Immigrazione
Il Governo respinge l’iniziativa «Fermare gli abusi nell’asilo!», troppi costi e sicurezza a rischio
©Gabriele Putzu
©Gabriele Putzu
Redazione
3 ore fa
Il Consiglio federale respinge l'iniziativa antiabusi nell'asilo per l'implicazioni finanziarie e di sicurezza, sottolineando la difficoltà nell'attuazione e i rischi per la collaborazione internazionale.

Il Consiglio federale ritiene che l’iniziativa popolare «Fermare gli abusi nell’asilo! (Iniziativa per la protezione delle frontiere)» dell'UDC sarebbe difficilmente attuabile, in quanto causerebbe ingenti costi e oneri per la Confederazione, i Cantoni e le regioni di frontiera. In caso di uscita da Schengen/Dublino, inoltre, aumenterebbe la migrazione secondaria e s’indebolirebbe la sicurezza interna. Nella seduta odierna, il Consiglio federale ha dunque deciso di proporre al Parlamento di respingere l’iniziativa senza controprogetto diretto o indiretto.

L'iniziativa

L’iniziativa esige, tra le altre cose, di presidiare i valichi di frontiera, sorvegliare le frontiere nazionali svizzere, controllare sistematicamente le persone che entrano in Svizzera e negare loro l’entrata se non soddisfano i pertinenti requisiti. Alle persone che giungono passando da uno Stato terzo sicuro non verrebbero concessi né l’asilo né l’ammissione provvisoria. Chiede inoltre di stabilire un contingente annuale di concessione dell’asilo pari al massimo a 5'000 persone. Per le persone che soggiornano irregolarmente in Svizzera, l’iniziativa chiede un obbligo di notifica per le autorità, un termine di partenza generale di 90 giorni, l’esclusione dalle prestazioni dell’assicurazione sociale e malattie e la nullità dei contratti di lavoro stipulati. Gli accordi internazionali incompatibili con queste disposizioni dovrebbero essere rinegoziati o denunciati.

Costi non quantificabili

Controllare a tappeto le frontiere esigerebbe un considerevole aumento di personale nonché elevati costi non quantificabili per la Confederazione e i Cantoni. Con 2,2 milioni di passaggi oltre il confine e 400'000 frontalieri al giorno, simili controlli generebbero tempi d’attesa e code, compromettendo l’economia anche se venissero effettuati in base a procedure semplificate. Sempre secondo il Consiglio federale, si può presumere che un numero maggiore di persone del settore dell’asilo dipenderebbe dall’aiuto sociale, il che andrebbe a pesare sui Cantoni. Tale numero comprenderebbe ad esempio le persone il cui allontanamento non può essere eseguito e che non riescono a provvedere al proprio sostentamento. Questa mancanza di prospettive potrebbe condurre al formarsi di società parallele, tensioni sociali e un incremento della criminalità.

Già oggi le frontiere sono sorvegliate

Con controlli come quelli richiesti dall’iniziativa, la Svizzera non adempierebbe più ai propri obblighi derivanti dall’accordo di associazione a Schengen/Dublino, il che potrebbe concludere la collaborazione Dublino, con notevoli conseguenze tra l’altro per la sicurezza interna. La Svizzera non potrebbe neppure più effettuare trasferimenti Dublino, diventando presumibilmente una destinazione più ambita della migrazione secondaria. Per di più l’iniziativa potrebbe entrare in conflitto con la Convenzione sui rifugiati, la Convenzione europea sui diritti dell’uomo e altri trattati internazionali, che se del caso dovrebbero essere denunciati. Già oggi vengono effettuati controlli alla frontiera in funzione della situazione e dei rischi, prassi che il Parlamento intende intensificare ulteriormente. Nel quadro di Schengen la Svizzera ha inoltre la possibilità di effettuare a titolo provvisorio controlli alle frontiere interne. Il Consiglio federale è tuttavia convinto che questo tipo di controllo non costituisca uno strumento efficace per contenere la migrazione secondaria.