
Aspettare e vedere: sembra essere questa la posizione adottata dalle grandi aziende elvetiche di fronte alla politica commerciale del presidente americano Donald Trump. Poche di loro stanno attualmente prendendo in considerazione l'invito dell'ormai quasi 79enne a investire massicciamente negli Stati Uniti. Malgrado la minaccia dei dazi, la maggior parte delle società è al momento piuttosto riluttante nel lanciarsi oltreoceano. "Le imprese non sanno se ci sarà una recessione negli Usa e se il mercato americano rimarrà attraente", spiega all'agenzia Awp Rahul Sahgal, direttore della Camera di commercio Svizzera-Usa.
Le strategie adottate
Contattata da Awp, Swatch dice di voler rimanere fedele alla produzione elvetica, essenziale per i suoi clienti; verranno comunque aperti nuovi negozi negli Stati Uniti. L'azienda chimica Clariant, il fabbricante di ascensori Schinder e lo specialista di impianti dentali Straumann sono già presenti con fabbriche negli Usa e non hanno intenzione di espandere la produzione. Lo farà invece Lindt & Sprüngli, ma è una decisione presa da tempo, non legata ai recenti sviluppi. Il gigante alimentare Nestlé produce già localmente il 90% degli articoli venduti negli "States". Sulla stessa lunghezza d'onda è lo specialista degli aromi Givaudan, che intende perseguire la sua strategia di produzione locale per servire il mercato locale. Il colosso della logistica Kühne+Nagel fa affidamento sulla domanda: se i clienti desidereranno una presenza ancora più forte nel paese, l'impresa si adatterà.
Chi ha annunciato nuovi finanziamenti
Hanno per contro annunciato investimenti i colossi farmaceutici Roche e Novartis. Sandoz invece non si sta muovendo e anche Lonza si limita a osservare la situazione. Al di fuori del comparto dei medicinali, solo tre imprese hanno annunciato nuovi finanziamenti negli Usa. Si tratta del costruttore industriale Georg Fischer, del gigante dell'elettrotecnica ABB e di Galderma, società attiva nel campo delle cure dermatologiche.