Svizzera
Il Covid blocca anche i lavori per gli studenti
Keystone-ats
3 anni fa
Ristoranti, musei e discoteche chiusi, niente concerti e altri eventi culturali: queste misure di confinamento non mettono solo in pericolo l’esistenza stessa di queste realtà ma rischiano di riflesso di compromettere gli studi di numerosi giovan

Ristoranti, musei e discoteche chiusi, niente concerti e altri eventi culturali: queste misure di confinamento non mettono solo in pericolo l’esistenza stessa di queste realtà ma rischiano di riflesso di compromettere gli studi di numerosi giovani, soprattutto di quelli che per sopperire alle ristrettezze finanziarie delle loro famiglie svolgono lavoretti accessori. Distribuire volantini, lavorare al bar, aiutare negli eventi: impieghi part-time preziosissimi per molti studenti universitari sono stati cancellati dalla pandemia. Per molti ciò significa difficoltà finanziarie, soprattutto per quelli che non ricevono alcun sostegno dai loro genitori.

Fondazione Educa Swiss
Stando ai dati forniti dalla Fondazione Educa Swiss - ente per la promozione e il finanziamento della formazione che ha istituito un fondo d’urgenza per studenti in indigenza - dal diffondersi del coronavirus le richieste di prestito sono triplicate e all’inizio di quest’anno si è registrato un ulteriore e sostanziale incremento. Educa Swiss concede rapidamente prestiti alla formazione fino a 5’000 franchi rimborsabili a lungo termine senza interessi, oppure prestiti più cospicui a tassi d’interesse di favore. In genere si tratta di studenti che non riescono più a pagare l’affitto o i premi della cassa malattia. Sul sito internet della Fondazione è possibile iscriversi senza troppe lungaggini burocratiche.

“Studenti costretti a lasciare l’università”
Sul fronte politico a suonare l’allarme ci ha pensato la consigliera nazionale socialista Franziska Roth (SO), secondo cui c’è il rischio che un’ondata di studenti siano costretti a lasciare l’università per questioni finanziarie. Il gap tra i giovani che provengono da famiglie benestanti e quelli che per pagarsi gli studi sono costretti a trovare un lavoretto part-time si sta facendo sempre più profondo. Un percorso universitario è già di per se difficile per i ceti bassi, ora la pandemia penalizza nuovamente proprio queste categorie, rileva la parlamentare.

“La questione ha portata economica”
La questione secondo Roth - citata dal sito online “20min.ch” - non è limitata al destino degli studenti, ma ha una portata anche economica: affinché l’economia possa tornare a funzionare dopo il Covid ci vorrà personale qualificato. Gli studenti che abbandonano gli studi saranno anche specialisti che verranno a mancare al paese. Per la socialista che lavora nella pedagogia curativa, una soluzione è quella di istituire un fondo nazionale di aiuto d’emergenza per apprendisti e studenti. Anche l’Unione Svizzera degli e delle universitari-e (USU) vede la necessità di agire: su Twitter l’associazione sottolinea che il fatto che le richieste di prestiti da parte di privati siano salite alle stelle dimostra che i fondi di emergenza (se esistono) presso i cantoni e le università sono insufficienti o che la concessione di aiuti finanziari è associata a grandi ostacoli burocratici. Un fondo di emergenza a livello nazionale, secondo l’USU, potrebbe essere una buona soluzione.

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