
Svolta storica per 20 Minuti: a causa del calo degli introiti pubblicitari e del cambiamento nelle abitudini di fruizione dei media, il gruppo ha deciso di interrompere la pubblicazione cartacea del quotidiano gratuito entro la fine del 2025 in tutta la Svizzera. L’annuncio è stato dato oggi, accompagnato da un piano di riorganizzazione che prevede la soppressione di 80 posti di lavoro e la chiusura delle redazioni regionali di Basilea, Ginevra, Lucerna e San Gallo. A partire dal 1° settembre 2025, Désirée Pomper assumerà la direzione giornalistica, mentre Philippe Favre sarà il nuovo direttore per la Romandia. La redazione nazionale verrà accentrata in tre sedi principali: Zurigo, Berna e Losanna. Le notizie locali, assicura il gruppo, continueranno a essere garantite da una rete di corrispondenti sul territorio.
La situazione in Ticino
Anche in Ticino verrà chiusa l’edizione cartacea di 20 minuti, ma senza ripercussioni gravi sul personale. Lo ha chiarito il direttore Gianni Giorgetti, spiegando che la situazione locale è particolare, grazie alla struttura autonoma di Ticinonline SA, società in joint-venture che gestisce anche il portale Tio.ch. Negli ultimi anni — anticipando la crisi della carta — si è già proceduto a una razionalizzazione interna con prepensionamenti, outsourcing e ricollocamenti. Dal 1° gennaio 2026, il personale con contratti suddivisi tra 20 minuti e Ticinonline passerà al 100% sotto Tio, mentre le uniche possibili ripercussioni dirette riguarderanno due collaboratori nel settore grafico/impaginazione, con cui sono in corso dialoghi per soluzioni condivise.
Salvioni: "La politica deve svegliarsi"
L’editore Giacomo Salvioni non nasconde l’amarezza per la decisione: "Con l'aumentare dei social, il giornale gratuito viene letto sempre meno. Diminuendo la richiesta, inevitabilmente diminuisce la pubblicità. Un giornale gratuito dovrebbe avere il 50% di pubblicità e negli ultimi anni la quota è scesa notevolmente fino al 10%-20%. E con queste cifre non è sostenibile portare avanti un giornale di questo tipo". Poi lancia un monito alla politica: "I giornali continuano a licenziare e a chiudere, e personalmente mi domando quando la politica si renderà davvero conto di quello che sta accadendo. La morte di un giornale dovrebbe essere un campanello d'allarme, ma qui non reagisce nessuno. È inammissibile che il Parlamento voglia estendere i contributi per la stampa e c'è chi come UDC e PLR lanciano un referendum per affossare l'iniziativa. I politici devono capire che non si tratta di aiutare gli editori, bensì difendere la democrazia".