
La Svizzera potrebbe presto allentare ulteriormente le regole sull’esportazione e la riesportazione di materiale bellico. La Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale (CPS-N) ha approvato con 16 voti a 9 le modifiche già accolte dal Consiglio degli Stati lo scorso giugno, nell’ambito della revisione della Legge sul materiale bellico (LMB). L’obiettivo è rendere più semplice la vendita di armi all’estero e permettere, in linea di principio, la riesportazione da parte dei Paesi acquirenti. La misura arriva dopo le pressioni di diversi Stati europei, che durante la guerra in Ucraina avevano chiesto – senza successo – di poter fornire a Kiev armamenti di fabbricazione svizzera.
Cosa prevede la revisione
La revisione darebbe al Consiglio federale la possibilità di derogare, in circostanze eccezionali, ai criteri di autorizzazione per le transazioni con l'estero al fine di salvaguardare gli interessi di politica estera o di politica di sicurezza del Paese. Le forniture potrebbero quindi essere consentite anche verso Paesi coinvolti in conflitti armati, a condizione che dispongano di regole di esportazione comparabili a quelle svizzere. Per quanto riguarda la riesportazione, la commissione propone di rinunciare di norma alle dichiarazioni di non riesportazione, salvo nei casi in cui il governo lo ritenga necessario per motivi di politica estera, di neutralità o di sicurezza.
Favorevoli e contrari
Il dossier divide la politica federale. La maggioranza della CPS-N ritiene che, in un contesto geopolitico sempre più instabile, una base industriale e tecnologica forte sia indispensabile per la sicurezza della Svizzera e per non essere esclusa dalla cooperazione internazionale nel settore della difesa. La minoranza, invece, parla di un indebolimento della neutralità e di un favore all’industria degli armamenti, ricordando che la nuova normativa non sarebbe retroattiva e dunque non aiuterebbe l’Ucraina.
