDC raccoglie i maggiori consensi nei piccoli comuni: in quelli di meno di 2000 abitanti ha ottenuto complessivamente il 38,8% dei suffragi. Nelle città con più di 50'000 residenti ha ricevuto solo il 13,9% dei voti. Per i socialisti è invece vero il contrario: nei comuni di meno di 2000 abitanti ha il 13,3% dei consensi, contro il 31,9% nelle grandi città. L'evoluzione è simile per i Verdi (dal 7,6% al 16,2%). Per l'Alleanza del Centro e il PLR non ci sono invece differenze significative.

Oekingen comune tipico, Buseno all'opposto

Oekingen, nel canton Soletta, è il comune svizzero dove i risultati dei partiti alle elezioni federali di ieri si sono avvicinati maggiormente a quelli ottenuti a livello nazionale. Buseno, in val Calanca, è invece quello che si discosta maggiormente. A Oekingen, comune di 872 abitanti situato cinque chilometri a sudest di Soletta, l'UDC ieri ha ottenuto il 29,5% delle preferenze, mentre a livello nazionale la percentuale è del 28,6. Il PS si situa al 17,8% (il 18% in Svizzera) e il Centro al 16,3% (14,6%). Il PLR è al 16,4% (14,4%), i Verdi all'11,3% (9,4%) e i Verdi liberali (PVL) al 6,7% (7,2%). Come detto, è invece a Buseno che si sono osservati gli scarti maggiori: nel comune calanchino di 89 residenti il primo partito è il Centro, con l'82,3% (con una differenza di 67,65 punti percentuali rispetto ai dati nazionali). Lo scarto è di 16,27 punti per il PS, di 14,3 punti per l'UDC, di 7,2 punti per il PLR e di 9,4 punti percentuali per i Verdi.

2 anni fa
L'estrema sinistra è fuori dal Parlamento
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A Neuchâtel il POP e a Ginevra Ensemble à Gauche hanno perso il loro seggio al Consiglio nazionale

L'estrema sinistra non è più rappresentata nel parlamento federale. A Neuchâtel il POP e a Ginevra Ensemble à Gauche hanno perso il loro seggio al Consiglio nazionale.

Ginevra, Ensemble à Gauche perde un seggio a favore del Mouvement citoyens genevois

La sinistra radicale ginevrina si è presentata divisa alle elezioni, perdendo l'unico seggio di Ensemble à Gauche (insieme a sinistra), che era occupato dalla dimissionaria Stefania Prezioso. Ha anche sofferto dell'ascesa della destra, in particolare del Mouvement citoyens genevois (MCG, un movimento regionalista, per molti versi simile alla Lega in Ticino), grande vincitore delle elezioni di ieri nel cantone lemanico. Il partito populista, che ha ottenuto il 9,75% dei voti, torna in Consiglio nazionale con due eletti dopo essere stato escluso nel 2019.

Neuchâtel, l'UDC scalza il POP

A Neuchâtel, l'alleanza di tutta la sinistra, ovvero PS, Verdi, Parti ouvrier et populaire (POP, partito operaio e popolare) e SolidaritéS, non è riuscita a contrastare la forte avanzata dell'UDC, che ha ottenuto il 17,3% dei voti (compresa la lista dei giovani), contro il 9,82% del POP. L'ormai ex consigliere nazionale Denis de la Reussille ritiene che "sia stata una conquista avere un rappresentante del POP per otto anni, quando ci sono solo quattro seggi disponibili" nel cantone di Neuchâtel. "Dopo otto anni di Consiglio nazionale e 27 anni di Consiglio comunale a Le Locle, continuerò a fare campagna elettorale, ma non cercherò più una carica politica", ha aggiunto, ricordando che presto compirà 63 anni.

2 anni fa
"I Verdi possono dimenticare il seggio in Governo"
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Lo sostiene il politologo Michael Hermann, secondo cui il partito ecologista difficilmente avrebbe avuto una possibilità anche con una quota maggiore di elettori. I Verdi prenderanno una decisione prima di venerdì.

