Negoziati
Dazi al 15% per la Svizzera, le reazioni della politica
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Keystone-ats
9 ore fa
Reazioni positive quelle che arrivano dalle sezioni nazionali di UDC e PLR, dopo l'accordo sui dazi tra Berna e Washington. Più scettica invece l'area rosso-verde.

Non si sono fatte attendere le reazioni del mondo economico e politico in merito all'accordo sui negoziati relativi ai dazi fra Berna e Washington, scesi dal 39 al 15%, annunciati oggi dalla Confederazione. 

L'UDC esulta per il 'suo' consigliere federale 

L'UDC plaude il consigliere federale Guy Parmelin affermando che l'accordo raggiunto dimostra la capacità della Confederazione ad agire in modo autonomo negli affari economici internazionali. "Parmelin non vuole mettersi in mostra, bensì cerca di ottenere i risultati migliori, adottando la strategia giusta, agendo dietro le quinte e aprendo la porta ai rappresentanti dell'economia, per il bene dell'industria svizzera", sostiene l'UDC. "L'accordo con Washington - prosegue il comunicato - garantisce posti di lavoro in Svizzera e accordi quadro migliori per l'economia d'esportazione elvetica". 

Anche il PLR soddisfatto

Anche il Partito Liberale Radicale si esprime sulla vicenda: "La riduzione al 15% rappresenta un successo per la Svizzera". Il partito attribuisce il risultato alla perseveranza del Consiglio federale e agli investimenti del settore privato per un importo di circa 200 miliardi di dollari. "Nei prossimi giorni occorrerà però esaminare attentamente quale sarà il prezzo di questo accordo", scrive il partito nel suo comunicato. La Confederazione - prosegue la nota - ottiene condizioni paragonabili a quelle negoziate dall'UE, mentre il settore farmaceutico continua a essere esentato dalle misure punitive. Nella propria presa di posizione il PLR critica l'approccio del presidente statunitense Donald Trump, accusandolo di rimettere in discussione accordi già conclusi e di minare il rispetto dello Stato di diritto, promuovendo l'incertezza e l'inaffidabilità. Per la Svizzera, piccola economia aperta al mondo, le barriere commerciali arbitrarie hanno effetti particolarmente pesanti, afferma il partito, che vede nell'incertezza internazionale un ulteriore motivo per rafforzare le condizioni quadro interne. Tra le priorità indicate: migliorare le condizioni quadro per le PMI, ampliare gli accordi di libero scambio, accedere a nuovi mercati e mantenere relazioni stabili con l'Unione europea, principale partner commerciale.

Verdi e PS critici

Sull'intesa i Verdi denunciano un accordo commerciale "di sottomissione" concluso dal Consiglio federale con gli Stati Uniti, che apre la porta all'importazione di prodotti agricoli controversi. Secondo gli ecologisti, le concessioni mettono in pericolo l'agricoltura svizzera e calpestano gli interessi dei consumatori. "L'accordo commerciale con gli Stati Uniti è in realtà un trattato di sottomissione", critica la presidente dei Verdi Lisa Mazzone. A suo dire, l'attitudine del governo non è equivocabile: "L'élite economica svizzera e il Consiglio federale si prostrano davanti al presidente americano Donald Trump". Se l'intesa apre le porte all'importazione di carne bovina agli ormoni e di polli al cloro, Mazzone mette in guardia sulle conseguenze per il Paese: "Sacrifichiamo così l'agricoltura svizzera e gli interessi delle consumatrici e dei consumatori per piacere a Trump". Anche il Partito Socialista segue il pensiero dei Verdi. A prima vista, la riduzione dei dazi doganali è positiva, ma non è chiaro quali promesse siano state fatte a nome della Svizzera, scrive in serata il partito in una nota. "Se i dazi doganali vengono effettivamente abbassati senza grandi concessioni da parte della Svizzera, è una buona notizia", afferma la copresidente del PS Mattea Meyer nel comunicato. "Ma non sappiamo cosa sia stato promesso dietro le quinte". Per il Partito socialista, la controversia sui dazi doganali dimostra anche che la Svizzera non deve isolarsi a livello internazionale.