
Come ormai noto Alvaro Baragiola, l'ex brigatista ancora ufficialmente latitante per le autorità italiane, si è rifatto una vita in Svizzera. Dove non si è limitato a fare il collaboratore amministrativo per l'Università di Friburgo: forte evidentemente anche della sua esperienza diretta, Baragiola ha pubblicato anche contributi per la rivista svizzera di criminologia (RSC). Uno di questi titola "La dialettica della paura", come si può notare dagli archivi della RSC.
Il fatto non è sfuggito a Lorenzo Quadri, il quale su Facebook commenta: "E il terrorista rosso pubblicava pure pomposi contributi sulla rivista svizzera di criminologia, neanche fosse un grande luminare. Magari col plauso degli intellettualini dell'area politica giusta. Fosse stato un terrorista di destra, sarebbe venuto giù il mondo. Invece adesso si mobilitano anche i legulei per difendere il diritto di questo pluriassassino di restare nel nostro paese. Mentre il diretto interessato (quanti morti ha sulla coscienza?) pretende pure di calare lezioni di umanità. Vergogna".
Anche il direttore del Corriere del Ticino Fabio Pontiggia ha proposto oggi un duro editoriale dove parla dell'ex brigatista: “Lojacono Baragiola ha pagato soltanto per l’attentato terroristico nel quale venne ucciso dalle BR il giudice Tartaglione (17 anni di carcere in Svizzera, non tutti passati dietro le sbarre, grazie alla semilibertà per buona condotta). Quanto agli altri crimini gravissimi, per i quali è stato condannato in via definitiva in Italia (omicidio dello studente greco Mikis Mantakas e agguato e strage di via Fani a Roma per il rapimento del leader della DC Aldo Moro), Lojacono si è sottratto all’espiazione delle pene (inflitte in contumacia in quanto l’imputato era fuggito all’estero). (...) Noi la parola fine a questa vicenda l’abbiamo messa da tempo. Loro no. Per metterla, devono solo tornare in Italia”.
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