Per il politologo Michael Hermann un seggio ecologista in Consiglio federale è irrealistico. Il direttore dell'Istituto Sotomo lo dice in un'intervista pubblicata oggi dal quotidiano zurighese Tages-Anzeiger. "Bisogna essere realisti: difficilmente (i Verdi) avrebbero avuto una possibilità realistica anche con una quota maggiore di elettori", afferma, aggiungendo che il "cartello dei partiti del Consiglio federale" non ha interesse a integrare un nuovo attore.

Il partito prenderà una decisione prima di venerdì

La consigliera nazionale bernese e capogruppo dei Verdi Aline Trede ieri ha detto a Keystone-ATS che il partito tendenzialmente presenterà un proprio candidato all'elezione del Consiglio federale in dicembre. Aritmeticamente, gli ecologisti hanno diritto a un seggio, ha sostenuto. La formula magica - che corrisponde a due seggi per i tre maggiori partiti e un seggio per il quarto, dunque attualmente a due esponenti ciascuno per UDC, PS e PLR e un seggio per il Centro - è morta. Il nuovo gruppo parlamentare dei Verdi non prenderà una decisione su un'eventuale candidatura al Consiglio federale prima di venerdì.

Persi 5 seggi

Alle elezioni per il Nazionale di ieri gli ecologisti hanno perso cinque seggi, quasi un quinto della loro deputazione. Ora alla Camera del popolo dispongono di 23 poltrone.

2 anni fa
Le elezioni federali riconfermano il divario tra città e campagna
Benché l'UDC si sia imposta in 15 cantoni, la maggior parte delle città è stata conquistata dal PS.

Le elezioni del Consiglio nazionale di ieri hanno messo in luce il divario tra città e campagna: l'UDC è risultato essere il partito più forte in 15 cantoni, ma ha ottenuto la maggioranza in soli tre capoluoghi. La maggior parte di essi è nelle mani del PS. Solo a Frauenfeld (TG), Herisau (AR) e Zugo la maggioranza ha votato per l'UDC, come il resto del cantone, indicano i dati pubblicati dall'Ufficio federale di statistica (UST). Ad Aarau, Berna, Coira, Friburgo, Liestal (BL), Sciaffusa, Soletta, San Gallo e Zurigo è invece il PS il partito più votato. Nei rispettivi cantoni la maggioranza è però in mani democentriste.

A Svitto e Glarona l'UDC ha la maggioranza a livello cantonale, l'Alleanza del Centro nei capoluoghi. A Obvaldo vince l'UDC, ma a Sarnen è il PLR il partito più forte. L'Alleanza del Centro vince nei cantoni di Nidvaldo, Vallese, Uri e Appenzello Interno, così come nei rispettivi capoluoghi. A Lucerna il Centro è il primo partito a livello cantonale, ma nella città sulla Reuss è il PS il più forte.

I socialisti sono primi anche a Basilea, Ginevra, Losanna, Neuchâtel e Delémont (JU). In questi casi primeggiano anche a livello cantonale.

2 anni fa
Rappresentazione femminile in calo al Consiglio nazionale
L'età media della Camera bassa è però in calo rispetto a 4 anni fa.

Dopo un aumento regolare e quasi continuo dal 1971, quest'anno la percentuale di donne nel Consiglio nazionale ha fatto segnare un calo. Dei 200 eletti ieri, il 38,5% sono donne, contro il 40,5% della Camera del popolo uscente. Secondo quanto riferito dall'Ufficio federale di statistica (UST), le donne in Consiglio nazionale saranno 77, contro le 81 della legislatura che volge al termine. Il nuovo Nazionale è invece più giovane del precedente: l'età media è di 49,5 anni, contro i 51,7 di quattro anni fa.

Le due professioni più diffuse restano, come quattro anni fa, quelle di politico professionista (46%, 2019: 52%) e di imprenditore (20%, 2019: 22%). Da notare, infine, che rispetto a quattro anni fa i volti nuovi sono meno numerosi: il numero degli uscenti rieletti è salito a 152, rispetto ai 119 del 2019.

2 anni fa
Partecipazione in leggera crescita a livello nazionale, in calo in Ticino
Il tasso di partecipazione a livello svizzero è cresciuto di 1,5 punti percentuali.

