
C’era tanta attesa per la conferenza stampa di Elvis Merzlikins, portiere dell’HC Lugano.
La società, come ribadito oggi dal responsabile della comunicazione Luca Righetti, aveva deciso di seguire la linea già adottata in passato con Bertaggia e Fazzini e che a Davos, Del Curto aveva seguito con Hiller e Gianoni e di tenere il giovane portiere (20 anni ad aprile), lontano da microfoni e telecamere.
Oggi però, nella sala stampa della Resega, Elvis Merzlikins si è messo a disposizione della stampa, mostrando di sapersela cavare piuttosto bene.
Ha risposto a tutte le domande con grande onestà e simpatia, che ne faranno presto uno degli idoli di questa squadra.
Sul fatto di non aver potuto parlare Elvis chiude così il capitolo:
“Ero d’accordo anch’io di non parlare. Non volevo volare e ho preferito restare tranquillo. Alla mia età, dopo alcune buone partite, è facile montarsi la testa. Ma è anche facile deprimersi dopo qualche errore e la società ha fatto bene a proteggermi”.
La sorpresa, per ciò che ha fatto finora, è tutta sua:
“Non era previsto che giocassi in prima squadra, figuriamoci tutte queste partite. Ma la vita è così, sono stato fortunato che Fischer ha creduto in me. Da parte mia sono sorpreso che ho potuto giocare subito a questi livelli. Non me l’aspettavo”.
Del suo allenatore Fischer può solo parlare bene:
“Lui si è fidato di me e io gliene sarò sempre grato. Mi ha aiutato tantissimo, anche fuori dal ghiaccio. Lui ha già vissuto queste esperienze e sa come si deve fare”.
La soddisfazione più grande?
“Il debutto a Losanna. Per fortuna Fischer mi ha detto che avrei giocato soltanto quando siamo arrivati col bus altrimenti avrei fatto fatica a dormire. La partita è andata bene, abbiamo anche vinto, eppure potevo essere più concentrato e fare meglio. Dalla partita successiva mi sono concentrato tantissimo e ho finito con il mio primo shutout”.
Sempre a Losanna, qualche settimana dopo, aveva vissuto una brutta serata:
“Sì è vero, avevo preso tre gol in pochi minuti e l’allenatore mi ha sostituito. Non penso che fosse tutta colpa mia: forse un tiro potevo pararlo, ma gli altri no. Eppure sono d’accordo con l’allenatore che mi ha richiamato in panchina. Ha fatto quello che doveva fare in quel momento. Alla mia età è normale avere qualche alto e basso: sono cose che fanno crescere”.
L’emozione più grande?
“Senza dubbio il primo derby. Per 10 minuti mi sono tremate le gambe e non capivo nulla. Non ero io quello in porta: i dischi mi arrivavano addosso ma non capivo quello che stava succedendo. Poi pian piano mi sono ripreso e dal secondo tempo mi sono rilassato. Ma la sensazione che ho vissuto è stata incredibile”.
A proposito di derby, la bagarre Schaefer-Mcflikier non la dimentica, anche perché…
“Sapevo che Schaefer voleva picchiarsi con me, me l’aveva detto Elias Bianchi, con cui sono molto amico. Ma non sono andato perché la panchina mi ha detto di non farlo e poi perché mi sembrava inutile rischiare di farsi male. Non avevo paura, io non ho paura di nulla, ma credo che sia stato meglio così. Ho resistito anche alle provocazioni della panchina dell’Ambrì”.
Sulle Olimpiadi di Sochi, che vedono impegnata la sua Lettonia, Elvis non ha rimpianti:
“Avrei potuto andarci, come terzo portiere, ma ho preferito stare qui e allenarmi per essere pronto per i playoff. È vero che le Olimpiadi sono un grande appuntamento ma sono giovane e ho ancora tanto tempo davanti”.
A proposito di Olimpiadi, domani ci sarà Svizzera-Lettonia:
“Non mi aspettavo che la Lettonia giocasse a questi livelli. Anche nella prima partita con la Svizzera non meritava di perdere. Per chi tifo? Sono lettone ma sono cresciuto qui e mi sento pure svizzero. Perciò sono diviso. Diciamo 50 e 50… con una piccola preferenza per la Svizzera”.
Questa sera a Fuorigioco (20.45) sentiremo Elvis parlare anche della sua infanzia e di una vita, forse non facile, che l'ha portato a essere quello che è diventato. Da non perdere!
L.S.
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