
Il controprogetto parlamentare all’iniziativa sul foie gras continua a generare fratture politiche. Centro e sinistra valutano positivamente un approccio graduale e regolatorio per favorire il benessere animale, mentre la destra rifiuta inasprimenti che potrebbero danneggiare economia e commercio.
Cosa prevede la proposta
Il controprogetto indiretto risponde all’iniziativa “Sì al divieto di importazione del foie gras”, approvato con margine minimo dalla Commissione della scienza, dell’educazione e della cultura del Nazionale. Punta a monitorare le importazioni di prodotti derivati da ingrasso forzato e a inserire l’obbligo di dichiarazione nella legge, rafforzando quanto già introdotto via ordinanza nel luglio scorso. Dopo cinque anni, se le importazioni non diminuiranno, il Consiglio federale potrà intervenire con misure più incisive.
Favore del Centro
Il Centro definisce il controprogetto una risposta proporzionata. Riconosce le problematiche etiche legate al maltrattamento animale, ma ricorda anche il forte radicamento culturale e culinario del foie gras, soprattutto nel periodo festivo. Supporta l’idea di osservare l’evoluzione del mercato nel tempo e di agire solo in caso di risultati insufficienti, evitando conflitti commerciali.
Il no di PLR e UDC
Il PLR respinge l’inasprimento, sostenendo che il nuovo sistema di etichettatura sia troppo recente per valutarne gli effetti. Teme un aumento del turismo d’acquisto e quindi un danno per l’economia elvetica. Sulla stessa linea l’UDC, che considera già sufficienti le norme vigenti: ulteriori divieti sarebbero sproporzionati e penalizzanti per tradizioni e mercato.
La spinta della sinistra
Verdi e PS sostengono l’iniziativa e appoggiano il controprogetto come soluzione minima. Ritengono però indispensabile che la legge preveda una riduzione “significativa” delle importazioni, per garantire un effetto reale. Per la sinistra, il benessere animale deve essere tutelato tramite norme e non affidato alla sola responsabilità del consumatore.