Il tasso di partecipazione al rinnovo del Consiglio nazionale di ieri si è ufficialmente fissato al 46,6%. Tale dato è in crescita di 1,5 punti rispetto alle elezioni federali di quattro anni fa. Come sempre, il primato è stato fatto segnare da Sciaffusa, dove il voto è obbligatorio: 61,6% (+2,0 punti rispetto al 2019), indicano i dati dell'Ufficio federale di statistica (UST). Seguono Obvaldo (58,8%), Nidvaldo (56,2%) e Svitto (54,6%).

Tutti i grandi cantoni sono al di sotto del 50%, anche se Berna si avvicina a questa soglia (49,7%). Il Ticino la partecipazione è stata del 48,0% (-1,6 punti), nei Grigioni del 43,0% (+0,1). Nelle grandi città la partecipazione è stata relativamente elevata a Berna (58,9%), Zurigo (51,6%) e Basilea (51,4%). A Ginevra si è invece fermata al 42,2%.

Tra le curiosità a livello comunale spicca Ergisch, nell'Alto Vallese, con una partecipazione dell'84,7%. All'altro estremo si trova Schlatt-Haslen, in Appenzello Interno, con un misero 21,9%.

2 anni fa
La stampa svizzera si sofferma sulla vittoria dell'Udc
©Gabriele Putzu
©Gabriele Putzu
Al centro delle riflessioni dei direttori dei quotidiani svizzeri c'è il risultato ottenuto dall'Udc, ma anche il significativo calo dei Verdi.

È l'Udc la protagonista degli editoriali della stampa svizzera e ticinese all'indomani di questo primo turno di elezioni federali, che hanno visto la sensibile crescita della presenza democentrista in Consiglio nazionale.

Corriere del Ticino

Nel suo editoriale, il direttore del Corriere del Ticino Paride Pelli si sofferma soprattutto sul sorpasso avvenuto in Ticino in casa Lega-Udc, con i democentristi che conquistano un secondo seggio al Consiglio nazionale, mentre la Lega si deve accontentare di mantenere il seggio di Lorenzo Quadri. Secondo Pelli, le ragioni della presa dell'Udc nell'elettorato ticinese sono da ricercarsi nella scelta dei temi, "quelli classici dell'Udc", ovvero immigrazione, sicurezza, neutralità, transizione ecologica moderata. "Su tali questioni, la comunicazione elettorale dell’Udc è stata diretta, come sempre senza troppi peli sulla lingua - per usare un eufemismo - e ha saputo trasmettere una volontà di decisionismo e una chiarezza di vedute che hanno infine convinto gli elettori, sottraendoli ad altri partiti contigui per idee e programmi", scrive il direttore del foglio di Muzzano. "Aggiungiamo che anche durante la pandemia l’Udc è andata spesso - e compatta - controcorrente, approfittando di una certa confusione in seno agli altri partiti sui diritti e sulle libertà personali. A posteriori, una scelta rivelatasi azzeccata. I nuovi rapporti di forza a destra saranno un tema di discussione anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Certamente, anche in previsione delle elezioni comunali del 2024 - il vero banco di prova per il movimento di Via Monte Boglia - in casa Lega dovrà aprirsi una profonda riflessione su una erosione continua di voti che non può non preoccupare".

La Regione

Decisamente piccato l'editoriale del direttore de' laRegione, Daniel Ritzer. "Ma perché vince l’Udc?. Trovare un qualche merito nella campagna a sfondo razzista del primo partito svizzero appare un esercizio sterile", osserva Ritzer. "Piuttosto andrebbero ricercati i motivi che fanno sì che certi discorsi (a tratti abominevoli) facciano breccia nella popolazione. In effetti, sembrerebbero essere le gravi difficoltà socioeconomiche che vive una buona parte dell’elettorato a rendere la vita facile ad alcune soluzioni semplicistiche, marchio registrato dei democentristi. Il Ticino sarebbe, in questo senso, un esempio eclatante – e non può neanche essere considerato un caso il fatto che sia stato scelto proprio un ticinese alla testa del partito a livello nazionale, mossa 'lungimirante' dello sponsor Christoph Blocher". Ritzer si interroga quindi sui risultati, elettorali e politici, del Ps, che assieme all'Udc è stato detentore nella scorsa legislatura di un seggio ticinese al Consiglio degli Stati. Secondo il direttore de' laRegione, la candidatura migliore dei socialisti agli Stati sarebbe stata quella dell'uscente Marina Carobbio, criticata da Ritzer per non essersi dissociata dal governo cantonale nella presentazione della manovra di rientro.

