Svizzera
Dazi USA al 15%, partiti divisi: per l’UDC è un successo, PS e Verdi restano critici
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La decisione degli Stati Uniti divide i partiti: entusiasmo dal fronte UDC, prudenza da PLR e Centro, critiche dure da PS e Verdi.

La riduzione al 15% dei dazi doganali statunitensi sui prodotti svizzeri accende il dibattito politico. L’UDC parla di un «grande successo per la Svizzera», mentre PS e Verdi sollevano dubbi sulle concessioni che il Consiglio federale potrebbe essere chiamato a fare nei negoziati con gli Stati Uniti.

Per l'UDC un grande successo per la Svizzera

Per il consigliere nazionale UDC Thomas Aeschi, la decisione di Washington rappresenta un risultato importante anche per il neoeletto presidente della Confederazione Guy Parmelin. Il mandato negoziale non è però ancora definitivo: seguiranno consultazioni con Parlamento e Cantoni prima dell’avvio formale dei colloqui.

Il PS rimane critico

Meno entusiasta il Partito socialista che accoglie con favore la riduzione dei dazi, ma allo stesso tempo ribadisce che è un passo che non va fatto ad ogni costo. Il consigliere nazionale Fabian Molina rifiuta l’idea che la Svizzera possa rinunciare alla tassa digitale per i giganti della tecnologia o alla protezione dei dati per compiacere l’amministrazione americana. Teme inoltre concessioni sulle cosiddette barriere non tariffarie. «Non è accettabile dover importare polli al cloro o cybertruck nel nostro Paese», afferma Molina, che chiede un’analisi dei rischi legati a possibili investimenti obbligati negli USA.

Per i Verdi problematiche le concessioni a Trump

Scettici anche i Verdim che ritengono "problematiche le concessioni fatte dal Consiglio federale a Donald Trump". Secondo la presidente Lisa Mazzone, il governo sta forzando i tempi creando un fatto compiuto prima del coinvolgimento del Parlamento. Il partito chiede trasparenza sul mandato negoziale e mette in guardia contro compromessi dannosi per consumatori e agricoltura.

Centro e PLR positivi

Più equilibrate le reazioni di Centro e PLR. Per i liberali, la mossa americana è una «buona notizia», pur essendo solo l’inizio di un processo lungo circa due anni. Il Centro parla di passo positivo e vede nell’intesa prospettive per l’occupazione, ma invita a giudicare solo sull'accordo finale.