Tages Anzeiger

Uscendo dai confini cantonali, la direttrice del Tages Anzeiger Raphaela Birrer legge nella vittoria dell'Udc un desiderio di stabilità da parte degli svizzeri. "All'esterno, le guerre infuriano, i populisti antidemocratici si fanno strada verso il potere, gli estremisti terrorizzano la popolazione civile. All'interno, tutto dovrebbe rimanere così com'è. Qui contano stabilità e preservazione: per favore, niente esperimenti! La netta vittoria dell'Udc è il risultato di un diffuso bisogno di sicurezza della popolazione. Quando il pericolo minaccia la Svizzera nella tempesta degli eventi mondiali, questo partito promette costanza e ordine". Birrer mette però in guardia l'Udc: "Con le sue tendenze incendiarie, la sua mentalità 'noi contro tutti' e il suo desiderio di conflitto, tuttavia, mette a dura prova la cultura politica del consenso. Questo rende spesso impossibili i compromessi in parlamento. Inoltre, i principali problemi irrisolti del Paese - in primo luogo l'alto costo dell'assistenza sanitaria, la previdenza per gli anziani, il rapporto con l'Ue e la transizione energetica - rimangono senza alcuna proposta di soluzione significativa da parte del partito più grande".

NZZ

La Neue Zürcher Zeitung prevede da parte sua tempi duri per il liberalismo: in tempi di incertezza la popolazione chiede più responsabilità statali e non individuali. Lo spostamento a destra del Parlamento non comporterà necessariamente una politica più borghese, afferma il quotidiano.

Blick

Il Blick e la sua capa della redazione politica, Sermin Faki, puntano sul crollo ecologista. "'Ci si aspettava un'ondata verde, ma è arrivata una marea verde"' titolava il Blick 2019 dopo le elezioni federali. Quattro anni dopo, la marea si è trasformata in un rivolo. I Verdi hanno perso massicciamente e l'Udc ha riacquistato la sua vecchia forza". "Tuttavia, data l'entità della sconfitta, non hanno altro da rimproverarsi se non a sé stessi".

24 Heures

L'analisi del Blick è condivisa in Romandia da 24 Heures, che ritiene che gli ecologisti abbiano "peccato d'orgoglio" dopo il successo del 2019. "Gli ecologisti hanno dimenticato che il loro successo è dovuto anche a tutti quegli elettori moderati" che chiedono "soluzioni realistiche, ma che non sopportano l'attivismo climatico, che il partito si rifiuta di denunciare". Secondo il quotidiano vodese, il problema è che il partito "non ha ancora fatto la scelta tra attivismo e pragmatismo".

Le Temps

Il direttore di Le Temps Vincent Bourquin sottolinea il ruolo di Marco Chiesa nella vittoria democentrista. "La sostituzione del moderato Albert Rösti alla guida del partito con il vivace Marco Chiesa ha dato i suoi frutti. Le sue incessanti sfuriate hanno motivato le sue truppe. Il ticinese ha ripreso le ricette dei suoi illustri predecessori Ueli Maurer e Toni Brunner: denunciare l'immigrazione di massa e la frattura tra popolo ed élite. Ha inoltre contrapposto città e campagna, stigmatizzando la sinistra urbana, a suo dire arrogante nei confronti delle periferie". Bourquin evidenzia inoltre il ruolo accresciuto del Centro come ago della bilancia in parlamento.

Tribune de Genève

La Tribune de Genève, dal canto suo, accusa i Verdi di moralismo. Insistendo sul clima globale, su temi sociali come la razza, il genere o il consumo di carne, dando lezioni a tutti, gli ecologisti hanno perso la bussola, sostiene il foglio lemanico.

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